Il diavolo veste Prada

Meryl Streep è un'attrice, viva dio, che cambia espressione ogni qualvolta interpreta un ruolo diverso nei suoi films. La cosa potrebbe apparire scontata ma provate a rifletterci. Esistono attori che sono "mono" espressivi. Dal debutto del loro film all'attuale cinquantesimo, sono riusciti a conservare la solita smorfia facciale. Ricordo di quella volta che andai a vedere un film con Pierce Brosnam, uscii dopo un minuto convinto di avere già visto il film. La cassiera mi assicurò che quella era una anteprima nazionale e che, a meno che non l'avessi visto all'estero, non era possibile che conoscessi già quel film. Provate a vedere un film, invece di Sean Penn, e vi sembrerà di vedere quell'attore per la prima volta, nonostante siate già al suo quindicesimo film. Questa è la grande capacità del vero artista: farsi vedere, come per la prima volta, mettersi in gioco, sempre e comunque. A limite dell'irriconoscibile. Questo è capace di fare Meryl Streep ne Il diavolo veste Prada. Irriconoscibile, apparentemente, fino alla consacrazione ufficiale del suo indiscutibile talento di artista. E' questo, infine, che il film ci dice: c'è chi vive per il proprio lavoro...ed è indubbio che la Streep, più che l'incarnazione del diavolo, sia l'essenza di una fede ben più profonda e sottile: credere, sempre e comunque, in ciò che si fa. di Bartolo Fontana