Synecdoche, New York

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Un film di Charlie Kaufman. Con Philip Seymour Hoffman, Samantha Morton, Michelle Williams, Catherine Keener, Emily Watson.
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Commedia, durata 124 min. - USA 2008. - Bim Distribuzione uscita giovedì 19 giugno 2014. MYMONETRO Synecdoche, New York * * * - - valutazione media: 3,02 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   
darkglobe mercoledì 6 luglio 2022
specchio di ansie, malumori e dubbi esistenziali Valutazione 2 stelle su cinque
100%
No
0%

Synecdoche, New York, va detto con sincerità, è un film deprimente, uno specchio di ansie, malumori e dubbi esistenziali riversati in pellicola e scaraventati con poco riguardo in faccia al pubblico. Film, come noto, destinato forse a cadere nell’oblio, almeno qui in Italia, ma recuperato dalla BIM a seguito della morte di Hoffman.  Si tratta del primo lavoro come regista di Charlie Kaufman, fino a quel momento già ampiamente noto per aver realizzato gli script di Essere John Malkovich, Confessioni di una mente pericolosa e Se mi lasci ti cancello. [+]

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fabrizio giovanardi sabato 14 novembre 2020
splendido viaggio nella psiche umana Valutazione 0 stelle su cinque
0%
No
0%

Il film di Kaufman rappresenta un viaggio nella psiche e nella vita di Caden, regista teatrale tormentato dal timore della morte e con una difficile situazione familiare sul groppo. Si tratta sicuramente di una pellicola complessa, quasi inafferrabile, che però nella sua cripticità rende grandiosamente l'effetto metaforico dell'indagine mentale e psicologica di un personaggio complicato come Caden. L'impossibilità di conoscere realmente una persona in tutti i suoi aspetti, fatto evidenziato dall'estrema scelta del personaggio di Sammy verso la fine del film, mi rimanda in qualche modo a un'analogia, sebbene ridimensionata, con Charles Foster Kane, protagonista di Quarto Potere di Welles. [+]

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criticacritici martedì 10 settembre 2019
la malattia della vita Valutazione 5 stelle su cinque
50%
No
50%

Siamo tutti condannati a morte dalla nascita.
Charlie Kaufman/Caden Cotard rappresenta l'essere umano in genere, da un lato terrorizzato dal decadimento fisico innarrestabile che il tempo gli infligge inesorabilmente e che lo porterà alla morte, dall'altro proiettato nel futuro della sua opera omnia, per lasciare un segno, per essere ricordato ai posteri.
Tutto questo, sovente, senza ascoltare il nostro intimo che ci suggerirebbe altre scelte di vita per goderselo appieno questo nostro repentino passaggio nel mondo. [+]

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darkmage1975 giovedì 4 febbraio 2016
inutilità Valutazione 1 stelle su cinque
67%
No
33%

Il film ti illude di essere bello ma ne esce un'opera magistralmente inutile ed autoreferenziale.

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dandy martedì 22 dicembre 2015
ogni vita è una storia? Valutazione 3 stelle su cinque
50%
No
50%

Dopo una serie di sceneggiature esemplari("Essere John Malkovich","Se mi lasci ti cancello"tra gli altri)Kaufman sceglie un'idea degna di lui per esordire come regista.La storia di un uomo patetico che in oltre vent'anni affronta con stoicismo lancinante umiliazioni,soprusi,malattie varie e fnisce per ricreare nel lavoro quella vita che non ha mai saputo controllare.Arte che imita la vita,anzi,che la sostituisce.Non è una novità,ma non si possono negare il fascino dell'assurdo che prende pian piano il sopravvento(senza rendercene conto,ci troviamo a non distinguere più tra le due "vite" del protagonista),l'umorismo ermetico e l'impassibilità con cui sono serviti tragedie,salti temporali e paradossi vari. [+]

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howlingfantod martedì 28 luglio 2015
raffinato ed ineseguibile Valutazione 3 stelle su cinque
50%
No
50%

 Ambizioso progetto di film totale, domanda esistenziale e artistica sulla rappresentazione e/o rappresentabilità del reale, film nel film che contiene continue sovrapposizioni ed incursioni anche difficili e sfiancanti, forse eccessive  reale finzione e viceversa. Tutto il il film è infatti il tentavo destinato al fallimento di un regista teatrale di mettere in scena in pratica l’opera monstre in presa diretta della sua vita.
Il film interpretato  quasi come un testamento dal compianto grandissimo Philip Seymour Hoffman è la storia già rivista in altre forme nel mondo del cinema nel cinema o nel teatro (Vanja sulla 42° strada), del tentativo immane di rappresentare la realtà,  è la rappresentazione della grande difficoltà dello sforzo creativo destinato comunque al fallimento come in ogni narrazione “postmoderna” e comunque del suo profondo valore etico (“Miliardi di persone al mondo e nessuno è una comparsa, ognuno è protagonista della sua storia) e per inciso quella che Caden Cotard vorrebbe rappresentare non è nemmeno quella più importante e a tutti gli altri è giusto che gli interessi relativamente. [+]

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liuk! sabato 27 dicembre 2014
nessun senso Valutazione 1 stelle su cinque
75%
No
25%

I primi venti minuti riescono ad interessare: ottimo cast e relativa performance, storiella drammatica ma avvincente, ritmo sostenuto. Poi il delirio. A scene senza senso vengono affiancate scene che hanno senso ma sarebbe stato meglio se non lo avessero avuto. Il ritmo scende per poi spegnersi. Al che mi sovviene una domanda? ma per fare film impegnati e profondi si deve per forza scadere nell'onirico, nel non sense? mi rispondo brevemente: NO. Spengo il lettore e lascio per sempre questa stupidaggine di pellicola.

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inesperto domenica 30 novembre 2014
dubbi, molti dubbi... Valutazione 2 stelle su cinque
86%
No
14%

Cosa avrà mai voluto comunicare questo regista... Mah... La ricerca del complesso fine a se stesso appare molto infantile. Quasi a voler dire: questo è un film per pochi eletti dotati di una comprensione superiore e voi comuni mortali che guardate i film per trascorrere qualche ora di svago non valete niente. Se è vero che ogni spettatore trae dall'opera un significato diverso e personale (ed è sacrosanto che sia così), è anche vero che giocare a stupidi contro intelligenti risulta quanto meno irrispettoso (e rischioso, perchè i ruoli si ribaltano sempre nella vita). Un semplice film drammatico, condito da surrealismo (la casa perennemente in fiamme in cui abita Hazel cosa rappresenterebbe?) e da continui nonsense. [+]

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cineman94 lunedì 25 agosto 2014
uno dei film più belli e complessi degli anni 2000 Valutazione 5 stelle su cinque
33%
No
67%

Difficilmente, nel corso degli anni, mi sono trovato davanti a film particolarmente complessi e tematicamente "nuovi" nella narrazione cinematografica. Inoltre, mai come in questo caso mi sono trovato davanti ad un simile capolavoro in quanto a profondità, complessità, creatività ed argomentazioni, tutto racchiuso in maniera intensa, struggente in una storia che fa di vita, morte, malattia, realismo e surrealismo le sue colonne portanti mettendo in scena uno spettacolo che, proprio grazie a questo studio esistenzialista e psicologico, culmina in un turbine di emozioni che portano lo spettatore a riflettere, grazie ad un protagonista (interpretato da un mastodontico, incredibile ed intenso Philip Seymour Hoffman), un regista di teatro, che già dal nome, Caden Cotard, è un'allegoria al decadimento psicofisico e che decide di intraprendere una strada ambiziosa, realizzare la più grande opera teatrale della sua vita, o meglio sulla sua vita, decidendo di rappresentare "una parte per il tutto" (riprendendo appunto il concetto di Sineddoche presente nel titolo del film). [+]

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radamanto giovedì 10 luglio 2014
essere caden cotard Valutazione 4 stelle su cinque
25%
No
75%

E' la storia di Caden Cotard, regista teatrale di provincia di discreto livello che vive la propria vita come una comparsa al punto da somatizzare dei disturbi nervosi e da essere abbandonato da moglie e figlia. Vincitore di un premio prestigioso, investe tutto in un progetto teatrale che per la sua vastità e audacia è votato sin dal principio al fallimento.
Da questo momento il demiurgo Charlie Kaufman inizia a modellare la realtà a suo totale arbitrio, contraendo il tempo della narrazione e dilatando gli spazi all'inverosimile, dosando sapientemente atmosfere kafkiane e dialoghi ioneschiani.
L'allestimento dello spettacolo diventa una matrioska onirica e metafisica in cui ogni personaggio diventa più autentico solo nella misura in cui le sue interpretazioni si moltiplicano in un complesso gioco di scatole cinesi. [+]

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