no_data
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lunedì 21 novembre 2022
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un film di allen col personaggio "tipico".
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Il 1997 non e' stato, biograficamente considerando, un periodo positivo per l'attore-regista Allen: dissapori coniugali - il vendicativo libro di Mia Farrow - contrasti per il mantenimento dei figli. Ne abbiamo la riprova in questo film, dove appare un bambino e Harry Block viene affrontato dalla partner. "Harry, come lui, ha avuto - contando Soon Yi - scrive Baxter nella bella biografia del regista, tre mogli e sei strizzacervelli. I problemi con analisi, prostituzione, figli perduti, divorzio, riguardanti sia la vita reale che la fiction, vengono esibiti con feroce crudezza". E tra vita reale e fiction si muove appunto il personaggio di Harry Block, scrittore con "blocco" realizzativo, che nel finale ritrova, quasi pirandellianamente, tutti gli altri personaggi, lieti di essere stati "inventati" da lui.
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Il 1997 non e' stato, biograficamente considerando, un periodo positivo per l'attore-regista Allen: dissapori coniugali - il vendicativo libro di Mia Farrow - contrasti per il mantenimento dei figli. Ne abbiamo la riprova in questo film, dove appare un bambino e Harry Block viene affrontato dalla partner. "Harry, come lui, ha avuto - contando Soon Yi - scrive Baxter nella bella biografia del regista, tre mogli e sei strizzacervelli. I problemi con analisi, prostituzione, figli perduti, divorzio, riguardanti sia la vita reale che la fiction, vengono esibiti con feroce crudezza". E tra vita reale e fiction si muove appunto il personaggio di Harry Block, scrittore con "blocco" realizzativo, che nel finale ritrova, quasi pirandellianamente, tutti gli altri personaggi, lieti di essere stati "inventati" da lui. Pure Harry, a tratti, diviene "sfocato", fuori fuoco, esprimendo lo smarrimento della personalita' - c'e' pure la "discesa all'inferno", rappresentato come un "night-club" con perversioni sessuali - nella societa' d'oggi. Sembrerebbe dispersivo discorrere di questo e di altri films dell'Allen della maturita' senza ricercare, scrive nel bel saggio su Allen Gianni Bortolussi - "L'umorismo disperante di Woody Allen nella figura dello Shlèmiel ebraico " - temi, modi ed evoluzione "di quella figura della "commedia dell'arte ebraica" , che ne e' diventata quasi l'emblema, raffigurante la storia degli ebrei nei tempi moderni e che con qualche forzatura forse potrebbe assurgere a metafora dell'intera condizione umana: lo "shlèmiel". Questa figura, continua Bortolussi, "puo' diventare un utile "medium" alla conoscenza delle opere / degli intellettuali di origine israelita /, una chiave in grado di aprire le porte della loro identita' ebraica". Basterebbe, a conferma di questa tesi, la sequenza delle scenate della partner con il protagonista, ridotto a "maschera" di individuo in crisi e incapace di replicare. Si puo' tuttavia osservare che qui l'umorismo di radice ebraica lascia il posto ad una successione di situazioni appunto da "loser" o antieroe, che non fanno che confermare un'amara e disincantata visione della vita.
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steffa
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lunedì 17 febbraio 2020
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se potessi darei un punteggio di 4,5 su 5, a mio avviso è l'ultimo vero film di e con Allen che riesce a tasmettere una certa genuina energia , molto piacevole, complesso e divertente
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greatsteven
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sabato 20 ottobre 2018
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la via crucis paranoica d'un romanziere.
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HARRY A PEZZI (USA, 1997) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da WOODY ALLEN, DEMI MOORE, BILLY CRYSTAL, ROBIN WILLIAMS, RICHARD BENJAMIN, JUDY DAVIS, AMY IRVING, ELIZABETH SHUE, KIRSTIE ALLEY
Tre volte sposato, in cura presso sei terapeuti, un sacco di amanti con cui s’è goduto innumerevoli amplessi randagi, Harry Block è uno scrittore in crisi, cinico, ossessionato dal sesso, che cerca di raccontare la sua vita – mediocre e fallimentare – di sessantenne ebreo, nei propri libri, scrivendone giustappunto uno in cui narra le sue avventure erotiche e le rotte di collo coniugali. Malgrado tenti di mettere ordine nel caos della propria esistenza autodistruttiva, non s’accorge che perfino i suoi migliori amici stanno trasformandosi nei suoi peggiori nemici.
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HARRY A PEZZI (USA, 1997) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da WOODY ALLEN, DEMI MOORE, BILLY CRYSTAL, ROBIN WILLIAMS, RICHARD BENJAMIN, JUDY DAVIS, AMY IRVING, ELIZABETH SHUE, KIRSTIE ALLEY
Tre volte sposato, in cura presso sei terapeuti, un sacco di amanti con cui s’è goduto innumerevoli amplessi randagi, Harry Block è uno scrittore in crisi, cinico, ossessionato dal sesso, che cerca di raccontare la sua vita – mediocre e fallimentare – di sessantenne ebreo, nei propri libri, scrivendone giustappunto uno in cui narra le sue avventure erotiche e le rotte di collo coniugali. Malgrado tenti di mettere ordine nel caos della propria esistenza autodistruttiva, non s’accorge che perfino i suoi migliori amici stanno trasformandosi nei suoi peggiori nemici. Redigendo il suo libro autobiografico, Harry ha messo in crisi tutti. Il mondo viene a conoscenza del fatto che ha sedotto i pazienti di una delle consorti, che ha rapporti con la cognata, che detesta sua sorella e altre turpitudini su questa falsariga. Nessuno gli vuole più bene. Meno male che la sua vecchia università ha deciso di onorarlo. Se non altro, una magra compensazione per il blocco creativo che è testé sopraggiunto. Non manca neppure la ragazzina che lo abbandona, insieme agli analisti che lo denigrano e addirittura ad una visita, nel sottofinale, all’Inferno, in quanto Harry reputa di meritarselo, giacché si considera l’essere umano più abietto dopo Hitler, Goerings e Goebbels. Con i titoli di testa introdotti dal testo sempre col medesimo carattere e sempre con la consueta base musicale jazzistica, è il film con cui il regista newyorkese supera sé stesso battendo un paio di record: si tratta sia della pellicola in cui la sua abituale mistura di ironia e ferocia esplode con la maggiore efficacia espressivo-narrativa, sia l’opera in cui le origini semite di Allan Königsberg (questo il suo vero nome) fanno sentire il proprio peso mediante l’accumulo di gag tragicomiche che prendono in giro le tradizioni del popolo ebraico pur senza offenderle. Riguardo al primo dei punti sopracitati, la nevrosi dei personaggi di Allen, qui, arriva come una bomba nucleare dal cielo e si rivela la carta vincente di una commedia che galoppa in modo estremamente vivace e a briglia sciolta verso un duplice significato che dà un senso all’importanza dell’arte letteraria e valorizza il bisogno d’affetto degli esseri umani, malgrado tutte le tentazioni che possono blandirli, come dimostrano le numerosissime sequenze di Deconstrunting Harry che colgono il bersaglio al centro grazie alla loro spassosità agrodolce. Con la voce sempre funzionale di Oreste Lionello che lo fa parlare a manetta, Allen costruisce su di sé il suo personaggio più biasimevole, un erotomane «codardo, vanesio, bugiardo e incline alla violenza» che fa della sua mancanza di pudore una ragione di vita, destrutturando l’esistenza di chi lo circonda tramite la narrazione dei loro sentieri sentimentali nei propri romanzi, e proprio qui emerge con tutta la sua forza l’idea intelligente di alternare il tempo presente della storia con la finzione nella finzione, ovvero la rappresentazione delle persone che Harry ha conosciuto travisate dalla sua balorda immaginazione. Da antologia il discorso con la sorella che, fra il patetico e il retorico, bolla il protagonista con un’accusa di «cinismo, sarcasmo e orgasmo» che riassumerebbe, secondo il parere obiettivamente realistico di lei, la concezione della vita di lui. Impagabili le sequenze in cui la seconda moglie inveisce contro Harry, vomitandogli addosso tutte le veemenze possibili sapendo di essere nel giusto e al tempo stesso sorpassandolo in quanto a incontenibile isteria comportamentale. Geniale la trovata di riprendere (e qui la collaborazione col direttore italiano della fotografia Carlo Di Palma ha fatto scintille) R. Williams "fuori fuoco", che nel film interpreta un attore il quale, a causa di questa sua inusuale caratteristica, dev’essere guardato dai famigliari attraverso delle lenti oculari speciali. Utile pure il montaggio che spesso interrompe con scatti le scene per enfatizzare l’andamento adrenalinico della vicenda, per non rallentare la magnificenza dei tempi comici, stupendamente rispettati. Bravissima D. Moore. Ma anche B. Crystal, nel ruolo del romanziere collega di Allen, si distingue per un’interpretazione che, per quanto gli faccia conservare la solita tranquillità recitativa, lo dipinge come un mentore del personaggio principale più giovane di lui che, nella discesa agli inferi di quest’ultimo, lo vede come re degli stessi, poiché ha avuto più successo di Block nelle relazioni sentimentali (soffiandogli un amore fugace con un matrimonio!) e vede le proprie esperienze in modo positivo perché non perde tempo a complicarsi le giornate ingozzandosi di pillole antidepressive e pagando prostitute che vengano a casa sua. L’esatto opposto di Harry (anch’egli in una sequenza fuori fuoco, una delle tante in cui ammette la propria irresponsabilità) che pare veramente un caso disperato che nessuno psicanalista può correggere. Prodotto come d’abitudine da Charles H. Joffe e Jack Rollins. Quando Block è incarcerato in custodia cautelare per aver rapito un bambino e viene visitato da Larry (Crystal) con la moglie appena sposata, poco prima che sogni di ricevere l’onorificenza di cui stava per essere insignito, salvo poi subire un arresto per il reato commesso e denunciato dalla madre del fanciullo, compare nella particina di un secondino Tony Sirico, il futuro Paulie Gualtieri de I Soprano.
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inesperto
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domenica 27 luglio 2014
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ottimo allen
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Uno scrittore ripercorre i pezzi della propria vita attraverso i racconti che scrive. Mille errori e tradimenti, il tutto condito da un umorismo notevole. Ci si piega spesso dalle risate. Dal punto di vista della comicità è sicuramente fra i film migliori di Allen. La parte in cui Robin Williams è l'unico sfocato in un contesto perfettamente a fuoco è davvero esilarante.
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trimegisto85
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lunedì 22 aprile 2013
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ricomponendo il puzzle si vedono le stelle
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Uno scrittore in crisi, che scopre il blocco della sua creatività in un momento sempre più complesso della sua vita, da sempre sulle righe; quando i nodi vengono al pettine Harry Block perde la sua identità e, come conseguenza, il suo essere artista, creatore di immagini e storie: dopo aver superato indenne ed egoisticamente tre matrimoni, svariate storie e tradimenti, pillole, prostitute e alcol si trova ad uno snodo quando la sua ultima fiamma, di cui si sente innamorato, sta per sposarsi con il suo alter ego fascinoso, meno talentuoso ma più vivo (Billy Crystal), proprio quando sta per ricevere un'onorificenza dal mondo accademico (troppo inquadrato) che lo aveva cacciato.
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Uno scrittore in crisi, che scopre il blocco della sua creatività in un momento sempre più complesso della sua vita, da sempre sulle righe; quando i nodi vengono al pettine Harry Block perde la sua identità e, come conseguenza, il suo essere artista, creatore di immagini e storie: dopo aver superato indenne ed egoisticamente tre matrimoni, svariate storie e tradimenti, pillole, prostitute e alcol si trova ad uno snodo quando la sua ultima fiamma, di cui si sente innamorato, sta per sposarsi con il suo alter ego fascinoso, meno talentuoso ma più vivo (Billy Crystal), proprio quando sta per ricevere un'onorificenza dal mondo accademico (troppo inquadrato) che lo aveva cacciato. E' un uomo a pezzi perché si è perso nella sua verità tutta personale fatta di cinismo, verità sputata in faccia, ricerca della felicità e della realizzazione. Quella artistica (il blocco dello scrittore) è solo la manifestazione di questo smarrimento: lotta con le sue origini ebraiche, accolte ma non difese a spada tratta; distanza dalla famiglia (il rapporte con il padre incrinato dalla sua nascita, causa della morte della madre); riconcigliazione mai cercata con le ex-mogli che subiscono una forte personalità che vuole realizzarsi al di sopra di ogni compromesso; paura di perdere il rapporto con il figlio, unico amore della sua vita ("ma amare un bambino è facile").
Harry è semplicemente fuori fuoco (come l'attore di un suo racconto), sa chi è ma non capisce perché i conti non tornano nella sua vita, visto che anche gli altri non riescono a vedere chi sia realmente.
Sarà proprio nei giorni precedenti al suo riconoscimento accademico che si dovrà confrontare con le ombre del suo passato, lasciarle libere e liberare di nuovo se stesso.
Allen crea un capolavoro che non credo sia ulteriormente perfettibile: non ricordo un momento in cui ho pensato di poter criticare una scena; anche il racconto narrativo ha una struttura del tutto particolare ma quanto mai funzionale a raccontarci le varie anime di Harry: sfruttando i racconti brevi che il nostro scrittore ha composto e alcuni passi dei suoi romanzi si ricostruiscono i momenti centrali della sua vita passata, gli scontri che lo hanno fatto a pezzi; mentre nel viaggio verso l'ambito premio dovrà confrontarsi con tutte le comparse della sua vita che ha fatto soffrire (il cast è talmente completo che non serve elencare tutti gli interpreti, Chapeau).
Alla fine si scopre che il problema di Harry è Allen, il creatore di un personaggio a cui il regista si ostina a mentire come se fosse una qualsiasi delle sue ex-mogli: in questo senso è emblematica la scena in cui Harry incontra un suo personaggio (tratto da un romanzo autobiografico) che lo aiuta a far luce sul suo passato e sulle mosse future; solo dopo che sarà sceso nell'inferno del suo io capirà cosa fare e troverà la giusta verve, tornerà a riveder le stelle.
Per il resto c'è ironia, a volte pungente, svariate botte e risposte memorabili, momenti surreali kafkiani (che Allen richiama direttamente come suo modello nel film), divertimento esagerato che nasce dalla spregiudicatezza nel raccontare in maniera grottesca eventi che cambiano drammaticamente la vita di altre persone (la prima scena è un grande esempio): Allen è come un vagabondo in cerca di Dio (o meglio, di se stesso) che conosce l'impalcatura pericolante del mondo e, tuttavia, ci si muove sopra con agilità sicura e leggera alla ricerca di una promessa di assoluto a cui cede pur sapendo che non verrà mantenuta.
A noi basta seguire questo funambolo della vita come se fossimo in un circo e applaudire quando si spengono le luci.
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simone consorti
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mercoledì 6 marzo 2013
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il blocco di harry
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Concentrato di temi cari a Woody Allen, dalla psicanalisi all’Ebraismo, dai rapporti coniugali alla differenza d’età in amore, passando per la tematica della creazione legata al suo opposto: il blocco dello scrittore. Il protagonista si chiama appunto Block(nomen omen) e non riesce più a scrivere. Le sue opere sono fortemente autobiografiche e la loro pubblicazione gli ha procurato numerosi problemi sentimentali. Il filo centrale,che tiene insieme il resto, consiste nel viaggio di Harry Block, presso la sua università, da dove un tempo è stato cacciato e dove sarà onorato. E’ chiaramente una parodia del Posto delle Fragole, di cui verranno riprese alcune soluzioni formali, come quella di calare il protagonista in una situazione dove può vedere gli altri senza essere visto.
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Concentrato di temi cari a Woody Allen, dalla psicanalisi all’Ebraismo, dai rapporti coniugali alla differenza d’età in amore, passando per la tematica della creazione legata al suo opposto: il blocco dello scrittore. Il protagonista si chiama appunto Block(nomen omen) e non riesce più a scrivere. Le sue opere sono fortemente autobiografiche e la loro pubblicazione gli ha procurato numerosi problemi sentimentali. Il filo centrale,che tiene insieme il resto, consiste nel viaggio di Harry Block, presso la sua università, da dove un tempo è stato cacciato e dove sarà onorato. E’ chiaramente una parodia del Posto delle Fragole, di cui verranno riprese alcune soluzioni formali, come quella di calare il protagonista in una situazione dove può vedere gli altri senza essere visto. In questo film il viaggio regressivo del ritorno al passato sarà intrapreso “con una prostituta e un morto”, come confessa il protagonista in una delle scene più spassose del film, oltre che col figlio sottratto avventurosamente alla ex moglie. Il protagonista scrittore rappresenta un leitmotiv alleniano, basti citare, tra i tanti titoli in cui ritorna,Manhattan,Midnight in Paris, Tutti dicono ‘I love you’, Annie Hall e Mariti e mogli; ma qui c’è di nuovo che il film è costruito montando le vicende reali del personaggio con scene dei suoi romanzi che prendono vita, fino alla fusione finale dove i due mondi si confondono insieme, in un omaggio dei personaggi al suo autore, a metà tra Pirandello e il finale di Otto e mezzo. Lavoro particolarmente ispirato a livello di trovate(tra cui spicca il personaggio dell’attore che è fuori fuoco e che costringe tutti a indossare speciali occhiali se lo vogliono vedere, metafora dell’autore che obbliga gli altri a adottare la sua prospettiva sul mondo, ma leggibile, dal punto di vista biografico, come il desiderio di togliersi da dosso il focus dei media, dopo la burrascosa separazione da Mia Farrow) e di battute, divenute celeberrime, che in questo caso disarmano perfino gli argomenti tabù della shoah e delle malattie incurabili(“la frase più bella del mondo non è ‘ti amo’ ma ‘è benigno’” afferma il protagonista). Spassosa la scena in cui la terza moglie di Block, una fragilissima psicanalista, scopre la sua infedeltà durante una seduta e si fa venire un attacco di isteria davanti al paziente terrorizzato e ridotto in lacrime. Il titolo, Deconstructing Harry, altamente polisemico, fa riferimento sia a un processo di autoanalisi che alla tecnica di montaggio, corrispondente visivo di una separazione dell’io tendenzialmente schizoide. Il film alleniano più vicino ai maestri della letteratura ebraico-americana del secondo Novecento, Saul Bellow,e, soprattutto, Philip Roth per la capacità di ironizzare, attraverso il witz, sulla dialettica tra tradizione e modernità oltre che per il modo come è affrontato il personaggio dell’ anti-eroe bloccato, “un ebreo senza Ebrei, senza Ebraismo, senza un tempio, senza Sionismo”, per dirla con il Roth della Controvita. Strepitosa la colonna sonora stile Radio Days e i colori caldi della fotografia, oltre che la scena della discesa agli Inferi, dove i nove cerchi danteschi vengono raggiunti in ascensore, in una catabasi contrappuntata da Sing sing sing di Louis Prima. “Perché sei qui”, chiede Block a uno spaesato peccatore collocato in assoluto nel punto più basso.”Ho inventato gli infissi di alluminio anodizzato” è la sua risposta.
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simone consorti
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domenica 3 marzo 2013
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block' s writer
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Concentrato di temi cari a Woody Allen, dalla psicanalisi all’Ebraismo, dai rapporti coniugali alla differenza d’età in amore, passando per la tematica della creazione legata al suo opposto: il blocco dello scrittore. Il protagonista si chiama appunto Block(nomen omen) e non riesce più a scrivere. Le sue opere sono fortemente autobiografiche e la loro pubblicazione gli ha procurato numerosi problemi sentimentali. Il filo centrale, che tiene insieme il resto, consiste nel viaggio di Harry Block, presso la sua università, da dove un tempo è stato cacciato e dove sarà onorato. E’ chiaramente una parodia del "Posto delle Fragole", di cui verranno riprese alcune soluzioni formali, come quella di calare il protagonista in una situazione dove può vedere gli altri senza essere visto.
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Concentrato di temi cari a Woody Allen, dalla psicanalisi all’Ebraismo, dai rapporti coniugali alla differenza d’età in amore, passando per la tematica della creazione legata al suo opposto: il blocco dello scrittore. Il protagonista si chiama appunto Block(nomen omen) e non riesce più a scrivere. Le sue opere sono fortemente autobiografiche e la loro pubblicazione gli ha procurato numerosi problemi sentimentali. Il filo centrale, che tiene insieme il resto, consiste nel viaggio di Harry Block, presso la sua università, da dove un tempo è stato cacciato e dove sarà onorato. E’ chiaramente una parodia del "Posto delle Fragole", di cui verranno riprese alcune soluzioni formali, come quella di calare il protagonista in una situazione dove può vedere gli altri senza essere visto. In questo film il viaggio regressivo del ritorno al passato sarà intrapreso “con una prostituta e un morto”, come confessa il protagonista in una delle scene più spassose del film, oltre che col figlio sottratto avventurosamente alla ex moglie. Il protagonista scrittore rappresenta un leitmotiv alleniano, basti citare, tra i tanti titoli in cui ritorna, "Manhattan","Midnight in Paris", "Tutti dicono ‘I love you’", "Annie Hall" e "Mariti e mogli"; ma qui c’è di nuovo che il film è costruito montando le vicende reali del personaggio con scene dei suoi romanzi che prendono vita, fino alla fusione finale dove i due mondi si confondono insieme, in un omaggio dei personaggi al suo autore, a metà tra Pirandello e il finale di "Otto e mezzo". Lavoro particolarmente ispirato a livello di trovate(tra cui spicca il personaggio dell’attore che è fuori fuoco e che costringe tutti a indossare speciali occhiali se lo vogliono vedere, metafora dell’autore che obbliga gli altri a adottare la sua prospettiva sul mondo, ma leggibile, dal punto di vista biografico, come il desiderio di togliersi da dosso il focus dei media, dopo la burrascosa separazione da Mia Farrow) e di battute, divenute celeberrime, che in questo caso disarmano perfino gli argomenti tabù della shoah e delle malattie incurabili(“la frase più bella del mondo non è ‘ti amo’ ma ‘è benigno’” afferma il protagonista). Spassosa la scena in cui la terza moglie di Block, una fragilissima psicanalista, scopre la sua infedeltà durante una seduta e si fa venire un attacco di isteria davanti al paziente terrorizzato e ridotto in lacrime. Il titolo, "Deconstructing Harry", altamente polisemico, fa riferimento sia a un processo di autoanalisi che alla tecnica di montaggio, corrispondente visivo di una separazione dell’io tendenzialmente schizoide. Il film alleniano più vicino ai maestri della letteratura ebraico-americana del secondo Novecento, Saul Bellow,e, soprattutto, Philip Roth per la capacità di ironizzare, attraverso il witz, sulla dialettica tra tradizione e modernità oltre che per il modo come è affrontato il personaggio dell’ anti-eroe bloccato, “un ebreo senza Ebrei, senza Ebraismo, senza un tempio, senza Sionismo”, per dirla con il Roth della "Controvita". Strepitosa la colonna sonora stile Radio Days e i colori caldi della fotografia, oltre che la scena della discesa agli Inferi, dove i nove cerchi danteschi vengono raggiunti in ascensore, in una catabasi contrappuntata da Sing sing sing di Louis Prima. “Perché sei qui”, chiede Block a uno spaesato peccatore collocato in assoluto nel punto più basso.”Ho inventato gli infissi di alluminio anodizzato” è la sua risposta.
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demlong
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venerdì 16 novembre 2012
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audace allen, parodia riuscita di ingmar bergman
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Se ne "Il posto delle fragole" il mitologico regista svedese Ingmar Bergman ha tratteggiato figure intellettuali sospese fra la ricerca formale del senso dell'esistenza, fra vegetazioni psichiche che hanno del lirco, Allen fa esattamente l'opposto: come si evince dal titolo "Deconstructing Harry" è una brillante commedia, che frantuma l'idea di intellettuale bergmaniano, per approdare ad una ricerca personale e disillusa. Il personaggio tratteggiato da Allen è viscido, politicamente scorretto, deprecabile marito, critico e cinico all'inverosimile. Ho apprezzato la critica al mondo di Hollywood, per niente manichea e banale, fatta indirettamente e che parte direttamente dall'Inferno, nel vero senso della parola.
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Se ne "Il posto delle fragole" il mitologico regista svedese Ingmar Bergman ha tratteggiato figure intellettuali sospese fra la ricerca formale del senso dell'esistenza, fra vegetazioni psichiche che hanno del lirco, Allen fa esattamente l'opposto: come si evince dal titolo "Deconstructing Harry" è una brillante commedia, che frantuma l'idea di intellettuale bergmaniano, per approdare ad una ricerca personale e disillusa. Il personaggio tratteggiato da Allen è viscido, politicamente scorretto, deprecabile marito, critico e cinico all'inverosimile. Ho apprezzato la critica al mondo di Hollywood, per niente manichea e banale, fatta indirettamente e che parte direttamente dall'Inferno, nel vero senso della parola. Allen favoloso, che non si incaglia nei facili motivi ricorrenti della commedia americana. Come (quasi) sempre, d'altronde.
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fedeleto
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martedì 16 ottobre 2012
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allen in decostruzione
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Harry e' uno scrittore in crisi,non riesce piu' a motivarsi e trovare la fonte di inspirazione,tra prostitute,pasticche e creazioni immaginarie vive la sua vita,fino a quando non confonde la sua vita con la sua immaginazione.Rimane stupito quando lo invitano all'universita' per omaggiarlo( un universita' dove lo avevano cacciato) e porta con se suo figlio(la madre ovviamente lo fara' arrestare visto che ha dei precedenti con il marito) e tutto si tramutera' in piccoli schemi dove la logica affonda per dar luogo alla nascita dei suoi personaggi immaginati che gli danno consigli e accuse.Alla fine uscira' di galera giovando del fatto che un suo amico e la sua donna( di cui e' innamorato follemente Harry) gli hanno pagato la cauzione.
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Harry e' uno scrittore in crisi,non riesce piu' a motivarsi e trovare la fonte di inspirazione,tra prostitute,pasticche e creazioni immaginarie vive la sua vita,fino a quando non confonde la sua vita con la sua immaginazione.Rimane stupito quando lo invitano all'universita' per omaggiarlo( un universita' dove lo avevano cacciato) e porta con se suo figlio(la madre ovviamente lo fara' arrestare visto che ha dei precedenti con il marito) e tutto si tramutera' in piccoli schemi dove la logica affonda per dar luogo alla nascita dei suoi personaggi immaginati che gli danno consigli e accuse.Alla fine uscira' di galera giovando del fatto che un suo amico e la sua donna( di cui e' innamorato follemente Harry) gli hanno pagato la cauzione.Scendera' anche all'inferno per vedere come e' ,ma infine rimane un'ultima cosa da dire:l'arte puo' salvare la vita ma si hanno dei dubbi sulla sua utilita' sociale.Allen firma un film straordinario dall'inizio alla fine.Seguendo la filosofia del decostruzionalismo Derridiano,smonta il suo personaggio/alter ego ,per costruirci sopra i suoi personaggi e le sue immaginazioni.Allen stavolta non si risparmia e non risparmia nessuno,dalla critica all'ebraismo (il discorso con la sorella),alla sua apologia sulle prostitute,al suo nichilismo in fatto di rapporti oramai sempr e costantemente in crisi.Allen/Harry e' uno scrittore senza identita',crea personaggi sempre in crisi di identita'(il ragazzo che la morte viene a prendere in realta' non si chiama cosi,l'uomo sfocato non e' piu' quello di prima,la donna psicologa diventa ebrea convinta) che vengono risucchiati in un vortice di estraneita' da una precedente realta'.La crisi di questo genere Allen gia' l'aveva affrontata in Zelig,ma in Harry a pezzi diventa uno spezzare se stesso per ricreare se stesso,Harry e' i personaggi che crea(dove in un luogo immaginario essi lo ringraziano di averlo creato)sono una cosa solo,lo aiutano in un certo senso a sbarazzarsi di quel falso io per creare un vero io.Tecnicamente Allen non rinuncia ad una tecnica Godardiana,ovvero il Jump-Cut,dove i piani sequenza si interrompono e vengono tagliate,cosi in realta' e' la pellcola,un tagliare e ricucire la vita bizzarra di Harry.Buona anche la sequenza dell'inferno,dove il direttore della fotografia Di Palma puo' sbizzarrirsi con il suo straordinario talento.Creare falsi ricodi,falsi identita',e' un passaggio necessario per poi' spezzare e frantumare la vita per poter meglio assagiare le briciole.Allen e' al suo meglio e firma lo Zelig degli anni novanta,dove non mancano le battute( tu che ne sai del buco nero? dice Harry alla prosituta di colore,e lei risponde io mi ci guadagno da vivere),ma si riflette abbastanza quanto basta su cosa sia la realta' e cosa sia l'essere sfocato,ovvero cosa sia il mutarsi e mutare gli eventi.Piccole perti per Robin Williams nel ruolo dello sfocato,Demi Moore nella parte dell'ebrea convinta,e la bravissima Judy Davis(mariti e mogli) che nella parte iniziale e' magistrale e il buon Billy Crystal.Allen dirige un capolavoro,che come sempre si orienta in un disorientamento necessario a comprendere meglio l'essere che alberga in noi stessi spezzato dal nostro mancato senso di io.Un capolavoro.
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tiamaster
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sabato 21 gennaio 2012
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alleniano.
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Woody Allen e'. Uno dei più grandi registi viventi,che ha regalato al pubblico pietre miliari come Manhattan e la rosa purpurea del cairo,Harry a pezzi forse non sara' a questi livelli,ma e' comunque una delle migliori opere di Woody.In questo film c'e forse uno dei personaggi più belli e al contempo detestabili e odiosi di Allen,l'inferno Alleniano e ' geniale,e il montaggio bizzarro contribuisce allo stile della storia,una bellissima commedia.
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