2046 |
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Un film di Wong Kar-wai.
Con Chen Chang, Maggie Cheung, Kimura Takuya, Carina Lau.
continua»
Drammatico,
durata 120 min.
- Hong Kong 2004.
uscita venerdì 29 ottobre 2004.
MYMONETRO
2046
valutazione media:
3,77
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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UN'OPERA D'ARTE A TUTTO CAMPOdi the deer hunterFeedback: 471 | altri commenti e recensioni di the deer hunter |
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mercoledì 1 settembre 2010 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Si può dire, a mio avviso a ragione, che 2046 costituisca un'opera d'arte: e attenzione, non si tratta di un luogo comune o di una banalità -tanto che la maggior parte dei film non può fregiarsi di questo vanto-, ma di una qualifica assolutamente peculiare e piacevolmente inaspettata. Opera d'arte a tutto campo, se si riconosce che compito precipuo dell'artista è comunicare emozioni, sentimenti e riflessioni senza spiattellarle esplicitamenre ma lasciandole trasparire attraverso pennellate, immagini, metafore, inquadrature, sguardi ecc. Ed è quello che Wong Kar-Wai riesce a fare magistralmente in questa pellicola: alludere, attraverso spettacolari soluzioni visive, movimenti di macchina, dialoghi e considerazioni fuori campo. Benchè non sembri, si tratta di un film che si sustanzia di una robustissima base filosofica: il percorso del protagonista non può non richiamare un paragone con l'itinerario etico tracciato dal filosofo Soren Kierkegaard, quel passaggio cioè dell'uomo "estetico"- l'uomo che cioè passa la sua vita tra un'avventura galante e un'altra, che non trova nella propria esistenza un punto di riferimento unitario ma la frammenta in una serie atemporale di azioni scollegate tra loro e volte unicamente alla conquista dell'animo femminile e al soddisfacimento conseguente ed effimero del piacere sessuale- all'uomo "etico", l'uomo che prende coscienza della disperazione cui conduce la dissipatezza dell'esperienza estetica e riesce a dire basta, a "non tornare più indietro", per usare le emblematiche parole pronunciate dal protagonista nell'ultima scena. Non è un caso che questi, infatti, alla fine della pellicola non accetti la proposta della sua antica "compagna di sventure": si tratta cioè della piena affermazione della consapevolezza di uno scarto, di una svolta nella propria vita, consistente nell'aver compiuto quel "salto" verso una vita più matura e consapevole, che implica un ravvedimento e un'evoluzione -altrettanto paradigmatica la sequenza conclusiva col protagonista da solo (per la prima volta) in macchina-. Anche da un punto di vista squisitamente cinematografico, le scelte stilistiche lasciano a bocca aperta: nella prima parte del film, la macchina da presa indugia spesso- se non sempre- dietro a nascondigli: porte semiaperte, fessure, muri, tende... In questo modo lo spettatore ha la sensazione di compartecipare alla vita dissoluta e subdola del protagonista, riducendosi ad un voyeur che constata la vuotezza di un'esistenza spesa ad appagare il desiderio sessuale senza mai legarsi a niente e a nessuno, rifuggendo anzi la monotonia e perseguendo l'eccezionalità come esperienza suprema. Al contrario, nella seconda parte, le inquadrature si fanno più aperte e dirette, senza mascheramenti o mistificazioni, a sottolineare la nuova maturità etica del protagonista (da segnalare la scena finale in cui egli dialoga con la donna: quando è lei a parlare, la telecamera si cela dietro ad un muro, quando parla lui esce allo scoperto). Di qui una possibile interpretazione della metafora del 2046: il posto verso cui tutti tendono e da cui nessuno riesce a tornare non è forse il regno del piacere materico, sensuale, del godimento in cui la donna è ridotta a mero strumento di ispirazione destinato all'abbandono non appena si esaurisca questa funzione? E, d'altra parte, come è difficile abbandonare questa vita- che pure mostra alla fine la sua insensatezza- per un essere debole quale l'uomo? Interpretazioni parziali? Beh, adoro questo film perchè è uno dei pochi del nuovo millennio che ti dà la possibilità di pensare, riflettere, che apre scenari e suggerisce chiavi di volta per l'interpretazione del reale (stupenda, e liberamente interpretabile, la metafora di Honk-Kong, perchè c'è anche il messaggio politico, di cui non c'è spazio per trattare). Allusioni, metafore, spettacolo. Proprio come un'opera d'arte.
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