Equilibrium |
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Un film di Kurt Wimmer.
Con Christian Bale, Emily Watson, Taye Diggs, Angus Macfadyen, Sean Bean.
continua»
Fantascienza,
durata 107 min.
- USA 2002.
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Colpa della ricetta o del cuoco?di KhouranFeedback: 0 |
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mercoledì 16 agosto 2006 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Suppongo che già si gridi alla scopiazzatura. Ma ormai lo si fa di continuo, incuranti del fatto che anche i film a cui Equilibrium rimanda (Matrix per citarne uno, Minority Report se vogliamo, Fahreneit 451 senza ombra di dubbio) sfruttano un'idea di fondo che non è affatto innovativa. Dittatura e totalitarismo non sono certo idee nuove, e pazienza se Goebbels non aveva a disposizione i megaschermi alla sua epoca. Il film di per sé non è di certo un capolavoro, mettiamolo in chiaro fin dal principio, ma forse per una volta vale la pena di andare a vedere oltre le scazzottate fotoniche in cerca di qualcosa di più. Il soggetto di per sé non è affatto malvagio e possiede anche una buona dose di originalità, che purtroppo si stempera nella scadente realizzazione. Ho letto Farheneit alle medie e l'ho trovato assolutamente geniale. Ma geniale non era la struttura di fondo - la storia racconta da anni di traditori e dittature - bensì l'idea di associare il pompiere - figura positiva ai limiti dell'eroismo - a quella dell'integerrimo e truce braccio di una legge perentorea. E'uno schiaffo letterario splendido. Nel soggetto di Equilibrium i punti di forza potevano essere due: la soppressione delle emozioni e la struttura statale imperniata su uno stile delle religiose. L'idea del monaco-poliziotto è buona, un'originale miscela di tecniche da santone e tradizione investigativa. In cosa si perde dunque Equilibrium? Si perde nell'ira facile di chi non dovrebbe provare emozioni e nel modo pateticamente esagerato in cui si esprimono quando le si sono ri-guadagnate; soprattutto si perde nel tentativo grossolano e irritante di confondere le pacchianerie da rigattiere con catalizzatori di emozioni. Si salvano molti particolari ben riusciti: dagli autocarri monocromatici alle uniformi anonime dei soldati (gli Assaltatori Imperiali di Guerre Stellari insegnano); dai palazzi gotici alle repressioni violente ed incessanti, che per una volta avrebbero anche un senso. Andrebbero invece gettati altrettanti particolari osceni, dalle tuniche dei monaci-piedipiatti agli scontri duecento contro uno. Allo stesso modo andrebbe gettato anche il finale del film, che distrugge completamente quel poco di buono riuscito a raccimolare nei minuti precedenti. Una buona dose di diabetico volemosebbene per una conclusione che avrebbe invece meritato di essere amara e tetra. Distinta la Watson, pur relegata in una parte molto inconsistente e poco più che sufficiente Bale, costretto a mettersi a piangere disteso sul marciapiede. Per concludere, che dire? Un'occasione sfumata. Ma non posso fare a meno di mettermi per qualche momento nei panni di Wimmer: più psicologia e meno pallottole attirerebbero comunque le frotte di teen-agers golosi di pop-corn e di salti mortali della Jovovich come in Ultraviolet?
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