felicity
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venerdì 16 agosto 2024
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disincantato, intenso e feroce
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'Amores Perros' è un film sanguigno e carico di tensione. E' un film messicano, terra di contrasti e contraddizioni violentissimi.
Non è tanto la struttura del film ad essere originale, ma è il tono, il ritmo incalzante e teso, la capacità di comunicare in senso di precarietà e catastrofe imminente, il suo spirito da thriller a sfondo sociale.
'Amores Perros' è un film disincantato, intenso e feroce, che riesce ad armonizzare episodi a prima vista eterogenei pur narrandoli con stili, toni e tempi propri.
"Amores perros" non racconta una storia, perché non c'è una storia da raccontare; è piuttosto una radiografia, una mappatura della condizione umana.
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'Amores Perros' è un film sanguigno e carico di tensione. E' un film messicano, terra di contrasti e contraddizioni violentissimi.
Non è tanto la struttura del film ad essere originale, ma è il tono, il ritmo incalzante e teso, la capacità di comunicare in senso di precarietà e catastrofe imminente, il suo spirito da thriller a sfondo sociale.
'Amores Perros' è un film disincantato, intenso e feroce, che riesce ad armonizzare episodi a prima vista eterogenei pur narrandoli con stili, toni e tempi propri.
"Amores perros" non racconta una storia, perché non c'è una storia da raccontare; è piuttosto una radiografia, una mappatura della condizione umana.
Non ci dice e non ci importa dei destini dei suoi protagonisti: la loro malattia è la vita stessa e non esiste medicina né soluzione che non sia viverla. Si proccupa, invece, il film, dei cani, della loro anima candida, dei loro destini difformi, chi più chi meno fortunato.
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luca scialo
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giovedì 4 maggio 2023
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tre storie che si incrociano tragicamente
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Era dai tempi del grande Bunuel (sebbene fosse spagnolo ma si naturalizzò messicano) che il Messico non sfornava un regista così talentuoso. Che finalmente ha dato un po' di ribalta internazionale dal punto di vista cinematografico ad un paese fin troppo bistrattato per ragioni sociali e politiche. Alejandro G. Iñárritu firma una pellicola pregiata, dove tre storie ambientate tra il centro e la periferia messicana, e dove borghesia e proletariato si mescolano talvolta in modo esplosivo, si intrecciano tragicamente. L'indigenza e la sofferenza sociale sembra il filo conduttore di tutte e tre, ma anche le relazioni familiari che talvolta prendono strane pieghe. Irrazionali, inconsuete, anomale.
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Era dai tempi del grande Bunuel (sebbene fosse spagnolo ma si naturalizzò messicano) che il Messico non sfornava un regista così talentuoso. Che finalmente ha dato un po' di ribalta internazionale dal punto di vista cinematografico ad un paese fin troppo bistrattato per ragioni sociali e politiche. Alejandro G. Iñárritu firma una pellicola pregiata, dove tre storie ambientate tra il centro e la periferia messicana, e dove borghesia e proletariato si mescolano talvolta in modo esplosivo, si intrecciano tragicamente. L'indigenza e la sofferenza sociale sembra il filo conduttore di tutte e tre, ma anche le relazioni familiari che talvolta prendono strane pieghe. Irrazionali, inconsuete, anomale. Una giovane donna che tradisce il marito col fratello. Un pubblicitario che va a vivere con una modella abbandonando moglie e due figlie. Un padre che ha abbracciato la rivoluzione e la vita da clochard che cerca di riappacificarsi con la figlia abbandonata quando aveva solo 2 anni. Il film darà vita ad una trilogia, sebbene delle tre pellicole, rappresenti la più autentica. Di fatto le successive, soprattutto la seconda "21 grammi", risentiranno del taglio hollywoodiano e della ribalta internazionale. Di un regista che comunque, fortunatamente, anche nei lavori successivi, non ha perso la propria vena creativa, spiazzante e anti-convenzionale.
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noia1
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sabato 20 marzo 2021
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l''amore ai tempi della city
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Un ragazzo innamorato della fidanzata del fratello, una modella ed il suo amante, un barbone misterioso; vicende umane che avranno il loro fulcro in un lago di sangue.
Inarritu fa una rappresentazione della gente di borgata, l’incomprensibilità di un rapporto agli occhi di un ragazzo ingenuo, quasi divorato egli stesso da quel clima, quasi la violenza facesse parte del mondo intero, dell’intero mondo visibile ai suoi occhi in una vita di miseria dove anche una grande opportunità si rivela in tutta la sua terrificante essenza.
Un uomo che trova una vita di fuga dalla monotona vita che si è creato passando, dalla noia assoluta, all’orrore puro che il regista suggerisce con una regia fredda, con tempi rarefatti e con le figure inquietanti dei due coniugi che si calano sempre più nella nevrosi.
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Un ragazzo innamorato della fidanzata del fratello, una modella ed il suo amante, un barbone misterioso; vicende umane che avranno il loro fulcro in un lago di sangue.
Inarritu fa una rappresentazione della gente di borgata, l’incomprensibilità di un rapporto agli occhi di un ragazzo ingenuo, quasi divorato egli stesso da quel clima, quasi la violenza facesse parte del mondo intero, dell’intero mondo visibile ai suoi occhi in una vita di miseria dove anche una grande opportunità si rivela in tutta la sua terrificante essenza.
Un uomo che trova una vita di fuga dalla monotona vita che si è creato passando, dalla noia assoluta, all’orrore puro che il regista suggerisce con una regia fredda, con tempi rarefatti e con le figure inquietanti dei due coniugi che si calano sempre più nella nevrosi. Quasi il male non fosse più la città malfamata quanto l’uomo che quella città ha voluto e che poi ha voluto scalare ai suoi vertici, quasi la miseria, in ogni sua forma, non desse mai in fondo una vera via di fuga.
Il terzo episodio è un noir, i dialoghi serrati ed i personaggi sopra le righe si dipanano in sequenze tesissime, una matrioska di rivelazioni che porteranno alla beatificante redenzione tramite un’opera controversamente etica ed una confessione tuttaltro che santa, l’alienazione dalla società come unica salvezza e l’amore per un peccatore come unico rapporto possibile, qualunque sia questo peccatore.
Quasi una parabola sulle varie forme d’orrore in un dramma che pone l’uomo faccia a faccia con quanto è diventato, una parabola iperviolenta che trasporta i tre protagonisti quasi fossero lo stesso personaggio malgrado i diversi stati sociali e le diverse vicende affrontate, quasi quello che cercano non fosse quello che devono cercare, la cui ricerca poi porterà (seppur con serenità) ad una inevitabile rassegnazione.
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carloalberto
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mercoledì 17 marzo 2021
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triplice processo di individuazione
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Triplice processo di individuazione junghiano, con esiti diversi, dei protagonisti delle tre storie che si intrecciano nel film, originato da un evento traumatico sincronico, casuale ed unico, rappresentato dall’incidente d’auto che coinvolge due dei tre personaggi ed a cui assiste il terzo.
Il barbone, ex guerrigliero, sicario a tempo perso, vede la propria Ombra rispecchiata nel cane da combattimento, salvato e adottato, che sbrana istintivamente i cagnolini affettuosi di cui si circondava, prende quindi coscienza degli orrendi crimini commessi e va alla ricerca della propria Anima simboleggiata dalla figlia. La sua trasformazione psichica si esteriorizza nel taglio della lunga barba e dei capelli, il desiderio di conoscere sé stesso dagli occhiali a cui aveva rinunciato, e che mette adesso perché vuol “vedere” chi è.
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Triplice processo di individuazione junghiano, con esiti diversi, dei protagonisti delle tre storie che si intrecciano nel film, originato da un evento traumatico sincronico, casuale ed unico, rappresentato dall’incidente d’auto che coinvolge due dei tre personaggi ed a cui assiste il terzo.
Il barbone, ex guerrigliero, sicario a tempo perso, vede la propria Ombra rispecchiata nel cane da combattimento, salvato e adottato, che sbrana istintivamente i cagnolini affettuosi di cui si circondava, prende quindi coscienza degli orrendi crimini commessi e va alla ricerca della propria Anima simboleggiata dalla figlia. La sua trasformazione psichica si esteriorizza nel taglio della lunga barba e dei capelli, il desiderio di conoscere sé stesso dagli occhiali a cui aveva rinunciato, e che mette adesso perché vuol “vedere” chi è.
L’attrice incontra il proprio Animus e grazie ad esso esplora il suo inconscio, l’inquietante cunicolo sotto il parquet di casa, dove si è infilato il suo cane da compagnia, ovvero la propria parte emotiva, vince l’orrore di quel che trova sotto la superficie del proprio Io e attraverso il sacrificio della Persona, con cui si era fino ad allora identificata, cui viene amputata una gamba, inizia a cercare il proprio Sé nell’infanzia perduta raffigurato in una foto in bianco e nero in cui è ritratta bambina accanto alla madre. In Tristana di Bunuel l’analoga amputazione della gamba della protagonista significa egualmente il sacrificio dell’erotismo e del proprio Es, decisivo per avviare la catarsi interiore e l’ascesa, mediante sublimazione degli istinti, ad una vita spirituale superiore. Tuttavia, in questo caso il processo di individuazione fallisce. L’attrice, infatti, ridotta su una sedia a rotelle, piange nostalgicamente la scomparsa della propria Persona, la maschera con la quale aveva raggiunto il successo e l’illusoria felicità.
Il terzo personaggio parimenti fallisce nel proprio percorso, perché per giungere alla propria Anima, che lui intravede nella moglie del fratello, non riconosce la propria Ombra, rappresentata dal fratello stesso, ed, invece, di prenderne coscienza ed accettarla, tenta di sopprimerla.
L’unico processo riuscito è quello del barbone che, nell’ultima scena, inizia un nuovo percorso di vita insieme al suo cane, affrontando il futuro come un individuo oramai consapevole. Ha accettato, perché ha compreso, la sua Ombra e la porta con sé. Nel messaggio vocale che lascia nella segreteria telefonica della figlia, nient’altro che una confessione alla propria Anima, rinnega il suo passato di Persona, il terrorista che voleva cambiare il mondo con la violenza e prende atto che è stato un errore sacrificarla per un’ambizione idealistica che esasperando a dismisura le funzioni cerebrali ha posto al centro della sua vita la Ragione.
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cinephilo
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lunedì 19 novembre 2018
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uomini e cani differiscono forse molto?
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Un intreccio profondissimo di storie umane dove vengono messi a nudo istinto e brutalità di ogni persona quasi a sottolineare che noi uomini (intesi come genere umano) non siamo anime solidali e coese ma solo un branco di individualità arriviste e disposte a tutto pur di raggiungere i propri scopi. Già , un branco. Perché in ogni storia l'uomo non è mai da solo ma accompagnato da cani e talvolta ci è impossibile distinguere chi sia l'uomo e chi il cane tanto è identico il modo di agire e di comportarsi. Amores Perros si tratta, insieme a Birdman, del miglior film di Iñarritu con il quale il messicano mette a nudo la cattiveria intrinseca nel genere umano, che nonostante dovrebbe essere dotato di ragione, agisce brutalmente come neanche i cani, guidati dal solo istinto, sono in grado di fare.
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Un intreccio profondissimo di storie umane dove vengono messi a nudo istinto e brutalità di ogni persona quasi a sottolineare che noi uomini (intesi come genere umano) non siamo anime solidali e coese ma solo un branco di individualità arriviste e disposte a tutto pur di raggiungere i propri scopi. Già , un branco. Perché in ogni storia l'uomo non è mai da solo ma accompagnato da cani e talvolta ci è impossibile distinguere chi sia l'uomo e chi il cane tanto è identico il modo di agire e di comportarsi. Amores Perros si tratta, insieme a Birdman, del miglior film di Iñarritu con il quale il messicano mette a nudo la cattiveria intrinseca nel genere umano, che nonostante dovrebbe essere dotato di ragione, agisce brutalmente come neanche i cani, guidati dal solo istinto, sono in grado di fare. Il film sviluppa trame molto interessanti con lunghi piani sequenza e ritmi incalzanti quasi in stile tarantiniano ma con quel tocco, tipico di Iñarritu, che io personalmente preferisco.
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fabio57
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venerdì 22 gennaio 2016
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tosto
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Non sono mai stato in Messico, ma per quello che la cronaca odierna ci fa sapere, sembrerebbe proprio un paese difficile, tanto per usare un eufemismo. Il film ci spinge a fare una full immersion in quel contesto, dove incontriamo squallidi personaggi che si muovono in un ambiente sordido,degradato, laido, violento. Le loro storie sono drammatiche, crudeli, brutali. Buoni non ce ne sono, solo vittime di se stessi e degli altri. Il taglio del regista è iperrealistico e ricorda il nostrano Gomorra, gli animalisti se ne avranno per le scene di combattimento tra cani,ma in verità proprio loro sono gli involontari protagonisti del film.
tosto
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filippo catani
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domenica 7 giugno 2015
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tre storie a città del messico
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Città del Messico. Tre storie che partono parallele e finiscono per incrociarsi. Due ragazzi cercano di fare soldi con i combattimenti per cani. Una giovane e attraente modella vede la sua carriera stroncata da un incidente. Un senzatetto esegue omicidi su commissione e nasconde un tragico passato.
Film d'esordio del pluripremiato Inarritu che sullo sfondo della caotica capitale messicana inizia a prendere le mosse per quelli che saranno poi i suoi film successivi. Inarritu ci regala tre storie di ordinaria disperazione che finiranno per intersecarsi tragicamente. Sceneggiatura ottima, fotografia asciutta e una colonna sonora praticamente assente per un viaggio nei bassifondi dove la speranza non è affatto di casa.
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Città del Messico. Tre storie che partono parallele e finiscono per incrociarsi. Due ragazzi cercano di fare soldi con i combattimenti per cani. Una giovane e attraente modella vede la sua carriera stroncata da un incidente. Un senzatetto esegue omicidi su commissione e nasconde un tragico passato.
Film d'esordio del pluripremiato Inarritu che sullo sfondo della caotica capitale messicana inizia a prendere le mosse per quelli che saranno poi i suoi film successivi. Inarritu ci regala tre storie di ordinaria disperazione che finiranno per intersecarsi tragicamente. Sceneggiatura ottima, fotografia asciutta e una colonna sonora praticamente assente per un viaggio nei bassifondi dove la speranza non è affatto di casa. Alla fine delle vicende non ci sarà gloria quasi per nessuno così come succede nella vita reale ed è proprio questo il punto forte del film. Uno spiccato realismo che non ci risparmia nulla nelle inquadrature e nelle storie dei personaggi e nemmeno nel loro epilogo. Splendido esordio per quello che è diventato uno dei registi più apprezzati a livello mondiale.
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il befe
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martedì 10 marzo 2015
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capolavoro
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stefano rampani
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lunedì 15 aprile 2013
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disponibilità del film in dvd.
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E' da tempo che sto cercando la disponibilità del film in DVD, ma per quanto mi sono informato, risulta ormai irreperibile.
Sapreste darmi informazioni in merito, ed indicarmi a chi potrei rivolgermi per potermelo procurare?
Vi ringrazio.
Cordiali saluti
Stefano Rampani.
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marco governi
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giovedì 28 febbraio 2013
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incrocio
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La vita è governata dal caos e gli eventi si intrecciano in maniera incomprensibile (l'incidente all'incrocio del semaforo è l'incontro delle tre storie che si dispiegano nel film). Nessuno dei protagonisti delle tre storie si conosce, ma le loro vicende si condizionano in maniera reciproca. Unica costante il dolore che nella vita è elemento ineliminabile: naturale come bere e mangiare nella storia di octavio e susana, uno squarcio nella storia della modella, cercato e subito dal barbone. Solo i sentimenti (alcune volte animaleschi) danno la speranza di un futuro diverso, fors'anche non migliore
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