Quanto visto dal posto 7 fila 3 della Sala Grande a Venezia & rivisto ieri dalla fila 3 della Sala 1 al Massimo di Torino si è confermata come la suggestione di massa più riuscita da tanti anni a questa parte..
Confermo quindi la spiacevole senzazione che Lynch non sia più il regista che una quindicina d'anni fa ho imparato a conoscere,amare,quello che un tempo faceva del suo cinema un Persephone dei Cocteau Twins ora è come Rock the House dei Gorillaz..
Bramavo,come si fa proprio con certi album che,dopo esserti costati tanti euri,non ti rassegni a lasciar prender polvere sulla mensola,una seconda chance, volevo esser davvero certo che una sua opera non fosse nella mie corde,volevo provare oltre ogni dubbio che quell'impatto lagunare non fosse stato falsato dal contesto..
No,no,Lynch dopo averlo promesso ripetutamente (svariate interviste dove ironizzava sul "senso dei suoi film"),preso atto del modus operandi del pubblico e dei critici,ora ci prende palesemente per i fondelli,tutti,e ritengo goda tremendamente di questo,magari ripensando ai tempi in cui gli tagliavano brutalmente ore e ore di pellicola costringendolo ad adattarsi..
Esperienza,visione sensoriale,divertissement,metacinema,film organico,flusso di pensero libero,stimolazione dei sensi…proseguo a bruciarvi le eventuali aggettivazioni per la recensione o mi fermo qui?
Sinceramente in qualche mese ho solo constatato il moltiplicarsi esponenziale delle sciocchezze nel post vione,ora,rassegnato da tutto questo meltin pop di pareri,mi chiedo davvero se abbia senso discuterne ulteriormente..
La sera scorsa il liet motive è stato più o meno questo: "criptico" dice lo spettatore medio,macchè "chiarissimo anzi lineare" ribatte il critico snob..
Verso una lacrima virtuale al pensiero che perfino io,pur essendo un fine conoscitore del suo cinema e del suo personaggio a 360' non so ancora,dopo 6 ore di proiezione (sommando le due volte) argomentare al meglio,c'è proprio qualcosa che non va se mi mancano le parole..
Credo forse l’unico commento sensato sia stato quello riportato (lo citò la prima volta Theroux in laguna..) da Ghezzi (con me tra i pochissimi "privilegiati" che non nascondeva d'averlo già visto due volte),diceva "bisogna lasciarsi vedere dal film".
Ok,Enrico in passato ne ha sparate di peggiori,forse per questo,anche se non è che una citazione,volendo si potrebbe perfino creder abbia ragione il lynchpensiero contemporaneo (simili baggianate in passato non le diceva invitando anzi a "lasciarsi trascinare dalla visione"),perchè pensare di cercare un senso a questo paradossale invito è meno prometeico del fare altrettanto con il film,anzi è davvero l'unica strada percorribile.
Imho ricordarlo meglio o peggio di un altro spettatore non aiuta affatto,quanti tra noi,pur avendolo visto dieci,cento,mille volte,ci provassero si troverebbero nella medesima situazione d'un novellino al debutto,salvo forse per citare a memoria gli stucchevoli dialoghi..
Come un quadro infatti si presta a qualsiasi sfumatura,cito un esempio simile non a caso,intanto perché il David si diletta da sempre anche in arti che non siano la settima,poi perché ritengo che questa pellicola abbia lo stesso tipo di approccio nei confronti dell'ossevatore,ignaro di tutto,se non sull’eventuale cartoncino al lato. (in questo caso ci starebbe bene un “senza titolo”)
Altro che "donna in pericolo" come recita la fuorviante didascalia,questa è un'estenuante riflessione condita dai rimasugli delle proprie ossessioni onde compensare lacunose perdite per strada che hanno portato a non saper più prescindere dal proprio ruolo ormai macchiettistico di genio incompreso,ecco,se dovessi proprio,indicherei cosi' IE.
Ingenuo si,ma al tempo stesso ingegnoso,collante di precedenti idee (da Rabbits a Darkened room) che vuole indirizzare attraverso un cinema nudo,cinema che ci vuole render partecipi portandoci per mano ma allo stesso tempo non dandoci una vera storia da seguire,cinema che svia completamente la attenzione,disturbandoci con presunti colpi di scena al solo scopo di provare a suscitare forzate reazioni,qualasiasi esse siano.
Gli appigli sui quali si regge sono tendenzialmente banalotti anzichenò,tradimento e violenza come specchietto per le allodole d'una temporanea comprensione,che scena dopo scena svanire e ricompare,persa nella moltitudine della sue (amate) strade emozionali,stavolta però senza scatola blu,senza il personaggio portale dei due mondi (onirico & reale),senza nulla eppure mettendo in pasto tutto.
In una sola scelta è rimasto però fedele a se stesso,ovvero il prologo,ma l'epilogo è tremendo,fuori luogo,oserei dire volgarotto (il bacio saffico non fa più notizia),un po' come le parolacce gratuite che Laura ci propina per una mezz'oretta buona.
Basta,stop alla carneficina,mi sembra perfino ingiusta,alla fine credo che,come per tutte le opere di questo tipo sarà solo il tempo a renderle meno cialtrone di quel che sono in realtà,quindi prepariamoci,tra una decina d'anni,a legger nella confezione del mini dvd "il suo capolavoro",con buona pace mia e di chi crede che,fortunatamente,siano ben altri i titoli che meritano tale considerazione.
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