rustiko
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giovedì 12 aprile 2007
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mr. brean e la fregola da videocamera
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Le vacanze intese da Mr. Bean, ovvero: che senso avrebbe oggi una vacanza se non la si immortalasse su una videocamera? Sembra questa la sintesi delle (dis)avventure del nostro eroe, stavolta alle prese con quella che sembrerebbe una botta di... fortuna: l'insperata vincita di un soggiorno premio a Cannes. Il filo conduttore - ma lo si capirà solo alla fine del film - è paradossalmente proprio la videocamera vinta da Mr. Bean assieme al viaggio. Dall'uso/abuso di essa infatti dipenderanno in gran parte le grane in cui si caccerà, assieme ad uno sventurato ragazzino e ad altri inconsapevoli malcapitati. Tutto si risolverà con un lieto fine insperato. Il film si potrebbe dividere in due parti: nella prima si ride per una serie di gags già viste, ma ottimamente rivisitate (esilarante la sequenza del pranzo al ristorante parigino, con tanto di ostriche al.
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Le vacanze intese da Mr. Bean, ovvero: che senso avrebbe oggi una vacanza se non la si immortalasse su una videocamera? Sembra questa la sintesi delle (dis)avventure del nostro eroe, stavolta alle prese con quella che sembrerebbe una botta di... fortuna: l'insperata vincita di un soggiorno premio a Cannes. Il filo conduttore - ma lo si capirà solo alla fine del film - è paradossalmente proprio la videocamera vinta da Mr. Bean assieme al viaggio. Dall'uso/abuso di essa infatti dipenderanno in gran parte le grane in cui si caccerà, assieme ad uno sventurato ragazzino e ad altri inconsapevoli malcapitati. Tutto si risolverà con un lieto fine insperato. Il film si potrebbe dividere in due parti: nella prima si ride per una serie di gags già viste, ma ottimamente rivisitate (esilarante la sequenza del pranzo al ristorante parigino, con tanto di ostriche al... cellulare); nella seconda vi è un tentativo abbastanza riuscito di intessere una trama, con tanto di colpo di scena finale (per l'appunto legato ai filmati della telecamera del nostro "fagiolo"). Di certo il film non sconvolge il canovaccio tipico del personaggio imbranato e prigioniero delle proprie "fisse", ma del resto nessuno vorrebbe vedere Mr. Bean diverso da Mr. Bean. Né delude il ricorso a situazioni già viste, anzi. E' di certo un film per tutta la famiglia, e le risate sono sincere, non forzate, sboccate o volgari (vero Borat?). Scusate, ma di questi tempi non è poco...
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a.auris
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venerdì 26 luglio 2013
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un film veramente "mr. bean"
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La trama di questo film è molto semplice, forse anche banale, che potrebbe sembrare noiosa, ma il protagonista di questo film è Mr. Bean, e si sa con lui anche comprare una padella diventa uno spasso. La storia tratta di Mr. Bean che in una piovosa giornata estiva londinese, vince una lotteria di beneficenza e il premio consiste in un viaggio a Cannes ed una telecamera con la quale il nostro protagonista riprenderà il suo viaggio. Come già detto una trama molto semplice, che potrebbe idearla anche un bambino, ma Mr. Bean renderà questo viaggio un'avventura, come è suo solito fare, perdendo autobus, treni, facendo nuove conoscenze e diventando anche protagonista del Festival di Cannes.
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La trama di questo film è molto semplice, forse anche banale, che potrebbe sembrare noiosa, ma il protagonista di questo film è Mr. Bean, e si sa con lui anche comprare una padella diventa uno spasso. La storia tratta di Mr. Bean che in una piovosa giornata estiva londinese, vince una lotteria di beneficenza e il premio consiste in un viaggio a Cannes ed una telecamera con la quale il nostro protagonista riprenderà il suo viaggio. Come già detto una trama molto semplice, che potrebbe idearla anche un bambino, ma Mr. Bean renderà questo viaggio un'avventura, come è suo solito fare, perdendo autobus, treni, facendo nuove conoscenze e diventando anche protagonista del Festival di Cannes.
Dimenticate l'americanata di "Mr. Bean - L'ultima catastrofe", perché questo film è il preciso opposto. È un film dove Mr. Bean è Mr. Bean, nel senso che è davvero come l'abbiamo visto nella serie TV, un Mr. Bean smemorato, ingenuo, stupido, ma nella sua stupidità geniale, mentre nel precedente film è un Mr. Bean stupido e basta, forse con un colpo di genio nel finale, ma niente di più.
Film caratterizzato da un brutto montaggio e una brutta fotografia, da una buona regia, ma che cala verso la fine del film; da sottineare la buona scelta di fondere insieme le inquadrature del regista (Steve Bendelack) e quelle di Mr. Bean con la sua telecamera tascabile; sceneggiatura non eccezionale e che cala verso la fine. Buona l'interpretazione di Atkinson, che è veramente migliore rispetto al precedente film di Mr. Bean, ma che in alcuni tratti sembra perdersi il suo personaggio; buona, ma niente di speciale l'interpretazione di Emma de Caunes in Sabine ed esilarante quella di Williem Dafoe in Carson Clay.
Un film veramente divertente, veramente alla "Mr. Bean", ma purtroppo alcune scelte del regista gli fanno perdere molto, rendendolo, a tratti, troppo fantasioso ed irreale. Film comico che va a toccare anche il sentimentale, che ha come morale che non bisogna mai perdersi d'animo, che niente ti può ostacolare dal raggiungere la meta, che il viaggio è la parte migliore, perché non sai mai cosa ti può accadere, magari puoi diventare un ricercato nazionale, puoi incontrare un regista di fama mondiale oppure diventarlo e girare un film da Academy Awards, ha come morale anche che bisogna affrontare la vita con un pizzico di ilarità e anche di ingenuità, mostrando il proprio essere, anche davanti a delle domande in una lingua che non conosciamo, rispondendo solamente "Si" perché è l'unica parola che si sa di quella lingua, che bisogna affrontarla con un po' di "Mr.Beanismo", perché alla fine non conta se la cosa migliore che ti possa capitare è vincere una telecamera oppure andare in spiaggia o guardare un panorama o essere ricco, l'unica cosa che conta è la felicità.
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great steven
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sabato 14 febbraio 2015
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dopo 10 anni, bean riapproda esilarante al cinema.
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MR. BEAN'S HOLIDAY (GB/USA, 2007) diretto da STEVE BENDELACK. Interpretato da ROWAN ATKISNON, MAX BALDRY, EMMA DE CAUNES, WILLEM DAFOE, JEAN ROCHEFORT
Atkinson è un comico che fa smorfie, e perciò può non rientrare nelle simpatie di numerosi critici, ma non gli si può negare di essere l’autore di sé stesso (insieme a Richard Curtis) per il personaggio di Mr. Bean (fagiolo) che, da quando lo interpretò per la prima volta nel 1990, gli diede la popolarità mondiale. Inoltre è un mimo dalle caratteristiche peculiari e divertenti, che rasentano una genialità espressiva molto particolare.
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MR. BEAN'S HOLIDAY (GB/USA, 2007) diretto da STEVE BENDELACK. Interpretato da ROWAN ATKISNON, MAX BALDRY, EMMA DE CAUNES, WILLEM DAFOE, JEAN ROCHEFORT
Atkinson è un comico che fa smorfie, e perciò può non rientrare nelle simpatie di numerosi critici, ma non gli si può negare di essere l’autore di sé stesso (insieme a Richard Curtis) per il personaggio di Mr. Bean (fagiolo) che, da quando lo interpretò per la prima volta nel 1990, gli diede la popolarità mondiale. Inoltre è un mimo dalle caratteristiche peculiari e divertenti, che rasentano una genialità espressiva molto particolare. Scritta da Simon McBurney, Hamish McColl e Robin Driscoll, con Curtis che figura come produttore esecutivo, la pellicola è una farsa in forma di viaggio-premio da Londra a Cannes, nel sud della Francia. Il protagonista vince casualmente questa formidabile vacanza ad una lotteria parrocchiale, insieme ad una fotocamera digitale con cui registra tutte le tappe del viaggio e praticamente ogni cosa in cui si imbatte. Il dispositivo di base sconfina nella comicità del muto. Bean raffigura lo stereotipo del tipico inglese che per la prima volta va all’estero: tant’è vero che non sa nulla di francese. Emette fonemi, non vocaboli. Risulta comico e spassoso quando fa, non dice, qualcosa. Per giunta uno dei tre personaggi che incontra durante la trasferta è Stepan (Baldry), ragazzino russo che ignora il francese. Non tutte gag di prim’ordine, ma vanno a segno (Bean che attraversa Parigi in linea retta; il pranzo a base di scampi e frutti di mare al ristorante di lusso; l’inseguimento della gallina; il miraggio in cui il protagonista vede comparire la sua amatissima macchina verde), quando trapassano nell’assurdo. D’altra parte, Atkinson dimostra di possedere anche dopo i cinquant’anni un atletismo fisico straordinario, come testimonia chiaramente la sequenza in cui insegue il pennuto in bicicletta, facendosi trainare dal vento scatenato da un camion e superando una truppa di ciclisti professionisti. Il film parte con una prima parte dominata dalle trovate ridanciane e coadiuvata dal mutismo espressivo, ridicolo e autoreferenziale di Bean, mentre nel secondo tempo prevalgono i momenti riflessivi e l’accompagnamento musicale (fino al surreale finale in cui tutti i personaggi cantano la canzone francese riunendosi all’agognata spiaggia di Cannes). Dafoe e Rochefort sprecati, entrambi male impiegati in un paio di ruoli ritagliati in fretta e incollati alla trama con la labile saliva della celebrità utilizzata esclusivamente allo scopo di attirare più clientela e aumentare pertanto gli incassi. Curiosa invece la partecipazione di E. De Caunes, la francesina affascinante dai capelli rossi che accoglie il protagonista sulla propria vettura, dandogli un passaggio e venendone poi riccamente contraccambiata quando questi mostra, durante la proiezione ufficiale del nuovo film del regista, il video realizzato nel corso della gita in Francia, dal momento che la parte della donna era stata cancellata dal regista in fase di montaggio. Qualche caduta di ritmo dopo l’effetto praticamente estemporaneo della comicità convertita in immagini audiovisive, ma nel complesso l’opera diverte e non annoia. Un altro dispositivo è il ricorso ossessivo e maniacale alla telecamera, che diventa uno sgangherato esempio di metacinema, ma anche un veicolo satirico per volgere in burla il cinema arty. Probabilmente abbiamo a che fare, con le sue qualità e le sue pecche, con la migliore prova cinematografica del tormentone di Atkinson, carattere nato in televisione e trasportato sul grande schermo con alterna fortuna, ma senza dubbio questo è uno dei risultati filmici più lodevoli e apprezzabili che S. Bendelack abbia saputo condurre in porto con una materia così traballante eppure anche scoppiettante e opulenta.
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borghij
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domenica 20 ottobre 2013
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un vacanza videoregistrata .
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Mr bean decide di avventurarsi in una vacanza filmata con una videocamera dall' inizio alla fine,
oltre a essere divertente le idee sono bellissime, quell' uomo da solo, in una vacanza così eccentrica è speciale.
incontra una ragazza francese e un bambino che diventerà suo amico.
Non posso dilungarmi a spiegarlo, perché perderebbe.
So solo che la parte più bella che mi ha anche molto emozionato è il finale, quando su un film
lento e noioso, viene messo da mr bean una registrazione delle bellissime avventure avute da loro tre, lui
il bambino e la ragazza. Il film così diviene ancora più bello, e la vera protagonista diviene la ragazza, che
era stata tagliata fuori perlopiù dalla sua parte nel primo film .
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Mr bean decide di avventurarsi in una vacanza filmata con una videocamera dall' inizio alla fine,
oltre a essere divertente le idee sono bellissime, quell' uomo da solo, in una vacanza così eccentrica è speciale.
incontra una ragazza francese e un bambino che diventerà suo amico.
Non posso dilungarmi a spiegarlo, perché perderebbe.
So solo che la parte più bella che mi ha anche molto emozionato è il finale, quando su un film
lento e noioso, viene messo da mr bean una registrazione delle bellissime avventure avute da loro tre, lui
il bambino e la ragazza. Il film così diviene ancora più bello, e la vera protagonista diviene la ragazza, che
era stata tagliata fuori perlopiù dalla sua parte nel primo film .
Dimostra questo film quanto siano importanti le cose belle e semplici, fatte con felicità e divertendosi,
quanto sia importante avere delle amicizie che ti portano a fare della tua vacanza, una vacanza speciale, al di fuori
di una londra piovosa e triste .
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ago
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giovedì 9 agosto 2007
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non è rock, è lento!
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Che “Mr. Bean’s holiday” dovesse ottenere grande consenso tra il pubblico lo si doveva immediatamente capire non appena ci si fosse ricordati degli sketch di Atkinson vestito nei panni del disastroso inglese: brillanti, pieni di gags, ingegnosi e con una comicità tutta inglese. Ora Mr. Bean, dopo averci raccontato la sua improbabile vita quotidiana da persona ingenua, ha deciso di concedersi un meritato riposo proprio nel posto che meno ci aspetteremmo (o forse chi ha visto i film di Tati se lo aspettava già?): lasciando le uggiose strade di Londra si sposta per un breve periodo nelle solari spiagge della Francia meridionale. La vincita di un biglietto della lotteria parrocchiale è la scusa per andare a fare una vacanza a Parigi per ritrovarsi poi, dopo rocambolesche avventure e equivoci, a Cannes, dove senza dubbio non dovrebbero mancare gli imprevisti e gli spunti per una grande comicità.
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Che “Mr. Bean’s holiday” dovesse ottenere grande consenso tra il pubblico lo si doveva immediatamente capire non appena ci si fosse ricordati degli sketch di Atkinson vestito nei panni del disastroso inglese: brillanti, pieni di gags, ingegnosi e con una comicità tutta inglese. Ora Mr. Bean, dopo averci raccontato la sua improbabile vita quotidiana da persona ingenua, ha deciso di concedersi un meritato riposo proprio nel posto che meno ci aspetteremmo (o forse chi ha visto i film di Tati se lo aspettava già?): lasciando le uggiose strade di Londra si sposta per un breve periodo nelle solari spiagge della Francia meridionale. La vincita di un biglietto della lotteria parrocchiale è la scusa per andare a fare una vacanza a Parigi per ritrovarsi poi, dopo rocambolesche avventure e equivoci, a Cannes, dove senza dubbio non dovrebbero mancare gli imprevisti e gli spunti per una grande comicità. Le basi ci sono, la valigia è pronta… e allora si parte per questa nuova fantastica avventura. Ma che succede? La mimica tipica di Mr. Bean di colpo perde la sua naturalità, la freschezza del personaggio cade rovinosamente sul banale e sul già visto, le gags si trasformano in deja-vù, non poche volte l’azione si sviluppa per diversi minuti interamente attorno ad un’unica idea, la accresce, la dilata, la studia al punto tale da renderla noiosa e stantia. Il riso viene forzato, il ritmo diventa irrimediabilmente lento, la sala al pari del film diventa muta. Un film “tragico” che porta lo spettatore ad accasciarsi sulla poltrona del già visto e del già “sentito” lasciandolo disorientato di fronte a un qualcosa che non ha una vera e propria trama. È una sorta di accozzaglia di idee tenute assieme da alcuni elementi, come per esempio il film nel film girato da Mr. Bean stesso con la sua telecamera. Se non altro questa idea del metafilm, che percorre interamente tutta la pellicola, è buona come spunto narrativo per concludere il film in maniera positiva (con il classico chiarimento dei malintesi e il consueto rincontro dei personaggi). Se non altro questa idea è l’opportunità che consente al regista di rivolgere un’accusa al cinema d’autore: cose assolutamente banali che vengono elevate dalla critica a gioielli di perfezione cinematografica. E se da questo punto di vista Mr. Bean può rivelarsi interessante, per il resto il lungometraggio ha le sembianze di un film muto che stanca (la mancanza di comicità risiede forse nel fatto che sia muto? non se ne abbia a male Chaplin…) e scorre lento, lento…
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riccardo
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domenica 15 aprile 2007
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non diverte
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Dopo aver vinto alla lotteria della parrocchia una telecamera e una vacanza sulla costa del sud della Francia, Mr. Bean parte per un viaggio che si trasformerà in equivoci, fughe ed eventi sfortunati. Il celebre personaggio televisivo inglese è qui alla sua seconda pellicola cinematografica, e il risultato non è di certo migliore della prima ( "Mr. Bean. L'ultima catastrofe" ). Ricco di gags più o meno divertenti, il film mostra una sceneggiatura mediocre che, a volte, non sembra seguire un senso logico, ma forse è proprio ciò che rende Mr. Bean divertente, la sua privazione della ragione. La comicità delle trasposizioni cinematografiche è ben lontana da quella dei corti televisivi, semplici e spassosi, e diventa invece quasi irritante, tutt'altro che piacevole.
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Dopo aver vinto alla lotteria della parrocchia una telecamera e una vacanza sulla costa del sud della Francia, Mr. Bean parte per un viaggio che si trasformerà in equivoci, fughe ed eventi sfortunati. Il celebre personaggio televisivo inglese è qui alla sua seconda pellicola cinematografica, e il risultato non è di certo migliore della prima ( "Mr. Bean. L'ultima catastrofe" ). Ricco di gags più o meno divertenti, il film mostra una sceneggiatura mediocre che, a volte, non sembra seguire un senso logico, ma forse è proprio ciò che rende Mr. Bean divertente, la sua privazione della ragione. La comicità delle trasposizioni cinematografiche è ben lontana da quella dei corti televisivi, semplici e spassosi, e diventa invece quasi irritante, tutt'altro che piacevole. Anche la recitazione non è tra le migliori, compresa quella di Atkinson che non si muove più con quella naturalezza e spiritosaggine, che caratterizzavano i suoi sketch in TV, bensì con difficoltà anche per quanto riguarda la mimica facciale, continua però a mantenere la sua sorta di mutismo. Nulla da ridire sulla scenografia e la fotografia, dominate dai luminosi e solari paesaggi della campagna e delle città francesi. Per essere un film che deve divertire, è abbastanza noioso.
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ago
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mercoledì 8 agosto 2007
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non è rock, è lento!
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Che Mr. Bean dovesse ottenere grande consenso tra il pubblico lo si doveva immediatamente capire non appena ci si fosse ricordati degli sketch di Atkinson vestito nei panni del disastroso inglese: brillanti, pieni di gags, ingegnosi e con una comicità tutta inglese. Ora Mr. Bean, dopo averci raccontato la sua improbabile vita quotidiana da persona ingenua, ha deciso di concedersi un meritato riposo proprio nel posto che meno ci aspetteremmo (o forse chi ha visto i film di Tati se lo aspettava già?): lasciando le uggiose strade di Londra, si sposta nelle solari spiagge della Francia meridionale. La vincita di un biglietto della lotteria parrocchiale è la scusa per andare a fare una vacanza a Parigi, per poi ritrovarsi dopo rocambolesche avventure e equivoci a Cannes, città che nella quale senza dubbio non mancheranno gli imprevisti e gli spunti per una grande comicità.
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Che Mr. Bean dovesse ottenere grande consenso tra il pubblico lo si doveva immediatamente capire non appena ci si fosse ricordati degli sketch di Atkinson vestito nei panni del disastroso inglese: brillanti, pieni di gags, ingegnosi e con una comicità tutta inglese. Ora Mr. Bean, dopo averci raccontato la sua improbabile vita quotidiana da persona ingenua, ha deciso di concedersi un meritato riposo proprio nel posto che meno ci aspetteremmo (o forse chi ha visto i film di Tati se lo aspettava già?): lasciando le uggiose strade di Londra, si sposta nelle solari spiagge della Francia meridionale. La vincita di un biglietto della lotteria parrocchiale è la scusa per andare a fare una vacanza a Parigi, per poi ritrovarsi dopo rocambolesche avventure e equivoci a Cannes, città che nella quale senza dubbio non mancheranno gli imprevisti e gli spunti per una grande comicità. Le basi ci sono, la valigia è pronta… e allora si parte per questa nuova fantastica avventura. Ma che succede? La mimica tipica di Mr. Bean di colpo perde la sua naturalità, la freschezza del personaggio cade rovinosamente sul banale e sul già visto, le gags si trasformano in deja-vù, non poche volte l’azione si sviluppa attorno ad una sola idea, la accresce, la dilata, la studia al punto tale da renderla noiosa e stantia. Il riso viene forzato, il ritmo diventa irrimediabilmente lento, la sala al pari del film, diventa muta. Un film “tragico” che porta lo spettatore ad accasciarsi sulla poltrona del già visto e del già “sentito”, lasciandolo disorientato di fronte a un qualcosa che non ha una vera e propria trama. È una sorta di accozzaglia di idee tenute assieme da alcuni elementi, come ad esempio il film nel film girato da Mr. Bean con la sua telecamera. Se non altro questa idea del metafilm che percorre interamente tutta la pellicola, appare buona perchè è lo spunto narrativo per concludere il film in modo positivo con il classico chiarimento dei malintesi e il consueto rincontro dei personaggi. Se non altro questa idea è l’opportunità che consente al regista di rivolgere un’accusa al cinema d’autore: cose assolutamente banali vengono elevate dalla critica a gioielli di perfezione cinematografica. E se da questo punto di vista Mr. Bean ha ragione, per il resto il lungometraggio ha le sembianze di un film muto che stanca (si potrebbe imputare al fatto che sia muto la sua mancanza di comicità? non ne abbia a male Chaplin, per citarne uno) e scorre lento, lento…
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