La sottile linea rossa

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Un film di Terrence Malick. Con Sean Penn, Jim Caviezel, Nick Nolte, Elias Koteas, Ben Chaplin.
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Titolo originale The Thin Red Line. Guerra, Ratings: Kids+16, durata 170 min. - USA 1998. MYMONETRO La sottile linea rossa * * * - - valutazione media: 3,28 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

andiamoci piano Valutazione 3 stelle su cinque

di paleutta


Feedback:
lunedì 16 febbraio 2009

Capolavoro mi sembra un termine esagerato, così come definirlo scadente non gli rende il dovuto merito. E' un film a mio modo di vedere poco omogeneo, alterna momenti di azione (i migliori) di buona fattura, molto emozionanti a momenti onirici-filosofeggianti a volte un pò troppo pretestuosi. Stupenda la fotografia che avrebbe meritato l'oscar (solo quella). Manca di ritmo, pecca poco perdonabile in un film di guerra e non coinvolge sufficientemente nella sue continue pause di riflessione di alcuni dei suoi protagonisti. Si percepisce lo spessore dell'opera, diretta da un regista fuori dagli schemi che fa il cinema come lo sente senza farsi troppo influenzare dalle esigenze commerciali e questo è sicuramente un suo merito. Il risultato però non paga fino in fondo e il film risulta prolisso in molte parti. Peccato. Il cinema d'introspezione ha visto ben altre vette e in questo caso si è rovinato il buono che c'èra nella parte "attiva" del film.

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francesca martedì 17 febbraio 2009
i veri capolavori sono i primi due
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Il cinema di Malick non assomiglia a quello di nessun altro."La sottile linea rossa" è un film faticosamente etichettabile,difficile. L'ho visto una prima volta,ho ammirato anch'io la splendida fotografia,l'idea di fondo,ma mi ha trasmesso una certa pesantezza,non mi ha lasciato la voglia di rivederlo.Trascorso un bel po' di tempo,ho riflettuto:forse qualcosa mi era sfuggita,non l'avevo afferrata,e l'ho rivisto.Questa seconda volta mi sono maggiormente concentrata sulle famose "voci" e, contemporaneamente,ho ripensato ad altre opere nelle quali lo spettatore era spinto a produrre riflessioni autonome,messo di fronte a silenzi o immagini...Perchè Malick opera la scelta di sostituire i nostri "cervelli" con quelli dei vari personaggi,qui come in "The new world"?Ho ammirato molto i due suoi primi film,omogenei, ben recitati,visivamente incredibili e riguardabilissimi,nei quali la voce off aveva un ruolo comprensibilissimo,lo stimo e vorrei poterglielo chiedere. [+]

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paleutta martedì 17 febbraio 2009
già che ci sei
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fatti offrire anche un caffè. In genere non amo molto il cinema dove si "ascoltano" i pensieri dei protagonisti. Tanto per fare un esempio è molto più bella la versione director's cut di Blader Runner, quella senza il lieto fine e senza il pensiero ad alta voce di Deckard rispetto a quella ruffiana voluta dalla casa di produzione.Le riflessioni sono stimolanti se sono autonome e non imboccate. Il film di cui stiamo parlando sarebbe stato molto più bello senza le riflessioni e i ricordi patinati. Adesso mi sto attrezzando per vedere i primi due e poi ti farò sapere cosa ne penso, ciao.

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andrea mercoledì 18 febbraio 2009
la voce over
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La voce over, che chiamiamo voce fuori campo (ma fuori campo è anche quella che sentiamo se si inquadra qualcosa e il personaggio non è in campo, perdonatemi la digressione ma è un argomento che mi sta a cuore) è tipica di quelli che io chiamo registi-scrittori, cioè quei cineasti che hanno il loro punto di forza nella sceneggiatura e che, forse in modo invadente, tendono a far sentire spesso il loro piacere per la narrazione, accostandosi molto a quella di tipo letterario. In questa categoria di registi inserirei Truffaut, Allen e Bergman innanzitutto. Poi altri li chiamo registi-musicisti, che puntano tutto sul montaggio (Scorsese, Hitchcock, eccetera), e altri ancora registi-pittori, i quali danno il massimo nell'aspetto visivo, cioè fotografia e scenografia (Fellini, Gilliam, Burton e così via). [+]

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francesca mercoledì 18 febbraio 2009
grazie,forte e con poco zucchero
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Lo bevo volentieri dopo 6 ore trascorse con i miei 24 scalmanati e nell'attesa di sapere cosa pensi riguardo gli altri due film.Andrea:vero che in gergo cinematografico la voce fuori campo può essere chiamata anche voce off o ho detto una boiata?Mi è piaciuto molto il modo in cui hai classificato i vari registi,dà un'idea chiara e immediata del loro stile.Concordo con quanto hai affermato in merito all'uso delle voci over,ma sai che se dovessi inserire Malick in una delle tue categorie farei un po'fatica?La stessa cosa avviene con David Lynch,per esempio...Pittori?Mah..riduttivo..Fondiamo una nuova categoria:i registi filosofi-psichiatri..

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paleutta mercoledì 18 febbraio 2009
le commistioni
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non mi hanno mai entusiasmato, in nessun campo. Se leggo un libro non ho bisogno delle figure, se guardo un dipinto non sento il bisogno di una colonna sonora o di una spiegazione a piè di tavola e potrei fare cento altri esempi. Se in un film c'è un momento di riflessione, non amo molto sentire i pensieri ad alta voce. Un bravo regista sa creare le suggestioni, in qualche modo far "leggere" i pensieri e non è detto che debba essere una lettura scontata, anzi è bello scoprire la loro natura in base alle gesta, alle espressioni del viso e del corpo dei protagonisti. L'esempio che ho già citato di Blade runner è emblematico di quello che voglio dire. E' molto più suggestiva ed intrigante la director's cut. [+]

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paleutta mercoledì 18 febbraio 2009
c'è da dire
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per esattezza che nel caso di questo film, i pensieri oltre che prendere voce diventano anche immagini ed io ci ho colto un che di troppa capziosità che non mi aspetterei da un regista atipico come Malik Maluk

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francesca mercoledì 18 febbraio 2009
spazi sconfinati
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Anch'io credo che le voci fuori campo possano starci se non bloccano la mente di chi guarda;in alcuni film sono discrete,stimolanti e funzionali alla narrazione.Qui,invece,sono invasive e(è vero!),richiamano anche delle immagini..Nel caso di "Blade Runner" concordo nel ritenere che questo espediente non aggiunge nulla,anzi..Le suggestioni..sapete a cosa ho pensato?Alla scena di caccia di "Il cacciatore":Michael e il cervo..La magia di quella scena non necessita di ulteriori spiegazioni,ma Cimino non è un regista scrittore...

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andrea mercoledì 18 febbraio 2009
per francesca e paleutta
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La voce off è la voce fuori campo, sì. Comunque la voce narrante va benissimo se non è invasiva ma come ho detto è una peculiarità dei registi che sono anche grandi sceneggiatori e quindi amanti del dialogo e del monologo in particolare. C'è un approccio molto più teatrale al cinema, da kammerspiel, "teatro da camera", in questo caso: può capitare che nello spazio di una o due camere si svolga un film intero e allora in quel caso il parlato diventa il perno di tutto. Poi ci sono registi come Lynch, che ha citato prima Francesca, che, puntando tutto sul visivo e sul sonoro (infatti "registi-pittori" è riduttivo, ma è per indicare solo la loro peculiarità) non si servono troppo delle parole e fano dei film più prettamente "cinematografici", inconsci, sensoriali. [+]

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paleutta mercoledì 18 febbraio 2009
brava francesca
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dio bono, riesci sempre a mettere la ciliegina sulla torta, l'esempio della caccia la cervo è la sintesi perfetta di quello di cui stiamo parlando.

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paleutta mercoledì 18 febbraio 2009
andrea
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quando parlo di silenzi, non intendo una negazione alla parola nel cinema, anzi. Il cinema è fatto di immagini, suoni, rumori parole ed ogni ingrediente è funzionale al prodotto finale.Non è che ritenga il film muto più meritorio di quello parlato.Il monologo lo vedo adatto al teatro, sinceramente nel cinema mi suona un pò stonato a meno che non si tratti di un film teatrato e allora rientra(per me)nella categoria delle commistioni di cui sopra. La voce fuori campo la trovo accettabile se è funzionale alla struttura del film, alla sceneggiatura, per descrivere cambi di situazione o salti temporali o qualsivoglia altra situazione difficile da descrivere con il linguaggio filmico. La trovo stucchevole se mi fa sentire i pensieri o le emozioni dei protagonisti, questi mi piace evincerli per conto mio. [+]

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andrea giovedì 19 febbraio 2009
io sono un per un uso creativo...
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...e magari insolito della voce narrante. Quando magari nelle immagini si vede una cosa e le parole dicono qualcosa in più o qualcosa in meno, o qualcosa di diverso. Voglio dire, non deve essere meramente descrittiva e illustrativa, se c'è deve aggiungere qualcosa e farlo in modo creativo. A volte riesce a regalare alla sequenza anche una certa eleganza, come ne "L'uomo che amava le donne" di Truffaut (film che piace tantissimo a Reiver), che è tutto raccontato, ma in modo piacevolissimo. Ora che ci penso ti invio una clip del film, così forse capisci che intendo. Cronenberg fa parte dei registi-pittori, secondo me, o come ha detto Francesca, dei registi-psichiatri, eheh

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andrea giovedì 19 febbraio 2009
un altro esempio
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Nei film dei Coen la voce narrante è molto creativa, vedi quando nel Grande Lebowski addirittura sbaglia e si corregge! Se è così a me piace molto, dà un tocco in più, soprattutto se si tratta di fare dell'ironia. Anche ne "L'uomo che non c'era" è essenziale ed usata benissimo, dipende sempre da chi è che la scrive.

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reiver giovedì 19 febbraio 2009
la voce narrante
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Bellissimo dibattito...Concordo con i concetti che avete espresso,dipende sempre da come si usa.Per esempio alcuni film di Ford (tipo "I cavalieri del nord-ovest") sono un pò "macchiati" da una voce narrante che sembra uscita dalle pagine del Manzoni,eh eh eh...

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reiver giovedì 19 febbraio 2009
palè bravo,conciso e severo
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Io le stellette le distribuisco con generosità,tanto non si pagano,eh eh eh...In ogni caso la tua recensione mi trova in quasi totale sintonia,fermo restando che dovrò analizzare meglio la cinematografia di Malick.Ti ringrazio per avermi consigliato quel cinema dalle tue parti dove danno "Appaloosa",nel fine settimana lo vedrò in tutta calma...Il western,lo dico sempre,è una cosa seria,proprio come i film comici.

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paleutta giovedì 19 febbraio 2009
mannaggia
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andrea te riesci sempre a tirare in ballo film che non ho visto o almeno non di recente, ma lo fai apposta? Scherzo lo sai. Quando si parla di queste cose in effetti si rischia di dire una cosa con decisione e poi realizzare che in alcuni casi è vero anche il suo contrario. Rimanendo nell'ambito di questo film ho trovato disturbanti le troppe digressioni di immagini e pensieri. Diciamo che non sono ben amalgamate con il resto, un sorta di maionese impazzita.Amo tutti i film del regista-pittore Cronenberg, persino l'incomprensibile Pasto Nudo del quale ho invano tentato la lettura dell'omonimo romanzo di Burroughs. Incuriosito dalla visione del film ho provato a leggerlo ma la mia passione per l'inconsueto ha trovato un limite incalicabile, ho dovuto alzare bandiera bianca. [+]

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paleutta giovedì 19 febbraio 2009
reivè sono curioso
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di sentire il tuo giudizio di Appaloosa, sono convinto che rimarrai stupito. In quel cinema dalle mie parti danno un sacco di film, anche le ultime uscite e si paga poco...

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francesca giovedì 19 febbraio 2009
grazie,paleutta per il "brava",ma..
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.."Questo non è il Vietnam,ci sono delle regole!"."Il Grande Lebowski" è troppo forte!!La voce del cowboy,in questo caso,è spassosa e aiuta anche a riflettere...Se penso a questo film rido,non c'è niente da fare..La caratterizzazione degli attori mi fa schiattare dalle risate:Jesus con la tutina lilla,Goodman con la fissa del Vietnam e dell'ex moglie,Buscemi nell'urna cineraria,Drugo e i suoi Creedence,il White Russian,gli spinelli... Irresistibile!

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andrea giovedì 19 febbraio 2009
lebowski è uno stile di vita...
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...più che un film, perciò è diventato un cult. Non è un caso se ho lebowskizzato molti miei amici, che adesso mi chiamano senza motivo Drugo, hahahaha... ma questa è un'altra storia.

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paleutta giovedì 19 febbraio 2009
il grande lebowsky
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lo devo rivedere, ce l'ho in dvx passatomi da un collega. Avevo cominciato a vederlo ma forse non era la serata adatta, non so, al di là di una simpatica bizzarria dei personaggi non ho trovato molto di più e confesso di essermi addormentato vedendolo. Ripeterò l'operazione e cercherò di dare una opinione un più articolata. La prima impressione però è stata un pò così...un film che mi pasava accanto, non mi ha preso molto.

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andrea venerdì 20 febbraio 2009
è un film in cui...
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...bisogna entrare pian piano, anch'io l'ho afferrato meglio alla seconda visione. Comunque rivedilo perché la seconda parte è proprio la più bella.

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francesca venerdì 20 febbraio 2009
andrea-drugo?non si finisce mai di...
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..conoscere gli altri..ah,ah.Cavolini di Bruxelles!Paleutta,ho visto "Appaloosa" e...mi è piaciuto. Temi classici(dovere,onore,cambiamenti sofferti ma essenziali),personaggi ben delineati,critica sociale(vedi,metamorfosi del cattivo ed evoluzione della cittadina..),amicizia virile, interessante ruolo della figura femminile:insomma,sono rimasta piacevolmente sorpresa.Magari ne parliamo meglio più avanti,devo scappare.

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francesca venerdì 20 febbraio 2009
anzi..
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..aspettiamo,giustamente,Reiver.

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andrea venerdì 20 febbraio 2009
per francesca
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Sì, c'è un amico in particolare che mi chiama Drugo ma io non ho niente in comune con quel personaggio, né l'aspetto fisico (per fortuna, eheheh) né il modo di vivere. Diciamo che, però, mi piacerebbe essere spensierato in quel modo e a volte ci riesco pure, e forse questo è un punto di contatto...

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paleutta venerdì 20 febbraio 2009
frangesca
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ho dato una sorta di preview a Rabbia giovane, ovvero Badlands di Malick Maluk (ma perchè debbono sempre tradurre storpiati i titoli inglesi dei film??). Lo vedo subito quando un film mi piace e questo è uno di quei casi. A parte il bravissimo Martin Sheen c'è una Sissy Spacek da urlo. Appena lo avrò visto ne riparliamo.

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francesca venerdì 20 febbraio 2009
spensieratezza
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Ti immaginavo già in ciabatte e vestaglia scorrazzare candidamente per la Sapienza,con i capelli raccolti per il bowling : un' immagine a dir poco inquietante...ah,ah. E' una buona cosa riuscire ad essere spensierati,il messaggio del film è un po' anche questo. Ci angustiamo l'esistenza con mille complicazioni,ma ne vale davvero la pena? Tutto scorre e ciò che deve essere sarà. Dirlo è facile..

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francesca venerdì 20 febbraio 2009
baleutta
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L'hai vista la Sissy? E il Martin? Mi dirai, mi dirai.. Sì,effettivamente "La Rabbia Giovane" non c'entra un fico secco con il bellissimo titolo originale "Badlands",cioè gli sconfinati spazi fra il Sud Dakota e il Montana. Trovo il secondo molto più poetico.

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paleutta venerdì 20 febbraio 2009
ah ah ah ah bauletta!
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mi hai fatto schiantà! sei raffreddata? il mio frangesca è detto un pò alla ciocara e non chiedermi il perchè che non saprei dartene un motivo. Mi suona simpatico

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andrea venerdì 20 febbraio 2009
francesca
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Ce ne sono di soggetti così alla Sapienza! In effetti non vale la pena di farsi tanti di quei problemi inutili che invece ci riempiono le giornate. Un messaggio del genere lo dà anche un film molto sottovalutato di Allen, "Anything Else", titolo che sta a spiegare che quando cominciamo a farci troppi problemi di tipo quotidiano o filosofico, bisogna tranquillizzarsi e pensare che, in fondo, ognuno di quei problemi è "come tutto il resto", "like anything else"... e di conseguenza, non dobbiako perdere tempo a cercarne la soluzione, dato che è un po' tutto senza un preciso senso in questa vita.

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paleutta venerdì 20 febbraio 2009
volevo dire
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ciociara...boia deh da un pò di tempo mi perdo le lettere

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francesca sabato 21 febbraio 2009
francesca alla ciociara è carino,sì..
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..,ma anche Paleutta alla Mammy di via col vento non è per niente male...

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francesca sabato 21 febbraio 2009
andrea
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E' proprio così, tutto in questa vita non ha un preciso senso,lo sottoscrivo,siamo noi ad attribuire importanza agli oggetti, alle azioni, ai traguardi. Credo,tuttavia,sia essenziale farlo,un progetto di vita,qualunque esso sia,va tracciato e seguito con impegno,proprio per dare un senso alla nostra esistenza.Ma dovremmo sempre ricordarci che non possiamo controllare molte variabili.Altri due film che parlano di spensieratezza e variabili incontrollabili sono "Il Grande Freddo" (la colonna sonora è super!) e l'eccentrico "Harold e Maude",con la bella colonna sonora di Cat Stevens.

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andrea sabato 21 febbraio 2009
hai ragione
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Dobbiamo investire i nostri sforzi in un obiettivo, in qualcosa che dia un senso a ciò che non ne ha, a meno che non si abbia una visione provvidenziale di tutto, che io non ho. "Harold e Maude" non l'ho visto, ma devo assolutamente farlo, ho sentito sempre parlare bene di questo film di Ashby e sono molto curioso. Il fatto che ti sia piaciuto è una garanzia in più.

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paleutta domenica 22 febbraio 2009
frangesca
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ho visto La rabbia giovane...Non so bene come giudicarlo, un film che per il periodo in cui è uscito era sicuramente abbastanza "avanti" come tipologia. La violenza proposta in quel modo nichilista quasi come se fosse una cosa inevitabile e in qualche modo giustificata dalle situazioni è sicuramente una chiave espressiva potente ed originale sempre senza perdere di vista l'anno di uscita. Oggi un film del genere sarebbe sicuramente un deja vu. Si nota anche qui la passione per le immagini, i paesaggi e la natura di Malick elementi forse preponderanti rispetto alla vicenda umana che sembra più di contorno al resto piuttosto che il viceversa. Il titolo Badlands è sicuramente più indicato a descrivere il film rispetto alla rabbia giovane, io di rabbia ne ho vista poca, anzi ho percepito piuttosto una sorta di razionalità delirante. [+]

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francesca domenica 22 febbraio 2009
kit e holly
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La forza di questo film sta ne rappresentare una vicenda alla Bonnie e Clyde,ispirata ad un fatto di cronaca,con un senso dell'assurdo fiabesco. Nelle molteplici scene di violenza i due protagonisti sembrano distaccati,quasi stessero girando un film nel film. Kit(secondo me un bravissimo Sheen) si atteggia a nuovo James Dean e ha una sua "morale",Holly (un'eccezionale Spacek) lo segue passivamente,all'inizio sembra turbata,ma poi diventa quasi indifferente. Questa dimensione surreale emerge continuamente,dalla creazione della casa sull'albero,alla danza notturna nel bel mezzo delle Badlands. Poi ci sono delle scene visivamente ed emotivamente molto forti: la casa in fiamme,l'assassinio del cane e del padre,la bellezza selvaggia delle Badlands,il finale. [+]

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paleutta domenica 22 febbraio 2009
nz, no
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non l'ho riconosciuto Malick Maluk, ha fatto un cammeo (si scrive con una emme o con 2?) alla Hitchock? In quale punto?Lo vado a rivedere tanto ce l'ho scarrellato, sono curioso.

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francesca domenica 22 febbraio 2009
maluk c'è...
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Malick Maluk (Bracardi ci farà pagare il copyright?) appare nel ruolo dell'uomo,il tappezziere,se non ricordo male,che bussa alla porta del villone durante il sequestro.. Cameo o cammeo par mi lè istess. Forse il primo è più corretto in gergo cinematografico. Prima ho perso anch'io una lettera: "nel" non "ne".

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paleutta domenica 22 febbraio 2009
cameo
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però forse è più attinente con un budino al cioccolato (quant'è che non mangio il budino....). E' vero ho rivisto il pezzo, l'ho confrontato con la foto su Mymovies dove c'ha la barba però, sembra proprio lui. Ora c'ho li pronto I giorni del cielo così completo la quadrilogia.

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