tricio
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martedì 8 gennaio 2008
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falsa ingenuità sulle tracce di capra e welles
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Una storia gradevole, serrata, improbabile, all'insegna dei buoni sentimenti ma non ingenua. La verità scomoda è che un politico improvvisato ce la può quasi fare, che la volontà di rottura si risolve in una battuta, che il conteggio democratico non è mai sicuro, che l'ansia purificatrice del popolo dura poco ed in fondo è disposta ad accettare la soluzione più comoda. Interessante il meccanismo della comunicazione: lo staff del comico onesto è una banda di cinici burloni assai più esperti dei consulenti politici di professione. Il finale non è buonista come sembra: la realtà è che un comico onesto non è il presidente che la gente vuole, e non può essere un presidente migliore di un politico corrotto e navigato, al massimo può essere la sua buona coscienza.
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Una storia gradevole, serrata, improbabile, all'insegna dei buoni sentimenti ma non ingenua. La verità scomoda è che un politico improvvisato ce la può quasi fare, che la volontà di rottura si risolve in una battuta, che il conteggio democratico non è mai sicuro, che l'ansia purificatrice del popolo dura poco ed in fondo è disposta ad accettare la soluzione più comoda. Interessante il meccanismo della comunicazione: lo staff del comico onesto è una banda di cinici burloni assai più esperti dei consulenti politici di professione. Il finale non è buonista come sembra: la realtà è che un comico onesto non è il presidente che la gente vuole, e non può essere un presidente migliore di un politico corrotto e navigato, al massimo può essere la sua buona coscienza. Con buona pace dell'uomo qualunque.
La sequenza iniziale, l'intervista al manager del comico con il giornalista di spalle e i frammenti documentari, richiamano "Citizen Kane - Quarto Potere" di Welles, si fonde con la moralità che fa perdere l'onesto (ma è una sconfitta solo in superficie) cioè l'eredità di Frank Capra "Mister Smith va a Washington"). Capra e Welles la buona coscienza e il cinismo di Hollywood sono la matrice ambiziosa di questo film, probabilmente al di sotto dei modelli, ma illuminante sui valori profondi dell'America.
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dja.c.
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domenica 19 aprile 2009
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recensione by dj a.c.
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Man of the Year ruota intorno alla storia di un semplice e "violento" comico. Presto però si candiderà alle elezioni presidenziali. Infine diventerà Presidente Designato degli Stati Uniti d'America. Robin Williams ci ha dato un'altra importante dimostrazione di saper recitare magistralmente, e la regia è indiscutibilmente sublime; Quello che molta gente che ha visto il film intende come Presidente comico è in realtà una facciata del Presidente attuale dell'America sotto una forma più soffice, volgare a volte ma vera, addirittura umana. I dialoghi a volte peccano, e finiscono nel ridicolo ma il ritmo con cui vengono diretti è impressionante e vengono mescolati ad un film che poteva essere uno dei migliori dell'anno ma che non lo è stato del tutto.
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Man of the Year ruota intorno alla storia di un semplice e "violento" comico. Presto però si candiderà alle elezioni presidenziali. Infine diventerà Presidente Designato degli Stati Uniti d'America. Robin Williams ci ha dato un'altra importante dimostrazione di saper recitare magistralmente, e la regia è indiscutibilmente sublime; Quello che molta gente che ha visto il film intende come Presidente comico è in realtà una facciata del Presidente attuale dell'America sotto una forma più soffice, volgare a volte ma vera, addirittura umana. I dialoghi a volte peccano, e finiscono nel ridicolo ma il ritmo con cui vengono diretti è impressionante e vengono mescolati ad un film che poteva essere uno dei migliori dell'anno ma che non lo è stato del tutto. Il caso L'uomo dell'Anno è in realtà una cosa semplice da spiegare, se una persona guarda una presentazione, o trailer, di un certo film con un certo personaggio allora il film farà ridere o piangere o disperare o sarà incomprensibile e perchè no anche incredibile. Questo prodotto risalta nel trailer il lato comico della cosa, non quello tragico. In effetti questo è un film tragicomico, ed è talvolta irreale e reale sotto molti aspetti ma nell'insieme Barry Levinson, il regista, ha saputo mescolarli a tal punto da renderli entrambi credibili. Questo non è un film che tende molto alla risata senza pudore, tipica dei comici, ma più a far riflettere ognuno di noi su quello che siamo, e quello che siamo è quello che noi scegliamo di essere ma come la storia ci insegna tutti farebbero di tutto per salire al governo, magari proprio quello Americano, il più potente e robusto governo mai visto prima. Lo svolgimento delle scene del film sembrano ballare con quella trama incalzante. Per molti non lo sarà stata ma è una delle più innovative trame/storie mai raccontate. In sè il film racchiude anche una ricchissima sezione di denuncie, sia sotto piccole forme che grandi, cioè rispettivamente: battute di Robin al "talk show comico" e alle elezioni della presidenza, dove il lato comico dell'attore si affianca a quello visto solo ne "L'Uomo Bicentenario". Una sottile felicità ogni tanto spezza la trama e la fa risultare quasi noiosa e non indispensabile. Tutto sommato L'Uomo dell'Anno è un titolo che richiede una certa attenzione e concentrazione per poter essere completamente capito e coinvolgervi in una improbabile ma non del tutto impossibile candidatura di un volgare ma simpatico comico. Voto conclusivo 4 stelle.
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alexander 1986
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martedì 6 maggio 2014
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bel film purtroppo superato dalla realtà
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Tom Dobbs (Robin Williams) è un celebre comico e anchorman televisivo, divenuto molto popolare per la sua satira graffiante contro i mali della politica. Un po' per gioco e un po' per chissà-cosa, decide di candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti d'America. Roba inimmaginabile dalle nostre parti. Così come assurda è la sua vittoria. Esageriamo: sul risultato delle elezioni si muove addirittura l'ombra sinistra di possibili brogli.
Film arguto e intelligente, 'L'uomo dell'anno' pone una carrellata di spunti di riflessione: sul rapporto tra politica e media, sulla democrazia, sul rovesciamento dei ruoli e persino sul rapporto fiduciario tra le persone. Peccato che il suo messaggio venga superato, in Italia, dalla realtà stessa, e che il regista Levinson preferisca alla fine rifugiarsi in una conclusione troppo 'buonista'.
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Tom Dobbs (Robin Williams) è un celebre comico e anchorman televisivo, divenuto molto popolare per la sua satira graffiante contro i mali della politica. Un po' per gioco e un po' per chissà-cosa, decide di candidarsi alla presidenza degli Stati Uniti d'America. Roba inimmaginabile dalle nostre parti. Così come assurda è la sua vittoria. Esageriamo: sul risultato delle elezioni si muove addirittura l'ombra sinistra di possibili brogli.
Film arguto e intelligente, 'L'uomo dell'anno' pone una carrellata di spunti di riflessione: sul rapporto tra politica e media, sulla democrazia, sul rovesciamento dei ruoli e persino sul rapporto fiduciario tra le persone. Peccato che il suo messaggio venga superato, in Italia, dalla realtà stessa, e che il regista Levinson preferisca alla fine rifugiarsi in una conclusione troppo 'buonista'. Williams brillante come di consueto, capace di oscillare tra il comico e il dramma senza mai una sbavatura, insieme a un grande Christopher Walken nel ruolo della spalla.
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fabio1957
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giovedì 2 luglio 2015
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piacevole
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Ho letto molti anni fa un libro che portava lo stesso titolo,ma siccome è passato molto tempo e non ho ricordi del romanzo, non so se questa è la sua trasposizione cinematografica o solo un'omonimia.Comunque Il compianto Robin Williams ci regala un'altra perla con un'interpretazione istrionica, ma misurata rispetto agli standard cui ci ha abituato il nostro.La trama sembra inverosimile, ma le cronache degli ultimi anni ci hanno abituato a situazioni per così dire "sorprendenti"e allora gustiamoci questa pellicola buonista e improbabile soprattutto nella conclusione.
Piacevole
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odissea 2001
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domenica 6 gennaio 2008
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una commedia solo virtuale
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Ci sarebbe da ridere (poco comunque, tutto sommato) se non fosse che la storia raccontata dal film assomiglia fin troppo da vicino alla cronaca di tutti i giorni. I comici che vogliono cambiare la politica alimentano a loro volta il "teatrino" che l'ha svuotata, i presidenti che si innamorano campeggiano sulle prime pagine di tutti i giornali e nei titoli di apertura dei tg, i sospetti sul funzionamento del voto elettronico rispuntano in ogni elezione Usa e alle ultime elezioni italiane hanno fatto da contorno alle polemiche sul risultato, l'invadenza e l'onnipotenza della tv è un fenomeno planetario, la prassi di spararla più grossa che si può è ormai una delle regole-base per chi vuole farsi largo a spallate e conquistarsi un posto al sole.
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Ci sarebbe da ridere (poco comunque, tutto sommato) se non fosse che la storia raccontata dal film assomiglia fin troppo da vicino alla cronaca di tutti i giorni. I comici che vogliono cambiare la politica alimentano a loro volta il "teatrino" che l'ha svuotata, i presidenti che si innamorano campeggiano sulle prime pagine di tutti i giornali e nei titoli di apertura dei tg, i sospetti sul funzionamento del voto elettronico rispuntano in ogni elezione Usa e alle ultime elezioni italiane hanno fatto da contorno alle polemiche sul risultato, l'invadenza e l'onnipotenza della tv è un fenomeno planetario, la prassi di spararla più grossa che si può è ormai una delle regole-base per chi vuole farsi largo a spallate e conquistarsi un posto al sole. Il film racconta la realtà quindi, non inventa nulla. Ma da un attore brillante come Robin Williams ci si poteva aspettare di più (in Patch Adams era stato molto più convincente e nell'Uomo Bicentenario più aderente al ruolo, nonostante reciti in un corpo da robot). La storia alla fine si trasforma in una storiella e il finale non sconvolge nessuno, anche se il punto di vista (quello di un comico) potrebbe renderlo plausibile. Eppure, l'impressione che resta è che l'happy end all'incontrario sia solo un modo per accontentare il pubblico della vaffa...nell'era dell'anti-politica. Se mancano le idee ricopiare la realtà non basta, chi andasse al cinema convinto di vedere una commedia resterebbe certamente deluso. Nemmeno il finale suscita passione o simpatia (ci si poteva identificare di più in Jena Pleskin di 1999:Fuga da New York, quando si congeda con l'ultimo sberleffo ai danni del presidente). Insomma nè carne nè pesce, come (per buona parte del film) la faccia di Robin Williams. Tutto sommato, deludente.
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