Amores perros |
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Un film di Alejandro G. Iñárritu.
Con Goya Toledo, Emilio Echevarria, Gael García Bernal, Alvaro Guerrero, Vanessa Bauche
Commedia,
durata 147 min.
- Messico 2000.
MYMONETRO
Amores perros
valutazione media:
3,86
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Cani tra disagi, superficialità ed errori.di Edoardo MazzaferroFeedback: 0 |
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lunedì 2 luglio 2007 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Come in 21 grammi e babel, anche amores perros è un film tripartito. Questa particolare tecnica narrativa permette ad Inarritu di veicolare simbolismi e meccaniche metaforizzanti su livelli decisamente inaspettati. Centrale in questo film, e già lo suggerisce il titolo, la figura del cane che in ciascuna delle tre parti rappresenta ottimamente l'animo dei protagonisti. Rabbiosi infatti i primi che, sfoderando in lotte i loro animali come sciabole rendono il peso del loro malessere interiore in una società incapace di educarli alla corretta visione della realtà. Personaggi assolutamente scevri di carica empatica cui manca del tutto il rispetto per la vita in ogni sua forma, rispetto dovuto a causa dell'eccezionalità e della forza atta alla sopravvivenza che ogni essere vivente porta con se. Il cane del secondo episodio è un animale non troppo sveglio, indifeso. Come la modella cui appartiene che troppo basa la sua immagine sull'esteriorità, vittima di una società che si illude di controllare ma da cui è assolutamente controllata. Metafora brillante della donna odierna, una donna cresciuta dalla società (e dagli uomini) come un oggetto (si guardi criticamente il ruolo della donna in tv) ma che alla società (ed agli uomini) giustamente si ribella anche se, spesso, in maniera erronea. Nel terzo episodio le figure canine sono quasi errabonde, randagie, come il loro proprietario. Egli aspetta il momento della redenzione (simboleggiato splendidamente dalla sua ripulitura fisica e dal suo mancare l'ultimo compito da killer), redenzione che alla fine vi sarà. Da notare che il terzo episodio, pur sembrando apparentemente il più pessimista dei tre, è quello in cui maggiormente si intravede un segno di speranza. Per dirla insomma con De Andrè, "dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior". In definitiva un'ottimo film. Qualcuno ha sostenuto difficile vederlo a causa di certe scene, le lotte tra cani. Si tenga in debito conto comunque che esse non sono reali e vengono soltanto accennate ma, sopratutto, con forza condannate così come, con la stessa e maggiore forza, condanna Inarritu le istanze causanti i disagi, le superficialità e gli errori dei tre principali protagonisti. Un film di cui non si può sentir parlare, si deve necessariamente vivere.
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