tiziana paghini
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sabato 23 gennaio 2010
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simulacri del passato per vivere il presente
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Straordinario film, di grande impatto visivo ed emotivo. Ottimo il cast e ottime le atmosfere che fanno credere allo spettatore di far parte di una realtà di abbandono ma anche di ricordi positivi legati al passato, nonostante la tristezza di un orfanotrofio. La protagonista è l'unica 'fortunata' bambina di una casa di accoglienza per piccoli orfani. Provvidenziale sarà la sua adozione che, comunque le farà sempre ricordare i piccoli amici del passato. Ignara di un orribile segreto che si cela dietro le pareti di quella casa che per anni è stata il suo rifugio e che lei, oggi vuole trasformare ancora in una sorta di ricovero per ragazzi con seri disturbi, la protagonista si vedrà costretta a fare i conti con ciò che non ha mai conosciuto e che spazzerà molte sue certezze fino a lottare allo stremo delle forze per una verità, una liberazione, un perdono che non deve chiedere ma che comunque diverrà sua missione primaria.
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Straordinario film, di grande impatto visivo ed emotivo. Ottimo il cast e ottime le atmosfere che fanno credere allo spettatore di far parte di una realtà di abbandono ma anche di ricordi positivi legati al passato, nonostante la tristezza di un orfanotrofio. La protagonista è l'unica 'fortunata' bambina di una casa di accoglienza per piccoli orfani. Provvidenziale sarà la sua adozione che, comunque le farà sempre ricordare i piccoli amici del passato. Ignara di un orribile segreto che si cela dietro le pareti di quella casa che per anni è stata il suo rifugio e che lei, oggi vuole trasformare ancora in una sorta di ricovero per ragazzi con seri disturbi, la protagonista si vedrà costretta a fare i conti con ciò che non ha mai conosciuto e che spazzerà molte sue certezze fino a lottare allo stremo delle forze per una verità, una liberazione, un perdono che non deve chiedere ma che comunque diverrà sua missione primaria. Il colpo d'ala finale è molto coinvolgente e prende il cuore. A mio avviso, il miglior film horror degli ultimi anni. Niente sangue, solo una cupa atmosfera colma di segreti e di suoni sinistri. Eppure, è proprio l'assenza del macabro a rendere questo film un piccolo, grande capolavoro.
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time_traveler
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lunedì 23 maggio 2011
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fin dove si può arrivare per amore?
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Perchè si trovi sotto la voce FILM HORROR questo dovrebbero spiegarcelo, e perchè un film così meraviglioso non venga passato alla tivù è un autentico dilemma. Filosofia e rammarico a parte, The orphanage è quanto di meglio si possa pretendere dal cinema dormiente degli ultimi tempi: un vero e proprio romanzo raccontato ed interpretato da una incredibile Belen Rueda e da un produttore tanto giovane quanto geniale, al secolo Guillermo Del Toro. Il produttore messicano riesce in un'altra opera incantevole, e il regista Bayona è altrettanto capace di rendere al meglio una storia altrimenti simile a tanti altri film già sciroppati. Il thriller-drammatico che viene proposto è incentrato principalmente sull'amore che una madre (in questo caso adottiva) può provare verso il proprio figlio, tanto da portarla sull'orlo della pazzia.
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Perchè si trovi sotto la voce FILM HORROR questo dovrebbero spiegarcelo, e perchè un film così meraviglioso non venga passato alla tivù è un autentico dilemma. Filosofia e rammarico a parte, The orphanage è quanto di meglio si possa pretendere dal cinema dormiente degli ultimi tempi: un vero e proprio romanzo raccontato ed interpretato da una incredibile Belen Rueda e da un produttore tanto giovane quanto geniale, al secolo Guillermo Del Toro. Il produttore messicano riesce in un'altra opera incantevole, e il regista Bayona è altrettanto capace di rendere al meglio una storia altrimenti simile a tanti altri film già sciroppati. Il thriller-drammatico che viene proposto è incentrato principalmente sull'amore che una madre (in questo caso adottiva) può provare verso il proprio figlio, tanto da portarla sull'orlo della pazzia. Creduta praticamente solo da una medium (interpretata da Geraldine Chaplin) il suo incodizionato amore e la sua profonda dedizione la porteranno a scoprire una terribile verità: sarà allora che dovrà fare la scelta più importante della sua vita. Fantastico, ritmi né troppo serrati né troppo bassi, suspence a volontà e per di più, qualche occasione per versare qualche lacrima. The orphange riesce in tutto questo , e per questo merita di essere conosciuto da un pubblico molto più vasto. Genialità ispanica.
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jack
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venerdì 21 novembre 2008
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credere per vedere
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errata corrige...
"Non devi vedere per credere, devi credere per vedere".
Curiosamente, The Orphanage,pellicola spagnola di Juan Antonio Bayona, affronta la stessa tematica di Changeling, contemporaneamente in sala: la scomparsa improvvisa di un bambino e la lotta disperata e solitaria della madre per ritrovarlo. Invece di lottare contro il corrotto sistema di polizia di Los Angeles, stavolta la madre indomita deve vedersela con delle presenze paranormali nell'orfanotrofio in cui è cresciuta e dove ha scelto di vivere per gestire una casa famiglia. Proprio nel giorno dell'inaugurazione, il piccolo Simon scompare nel nulla e le presenze che egli stesso diceva di avvertire, scambiate per amici immaginari dai genitori.
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errata corrige...
"Non devi vedere per credere, devi credere per vedere".
Curiosamente, The Orphanage,pellicola spagnola di Juan Antonio Bayona, affronta la stessa tematica di Changeling, contemporaneamente in sala: la scomparsa improvvisa di un bambino e la lotta disperata e solitaria della madre per ritrovarlo. Invece di lottare contro il corrotto sistema di polizia di Los Angeles, stavolta la madre indomita deve vedersela con delle presenze paranormali nell'orfanotrofio in cui è cresciuta e dove ha scelto di vivere per gestire una casa famiglia. Proprio nel giorno dell'inaugurazione, il piccolo Simon scompare nel nulla e le presenze che egli stesso diceva di avvertire, scambiate per amici immaginari dai genitori...ma invisibile non vuol dire inesistente...cominciano a manifestarsi pericolosamente. A proposito, il marito Carlos vince la medaglia d'oro come uomo dal sonno più pesante della storia del cinema.
Laura (una Belen Rueda intensa,ma fisicamente inadatta al ruolo e soprattutto al bolso marito) dovrà "credere per vedere" e dipanare il mistero che lega la scomparsa di Simon al tragico passato dell'edificio ed alla sua infanzia.
The Orphanage parte piano, sembra il solito fastidioso horror in cui le persone devono necessariamente muoversi da sole e disarmate verso pericoli ignoti e invece di scappare il più lontano possibile insistono a disturbare chi non deve essere disturbato.
Invece la sceneggiatura tiene e cresce, la storia coinvolge perchè rimane centrata sul rapporto madre/figlio, e Laura capisce che l'unico luogo che ha delle risposte è la casa dove abita, quindi non può andarsene, a costo di restarvi da sola mentre il marito si perde in una ricerca su larga scala geografica con mappa della Spagna e appunti appesi alla parete, in un'azzeccata metafora della sua incapacità a cercare vicino a sè e a stare vicino alla moglie.
L'angoscia che monta nello spettatore non deriva tanto dall'ignoto sovrannaturale quanto dall'empatia che si genera mentre il tempo passa e le speranze di trovare vivo Simon, bisognoso di cure mediche costanti, diminuiscono. Non c'è alcuna concessione ai topos del genere (tranne uno, ma è quasi un omaggio/parodia, nella scena in strada) e nessun momento gratuitamente spaventoso e bisogna farne un merito ai realizzatori.
Il momento della verità è sconvolgente e bellissimo nella sua resa scenica, e riesce nell'intento di nascondere il vero finale; tutto alla fine s'incastra drammaticamente,il mondo dei morti e quello reale sono coesistenti, ma molto più nettamente separati di quello che si crede, insieme alla protagonista, durante tutto l'arco narrativo del film, vista anche la condizione psicofisica necessaria ad entrare in contatto con gli spiriti.
Il finale merita una citazione per la sua compiutezza: innanzitutto non c'è una sorpresa finale che ribalti interamente la percezione della storia e impedisca di godere allo stesso modo di ulteriori visioni (chi ha rivisto "Il Sesto Senso"?), tutto il film ha una sua coerente solidità. Altro merito, The Orphanage non sarà il capostipite di un franchise, non ci sono ganci per sequel, non ci sono apparizioni dell'ultimo secondo. La storia di Laura, Simon e Carlos si conclude alla parola "fine", sullo sguardo rasserenato di Carlos, e non lascia dentro adrenalina o terrore, ma solo un senso di serena ma dolorosa accettazione delle conseguenze estreme dell'amore di una madre.
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(di romifran)
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kronos
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domenica 17 ottobre 2010
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fantasmi ispanici
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Gli smaliziati non troveranno nulla di originale in "The Orphanage", ma di certo il film è un mix ben orchestrato tra melodramma e luoghi comuni del thriller soprannaturale, con uno sfizioso tocco di gotico classico.
Gli interpreti convincono e la tensione è ben distribuita lungo il racconto, che pure rinuncia allo splatter esibito.
Alcune lungaggini si potevano limitare al montaggio e in certe parti la vicenda appare tortuosa, ma l'unico grosso neo della sceneggiatura è la storia (alla base di tutto) dei cinque bambini trucidati: discutibile che lo si riveli solo a due terzi di film e che sia la protagonista, dopo decenni, a ritrovarne i poveri resti.
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Gli smaliziati non troveranno nulla di originale in "The Orphanage", ma di certo il film è un mix ben orchestrato tra melodramma e luoghi comuni del thriller soprannaturale, con uno sfizioso tocco di gotico classico.
Gli interpreti convincono e la tensione è ben distribuita lungo il racconto, che pure rinuncia allo splatter esibito.
Alcune lungaggini si potevano limitare al montaggio e in certe parti la vicenda appare tortuosa, ma l'unico grosso neo della sceneggiatura è la storia (alla base di tutto) dei cinque bambini trucidati: discutibile che lo si riveli solo a due terzi di film e che sia la protagonista, dopo decenni, a ritrovarne i poveri resti.
Nell'ambito della plausibilità mai avrebbe potuto farla franca Benigna, la responsabile dell'eccidio...
Ad ogni modo, mettendo da parte analisi cartesiane, questo è senz'altro uno dei migliori esiti del cinema di genere ispanico contemporaneo, alla cui riuscita concorre il tocco fiabesco alla Guillermo del Toro, qui coinvolto in veste di produttore.
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ultimoboyscout
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sabato 9 febbraio 2013
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l'orrore è sepolto nel passato.
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Laura ha acquistato l'orfanotrofio in cui è cresciuta per trasformarlo in un centro per bambini bisognosi di cure, come il suo Simon, da lei adottato e malato in stato quasi terminale di HIV. Il piccolo è un tipo schivo e solitario, chiuso in se stesso che non ha amici reali ma se n'è creati alcuni immaginari che terrorizzano la madre lasciando segni fin troppo reali. All'improvviso Simon scompare e le ricerche non danno alcun esito. Sergio G. Sanchez scrive, Guillermo DelToro produce e spedisce l'esordiente Bayona dietro la macchina da presa. La stoffa sembra esserci, il regista confeziona un horror d'esportazione atipico, dalle discrete atmosfere e con un'approfondita analisi/indagine psicologica che però non porta da nessuna parte.
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Laura ha acquistato l'orfanotrofio in cui è cresciuta per trasformarlo in un centro per bambini bisognosi di cure, come il suo Simon, da lei adottato e malato in stato quasi terminale di HIV. Il piccolo è un tipo schivo e solitario, chiuso in se stesso che non ha amici reali ma se n'è creati alcuni immaginari che terrorizzano la madre lasciando segni fin troppo reali. All'improvviso Simon scompare e le ricerche non danno alcun esito. Sergio G. Sanchez scrive, Guillermo DelToro produce e spedisce l'esordiente Bayona dietro la macchina da presa. La stoffa sembra esserci, il regista confeziona un horror d'esportazione atipico, dalle discrete atmosfere e con un'approfondita analisi/indagine psicologica che però non porta da nessuna parte. Il sangue non si vede praticamente mai, fa fare qualche sussulto ma è un'opera troppo lineare e scolastica con un'esagerazione di riferimenti letterari e un finale annunciatissimo che non colpisce e men che meno sorprende. Si ricordano solo le ottime interpretazioni di Belen Rueda e della sempre più scheletrica e inquietante Geraldine Chaplin. Horror si ma con continui sconfinamenti nel fantastico e nel melò, grazie alla ricerca degllo stato d'animo dei protagonisti e a una certa caratterizzazione degli stessi. La vicenda è costruita su ritmi lenti e non basta una bella confezione elegante e patinata a rendere accattivante il prodotto, ne la sua somiglianza con "The others" diretto guarda caso da un altro spagnolo, Amenabar. Il plot vorrebbe colpire cuore e stomaco, di fatto non riesce a fare ne l'una ne l'altra cosa, l'effetto già visto è palese, il passato rimosso che ritorna è ormai logoro.
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elgatoloco
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sabato 9 settembre 2017
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grande film
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Grande film, questo"The Orphanage"(EL Orfanato)di Juan Antonio Bayona(2007), prodotto da Guillermo Del Toro, solida coproduzione Spagna-Messico, che propone un horror diverso, alieno dagli effettacci grandguignoleschi, cui un certo sottogenere ci aveva abituati, puntando invece su una solida costruzione narrativa, dove l'"altro"(la dimensione"altra", diremmo meglio)irrompe nella"realtà", senza bisogno di stacchi che sottolineino in modo improprio l'"irruzione" di cui sopra, quasi a sottolineare una compresenza vivi-morti, presente-passato, dove l'umanità la pietas verso chi è escluso perché orfano e malato è sempre presente e attiva, anche come recupero del proprio passato e delle proprie sofferenze(la madre, in questo iflm, magistralmente inrterpretata da Belén Rueda).
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Grande film, questo"The Orphanage"(EL Orfanato)di Juan Antonio Bayona(2007), prodotto da Guillermo Del Toro, solida coproduzione Spagna-Messico, che propone un horror diverso, alieno dagli effettacci grandguignoleschi, cui un certo sottogenere ci aveva abituati, puntando invece su una solida costruzione narrativa, dove l'"altro"(la dimensione"altra", diremmo meglio)irrompe nella"realtà", senza bisogno di stacchi che sottolineino in modo improprio l'"irruzione" di cui sopra, quasi a sottolineare una compresenza vivi-morti, presente-passato, dove l'umanità la pietas verso chi è escluso perché orfano e malato è sempre presente e attiva, anche come recupero del proprio passato e delle proprie sofferenze(la madre, in questo iflm, magistralmente inrterpretata da Belén Rueda). Se vogliamo, c'è anche qualche elemento che ritroviamo(fin troppo, viene da dire)in altri film"di genere", come il marito della protagonista, un medico positivista, che non crede a priori in una"dimensione altra", ma ciò è composto narrativamente e visivamente, non disturbando affatto. C'è una tale"simpatia"(proprio nell'accezione letterale del "sùn. patèin", per gli orfani, che sono sempre(diremmo"necessarimante")anche poveri, da ricordare un grande film di Luis Bunuel, ben difficilmente ormai recuperabile-vedibile, "Los Olvidados"("I figli della violenza,"1950)che pochissimi/e di noi hanno avuto la fortuna di vedere, che tratta il tema in questione, ovviamente da un'angolazione diversa ma non confliggente. El Gato
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carloalberto
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lunedì 3 gennaio 2022
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il fantasy sentimentale prevale sull''horror
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Il produttore di The Orphanage del 2007, con la regia di Bayona, è lo stesso Del Toro che nel 2001 aveva scritto e diretto un film simile, La spina del diavolo. Il tema del bambino fantasma che imperversa nell’orfanotrofio è diventato un topos del genere horror e sarà ripreso nel 2011 in 1921-Il mistero di Rookford di Murphy. La suspense ed il terrore tuttavia non vanno molto d’accordo con il lacrimevole ed il commovente e l’ibridazione del genere drammatico con la suspense non sempre riesce alla perfezione come in The Others di Amenabar.
In The Orphanage le sequenze horror non si fondono mai con il tono romantico della narrazione, che caratterizza il cinema di Bayona, la cui vocazione al sentimentalismo fantasy si manifesterà a pieno nel 2016 con Sette minuti dopo la mezzanotte.
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Il produttore di The Orphanage del 2007, con la regia di Bayona, è lo stesso Del Toro che nel 2001 aveva scritto e diretto un film simile, La spina del diavolo. Il tema del bambino fantasma che imperversa nell’orfanotrofio è diventato un topos del genere horror e sarà ripreso nel 2011 in 1921-Il mistero di Rookford di Murphy. La suspense ed il terrore tuttavia non vanno molto d’accordo con il lacrimevole ed il commovente e l’ibridazione del genere drammatico con la suspense non sempre riesce alla perfezione come in The Others di Amenabar.
In The Orphanage le sequenze horror non si fondono mai con il tono romantico della narrazione, che caratterizza il cinema di Bayona, la cui vocazione al sentimentalismo fantasy si manifesterà a pieno nel 2016 con Sette minuti dopo la mezzanotte. L’unica scena memorabile, forse perché stona con l’impianto del film, è splatter. Per il resto, sebbene la trama sia ben strutturata e con un colpo di scena finale degno di un thriller giallo, il film risulta piatto e dimenticabile, anche a causa dell’interpretazione monotematica della protagonista, Belén Rueda, che dall’inizio alla fine ha stampata in volto un’espressione da cane bastonato. Il cast si salva grazie allo straordinario attore bambino, Roger Princep, e alla partecipazione al film, nel ruolo della medium, di Geraldine Chaplin.
Nel finale, viziato da uno stucchevole patetismo romantico, Bayona, abbandonando qualsiasi velleità horror, vira definitivamente nel fantasy sentimentale, genere che gli è più congeniale e che contraddistingue il suo stile.
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jack
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venerdì 21 novembre 2008
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credere per vedere
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"Non devi vedere per credere, devi credere per vedere"
Curiosamente, The Orphanage,pellicola spagnola di Juan Antonio Bayona, affronta la stessa tematica di Changeling, contemporaneamente in sala: la scomparsa improvvisa di un bambino e la lotta disperata e solitaria della madre per ritrovarlo. Invece di lottare contro il corrotto sistema di polizia di Los Angeles, stavolta la madre indomita deve vedersela con delle presenze paranormali nell'orfanotrofio in cui è cresciuta e dove ha scelto di vivere per gestire una casa famiglia. Proprio nel giorno dell'inaugurazione, il piccolo Simon scompare nel nulla e le presenze che egli stesso diceva di avvertire, scambiate per amici immaginari dai genitori.
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"Non devi vedere per credere, devi credere per vedere"
Curiosamente, The Orphanage,pellicola spagnola di Juan Antonio Bayona, affronta la stessa tematica di Changeling, contemporaneamente in sala: la scomparsa improvvisa di un bambino e la lotta disperata e solitaria della madre per ritrovarlo. Invece di lottare contro il corrotto sistema di polizia di Los Angeles, stavolta la madre indomita deve vedersela con delle presenze paranormali nell'orfanotrofio in cui è cresciuta e dove ha scelto di vivere per gestire una casa famiglia. Proprio nel giorno dell'inaugurazione, il piccolo Simon scompare nel nulla e le presenze che egli stesso diceva di avvertire, scambiate per amici immaginari dai genitori...ma invisibile non vuol dire inesistente...cominciano a manifestarsi pericolosamente. A proposito, il marito Carlos vince la medaglia d'oro come uomo dal sonno più pesante della storia del cinema.
Laura (una Belen Rueda intensa,ma fisicamente inadatta al ruolo e soprattutto al bolso marito) dovrà "credere per vedere" e dipanare il mistero che lega la scomparsa di Simon al tragico passato dell'edificio ed alla sua infanzia.
The Orphanage parte piano, sembra il solito fastidioso horror in cui le persone devono necessariamente muoversi da sole e disarmate verso pericoli ignoti e invece di scappare il più lontano possibile insistono a disturbare chi non deve essere disturbato.
Invece la sceneggiatura tiene e cresce, la storia coinvolge perchè rimane centrata sul rapporto madre/figlio, e nel momento in cui Laura capisce che (mentre il marito avvia una ricerca su larga scala geografica con mappa della Spagna e appunti appesi alla parete, in un'azzeccata metafora della sua incapacità a cercare vicino a sè) l'unico luogo che ha delle risposte è la casa dove abita, quindi non può andarsene, a costo di restarvi da sola.
L'angoscia che monta nello spettatore non deriva tanto dall'ignoto sovrannaturale quanto dall'empatia che si genera mentre il tempo passa e le speranze di trovare vivo Simon, bisognoso di cure mediche costanti, diminuiscono. NOn c'è alcuna concessione ai topos del genere (tranne uno, ma è quasi un omaggio/parodia, nella scena in strada) e nessun momento gratuitamente spaventoso e bisogna farne un merito ai realizzatori.
Il momento della verità è sconvolgente e bellissimo nella sua resa scenica, e riesce nell'intento di nascondere il vero finale; tutto alla fine s'incastra drammaticamente,il mondo dei morti e quello reale sono coesistenti, ma molto più nettamente separati di quello che si crede, insieme alla protagonista, durante tutto l'arco narrativo del film, vista anche la condizione psicofisica necessaria ad entrare in contatto con gli spiriti.
Il finale merita una citazione per la sua compiutezza: innanzitutto non c'è una sorpresa finale che ribalti interamente la percezione della storia e impedisca di godere allo stesso modo di ulteriori visioni (chi ha rivisto "Il Sesto Senso"?), tutto il film ha una sua coerente solidità. Altro merito, The Orphanage non sarà il capostipite di un franchise, non ci sono ganci per sequel, non ci sono apparizioni dell'ultimo secondo. La storia di Laura, Simon e Carlos si conclude alla parola "fine", sullo sguardo rasserenato di Carlos, e non lascia dentro adrenalina o terrore, ma solo un senso di serena ma dolorosa accettazione delle conseguenze estreme dell'amore di una madre.
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matthew
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lunedì 30 agosto 2010
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film così e così
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dare dell'horror a questo film è decisamente esagerato, non c'è nessun momento di tensione o suspence che ti fanno aggrappare al bracciolo della sedia.. la storia in se' non è neanche male e l'attrice protagonista è piuttosto brava, però onestamente non è un film che consiglierei ad un amico.. da vedere si, ma non da rivedere una seconda volta a mio parere.. in sostanza mi aspettavo decisamente meglio visto che il film era presentato sulla scia di "the others" che rispetto a questa pellicola definirei quasi un capolavoro!
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