Roberto Nepoti
La Repubblica
Nella Russia del 1342, le forze del Bene e quelle del Male negoziano una tregua, per evitare di trasformare il mondo in un enorme cimitero. Passano in fretta i secoli e s’arriva a oggi: la pace sta per scadere, con l’avvento di un nuovo messia e conseguenze catastrofiche. Tematizzare lo scontro tra le creature della Luce e quelle del Buio non è certo una novità; la notizia è che, questa volta, a farlo sia un kolossal russo: I guardiani della notte, cocktail di fantastico, para-metafisica alla Highlander e techno-music che, in Patria, ha battuto tutti i precedenti record di presenze al cinema, stracciando ai botteghini Il signore degli anelli e candidandosi all’Oscar “straniero” 2004. L’eterno tema era, in origine, al centro di una saga fama-mistica di Sergei Lukyanenko, anche questa vendutissima e ora destinata a diventare trilogia cinematografica. Un moscovita dotato di poteri paranormali si batte contro vampiri e streghe per la salvezza di un ragazzino predestinato ad alti compiti. Con una certa enfasi, Nikita Michalkov ha definito Bekmambetov “il nostro Tarantino”. Non che il regista-sceneggiatore, proveniente (e si vede) dalla pubblicità, manchi dì virtuosismo visivo né di un suo, pur caotico, stile; però non aiuta affatto la comprensione moltiplicare i livelli di racconto là dove sarebbe stato utile semplificare.
Da La Repubblica, 15 ottobre 2005
di Roberto Nepoti, 15 ottobre 2005