steffa
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venerdì 8 dicembre 2023
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kieslowski
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Krzysztof Kieslowski, uno dei più grandi registi mai esistiti riusciva come nessuno a descrivere visivamente le sensazioni anche più profonde ed i punti di vista, grazie anche ad articolate prospettive ed una fotografia cruda, putroppo non ha mai sviluppato sceneggiature interessanti ma sempre un po banali, quasi da telefilm, e tendeti al pessimismo cosmico ed alla depravazione
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athos
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lunedì 9 ottobre 2023
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nirvana
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Un film misterioso, spigoloso, geometrico con un finale grandioso.
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stefano capasso
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domenica 11 ottobre 2020
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libertà e amore
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In seguito ad un incidente di auto, Julie rimane sola. Nell’impatto hanno perso la vita suo marito Patrice, musicista e compositore di fama mondiale e la sua bambina. Uscita dall’ospedale, dove tenta il suicidio, Julie comincia un’opera di sistematica demolizione del passato e dei ricordi connessi: è il suo modo per sfuggire al dolore insopportabile della tragedia. Nonostante la sua determinazione i fatti della vita che gli accadono lentamente sgretolano questo proposito.
Primo della trilogia dei tre colori, quelli della bandiera francese che inneggiano a "Liberté, Égalité, Fraternité", il film di Kieslowski pone al centro della sua attenzione la libertà e l’amore.
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In seguito ad un incidente di auto, Julie rimane sola. Nell’impatto hanno perso la vita suo marito Patrice, musicista e compositore di fama mondiale e la sua bambina. Uscita dall’ospedale, dove tenta il suicidio, Julie comincia un’opera di sistematica demolizione del passato e dei ricordi connessi: è il suo modo per sfuggire al dolore insopportabile della tragedia. Nonostante la sua determinazione i fatti della vita che gli accadono lentamente sgretolano questo proposito.
Primo della trilogia dei tre colori, quelli della bandiera francese che inneggiano a "Liberté, Égalité, Fraternité", il film di Kieslowski pone al centro della sua attenzione la libertà e l’amore. La libertà è quella che la protagonista intende come totale assenza di vincoli, qualcosa che in sostanza dovrebbe mettere al riparo dalle sofferenze. Il percorso disegnato dal regista si snoda intorno alla partitura incompiuta del compositore morto nell’incidente, destinata alla celebrazione dell’unificazione dell’Europa; ritorna il tema dell’amore. La partitura, grazie ai contributi dei diversi protagonisti si sviluppa parallelamente al recupero dei valori della protagonista e nel finale l’opera si completa, tanto nella partitura quanto nella vita di Julie. Interessante il gioco sulla musica sempre in bilico tra essere istanza diegetica ed extradiegetica, quasi punto centrale del lavoro insieme alla presenza continua della protagonista nella scena. Il tentativo di questa, di costruire una vita totalmente autonoma rispetto ai coinvolgimenti emotivi dell’esistenza, viene continuamente messo in discussione da eventi piccoli e grandi, simbolici e non. Il film si chiude con il concerto completo di musica e parole, tratte dall‘Inno alla carità (prima lettera ai Corinzi), svelandone definitivamente il senso.
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lucaguar
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lunedì 9 dicembre 2019
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un film apatico
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Kieslowski ci presenta il primo dei tre film dedicati alla Francia e ai valori della rivoluzione francese, che si occupa della libertà. Julie, donna benestante e moglie di un famoso compositore, è vittima di un incidente d'auto in cui perdono la vita il marito stesso e la figlia. Dopo la tragedia Julie tenta il suicidio per overdose di farmaci, ma non ha il coraggio di portare a termine l'estremo gesto (tema che tra l'altro sarà ripreso in diverso modo da Kieslowski nel Film Bianco). Ripresasi fisicamente dall'incidente ella venderà la sua casa e i suoi averi, distruggendo ogni traccia del suo passato, compreso lo spartito dell'ultima composizione musicale del marito.
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Kieslowski ci presenta il primo dei tre film dedicati alla Francia e ai valori della rivoluzione francese, che si occupa della libertà. Julie, donna benestante e moglie di un famoso compositore, è vittima di un incidente d'auto in cui perdono la vita il marito stesso e la figlia. Dopo la tragedia Julie tenta il suicidio per overdose di farmaci, ma non ha il coraggio di portare a termine l'estremo gesto (tema che tra l'altro sarà ripreso in diverso modo da Kieslowski nel Film Bianco). Ripresasi fisicamente dall'incidente ella venderà la sua casa e i suoi averi, distruggendo ogni traccia del suo passato, compreso lo spartito dell'ultima composizione musicale del marito. La donna si lascia andare così ad una apatica, solipsistica atarassia che però, inevitabilmente, crolla di fronte al flusso della vita che comunque è costretta a vivere. La presenza del collaboratore del marito, con cui inizia una relazione e la scoperta di un figlio del marito nel grembo di un'altra donna la faranno "rientrare nella vita". Kieslowski ci seduce con un'opera raffinata, ricca di temi interessanti e con una introspezione psicologica molto approfondita nei confronti della protagonista, la quale ci viene mostrata in tutta la sua ambiguità. L'opera in generale tuttavia risente di un eccessivo simbolismo, che alla fine non incide, non riesce a coinvolgere lo spettatore e, cosa che dovrebbe fare un film del genere, suscitare una riflessione e una spinta emotiva forte. La protagonista non è in grado di trasmettere limpidamente ciò che forse il regista aveva in mente, e la pellicola risulta un po' anonima a tratti. Io, e qui chiaramente entra in gioco un'opinione strettamente personale, non sono stato in grado di empatizzare con la protagonista la cui parabola esistenziale mi ha trasmesso sempre e solo freddezza e apatia. Non ho notato nessuna evoluzione del personaggio. Peccato perchè il genio di Kieslowski, che è indiscutibile, qui non è riuscito a vedere la luce in modo limpido ed efficace.
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jackeric
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lunedì 4 giugno 2018
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una recensione inutile, del tutto.
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Beh, certo FRANK MATANO ha esiti migliori di Kieslowski.
La musica di Preisner... bah... meglio J AX e FEDEZ.
Dai, recensici Checco... sono curioso.
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howlingfantod
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venerdì 22 gennaio 2016
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il lutto e la vita
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Dalla trilogia sui colori della bandiera francese, il segmento sulla libertà occupa lo spazio di una riflessione sul lutto e sulla liberazione dal dolore. Indimenticabile l’interpretazione di una splendida Juliette Binoche relativamente agli esordi, le sue nuotate in piscina, i suoi silenzi, il suo fuggire la tragedia della perdita del marito e della figlia morti in un incidente stradale di cui lei è l’unica sopravvissuta. Il film già nella tematica da calcio nello stomaco affronta il lutto in un modo secco, tagliente, senza concessioni emotive e melodrammatiche, spiazzante, assomiglia in parte al trattamento del dolore che ne ha fatto Moretti nella “Stanza del figlio” guarda caso amato dai francesi e guarda caso del quale la Binoche rifiutò la parte di protagonista perché troppo simile al film di Kieslowski.
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Dalla trilogia sui colori della bandiera francese, il segmento sulla libertà occupa lo spazio di una riflessione sul lutto e sulla liberazione dal dolore. Indimenticabile l’interpretazione di una splendida Juliette Binoche relativamente agli esordi, le sue nuotate in piscina, i suoi silenzi, il suo fuggire la tragedia della perdita del marito e della figlia morti in un incidente stradale di cui lei è l’unica sopravvissuta. Il film già nella tematica da calcio nello stomaco affronta il lutto in un modo secco, tagliente, senza concessioni emotive e melodrammatiche, spiazzante, assomiglia in parte al trattamento del dolore che ne ha fatto Moretti nella “Stanza del figlio” guarda caso amato dai francesi e guarda caso del quale la Binoche rifiutò la parte di protagonista perché troppo simile al film di Kieslowski. Il suo autistico ritrarsi dall’elaborazione o solo dall’affrontare emotivamente la tragedia e il dolore tanto grande è questo, è la modalità reattiva forse più ovvia, un dolore cosi’ grande ed esprime in un certo modo la stessa voglia di sopravvivere, come una sospensione del tempo ed il chiudersi a riccio in una bolla impenetrabile da alcuno. Da grande ecumenico film non può che dilagare fino alle progressive concessioni al ritorno alla vita con la musica e con la partitura del marito defunto e ora scoperto fedifrago da portare a termine, come l’arte in senso lato che avvolge e libera , con il concedere una speranza ancora al perdono e all’amore fino al suo epico elogio e con un finale dove addirittura la fortezza impenetrabile sembra cominciare a vacillare nell ultimo sguardo della Binoche che, sciolto finalmente il suo volto fra le lacrime, sembra addirittura sembra aprirsi ad un sorriso che ricorda quello del finale di Magnolia di P.T. Anderson.
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il befe
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lunedì 9 marzo 2015
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capolavoro
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giacomo j.k.
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giovedì 26 settembre 2013
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“…ma di esse la più grande è l’amore”
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Julie perde in un incidente d’auto il marito e la figlia. È l’episodio scatenante del Film Blu, il primo che il regista polacco Krzysztof Kieslowski dedicò ai tre colori e ai tre motti della rivoluzione francese. Liberté: per liberarsi dal dolore, Juliette è convinta di poter tagliare ogni ponte col passato. La presenza del marito e della figlia, infatti, continua a farsi sentire anche dopo la loro morte. Come afferma la domestica: “Questa casa è piena di ricordi”. E allora la soluzione è vendere ogni proprietà, ricominciare da zero, distruggendo anche l’ultima sinfonia alla quale il marito, compositore, stava lavorando.
Il costo della scelta di Julie è elevatissimo: essa riduce se stessa ad un vuoto simulacro, lo stesso “bronzo che risuona” descritto da San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi e ripreso dal coro greco in sottofondo alle scene finali.
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Julie perde in un incidente d’auto il marito e la figlia. È l’episodio scatenante del Film Blu, il primo che il regista polacco Krzysztof Kieslowski dedicò ai tre colori e ai tre motti della rivoluzione francese. Liberté: per liberarsi dal dolore, Juliette è convinta di poter tagliare ogni ponte col passato. La presenza del marito e della figlia, infatti, continua a farsi sentire anche dopo la loro morte. Come afferma la domestica: “Questa casa è piena di ricordi”. E allora la soluzione è vendere ogni proprietà, ricominciare da zero, distruggendo anche l’ultima sinfonia alla quale il marito, compositore, stava lavorando.
Il costo della scelta di Julie è elevatissimo: essa riduce se stessa ad un vuoto simulacro, lo stesso “bronzo che risuona” descritto da San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi e ripreso dal coro greco in sottofondo alle scene finali. Julie distrugge e nega tutto ciò che ha anche minimamente a che fare col suo passato, ma così facendo non si libera, anzi si costruisce da sola una vita impossibile da vivere. Il ripiegamento su se stessa e l’alienazione dal mondo sono evidenti in particolare nelle scene in cui la donna evade dai ricordi tuffandosi in una piscina quasi al buio, come a voler rientrare nella sicurezza del liquido amniotico del ventre materno – o nei momenti in cui la scena si oscura brevemente. Inoltre, la soluzione di Julie si rivela inapplicabile, in quanto per il solo fatto di esistere la donna è in relazione con il suo passato. La soluzione a questo paradosso si nasconde, ancora una volta, tra le righe del messaggio di Paolo di Tarso…
Il Film Blu di Kieslowski non è blu solo nel titolo. Oltre all’uso frequente di luci e ambientazioni blu, è rarissimo trovare un’inquadratura in cui manchi un oggetto, seppur minuscolo, di questo colore. Il bianco e il rosso, colori dei due film successivi, trovano qui posto ad esempio nella scritta “Bianco” (in italiano) sul pacco in cui Julie trasporta il lampadario, o nel locale a luci rosse dove lavora Lucille. I tre colori, infine, si incrociano per un breve momento creando la bandiera francese in una coreografia perfetta che lasciamo al lettore il gusto di scovare.
Il film è esteticamente pregevolissimo e si fregia di interpretazioni magistrali da parte di tutto il cast; è per la natura del tema trattato molto lento, e può apparire noioso a chi non avesse una chiave di lettura. Rimane comunque uno dei film polacchi più premiati e apprezzati di sempre.
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stefano giasone da-fré
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domenica 16 dicembre 2012
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niente è importante.
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Ha forma la libertà?
E’possibile sventolarla, guardarla, toccarla, e poi strappare, possedere, ingurgitare?
O appare entità eterea, che irrompe improvvisa ad illuminare i sentieri interrotti del disvelamento?
In questi spazi Film Blu s’immerge, e ci sommerge, non lasciando spiraglio interpretativo alcuno.
Concederci al caos, al caso. Spalancarsi e cadere, orbitare in un’ellittica satura di particolari, requiem, luminosità eterne, in cui Kieslowski ci porge sommo la sua mano, offrendosi a guida e spiraglio dell’inconoscibile.
Risorgere è privilegio ristretto che intromette la morte. Delle membra, non è condizione sufficiente. E’un morire a sé che incede dalla vita ed ivi si modella.
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Ha forma la libertà?
E’possibile sventolarla, guardarla, toccarla, e poi strappare, possedere, ingurgitare?
O appare entità eterea, che irrompe improvvisa ad illuminare i sentieri interrotti del disvelamento?
In questi spazi Film Blu s’immerge, e ci sommerge, non lasciando spiraglio interpretativo alcuno.
Concederci al caos, al caso. Spalancarsi e cadere, orbitare in un’ellittica satura di particolari, requiem, luminosità eterne, in cui Kieslowski ci porge sommo la sua mano, offrendosi a guida e spiraglio dell’inconoscibile.
Risorgere è privilegio ristretto che intromette la morte. Delle membra, non è condizione sufficiente. E’un morire a sé che incede dalla vita ed ivi si modella. Atto senza volontà, nel solo intento dell’ascolto che vanifica qualunque tentativo strutturale. Un senso che si promette in sposa Julie, miracolosamente scampata al tragico, e rigettata al mondo intrisa di consapevole ed assoluta nullità del fare. Prenderne conto è eyes wide open, immobilità.
Movimento semicircolare a scoprire e ritrarsi, sguardo che fonde e lacera l’oggetto soggettiva per poi tornare al piano terra, spietatamente mortale e filmico.
Bonjour! La voce s’affaccia postuma, delicatezza registica a tagliare ogni dubbio esegetico a chi non avesse inteso il raffinato incanalare anagogico, visivo e sonoro in cui la pellicola procede. Astuzia ad aggiungere cerchie alla spirale fruitiva dell’opera, sebbene rimanga eletto il testimone.
Nulla può essere smentito perchè tutto è già in luce, ed il fotogramma dopo la prima decina di minuti potrebbe dissolvere a nero, muto, a fine, lasciando spettatori ed attori ammalgamati, separati da una tenda buia tra due bui, nella fissità incontrovertibile.
Il regista però, seppur già personalmente al di là dell’umano preservare, non osa imporre prematura sorte alle pedine egocentriche del gioco cui ancora protagonista partecipa. Ne approfitta così per assolvere il restante, permeandolo di quella visione sopraffina che scava tra i meccanismi della mente e ne sviscera i moti, che sancisce la rottura tra chi in quegl’ingranaggi vi è invischiato, ed una minoranza che inevitabilmente alienata ne viene e ne vive contraddittoriamente a contatto.
La dicotomia ha breve respiro, ed il sipario si ricongiunge nell’inesorabile ultimo destino, ciclo e riciclo, nascita, rinascita, morte. E’motivo che non accenna affievolirsi, a cui compimento è impossibile arrivare; mosaico di geometrie, colori, situazioni, che convergono in ponte e trapasso verso il resto della trilogia.
Quando ero piccola avevo una lampada identica a questa,
il mio sogno era saltare tanto in alto da poterla toccare.
Crescendo l’ho dimenticato.
Stefano Giasone Da-Fré
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anita intra
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giovedì 1 novembre 2012
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una rinascita sofferta
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FILM BLU di Kieslowski . E' la storia della rinascita di Julie dopo l'incidente automobilistico a cui la giovane donna e' sopravvissuta , ma che e' costato la vita al marito, affermato compositore e alla loro unica figlia. Una rinascita profondamente sofferta, cosi' poco desiderata dapprima da spingere la donna
a tentare il suicidio a cui e' riuscita sfuggire e che passa attraverso una fase di rottura con il passato, di totale chiusura con tutti i legami preesistenti , di
interruzione della comunicazione con cio' che e' stato e cio' che e'. Il film e' di rara qualita', con una perfetta fusione tra immagine, parole e musica, riesce ad essere avvicente come una grande avventura all'interno di un'anima lacerata.
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FILM BLU di Kieslowski . E' la storia della rinascita di Julie dopo l'incidente automobilistico a cui la giovane donna e' sopravvissuta , ma che e' costato la vita al marito, affermato compositore e alla loro unica figlia. Una rinascita profondamente sofferta, cosi' poco desiderata dapprima da spingere la donna
a tentare il suicidio a cui e' riuscita sfuggire e che passa attraverso una fase di rottura con il passato, di totale chiusura con tutti i legami preesistenti , di
interruzione della comunicazione con cio' che e' stato e cio' che e'. Il film e' di rara qualita', con una perfetta fusione tra immagine, parole e musica, riesce ad essere avvicente come una grande avventura all'interno di un'anima lacerata. La musica ha un ruolo fondamentale , come manifestazione di genialita' umana. Il rapporto tra musica e colore blu e' evidente anche nelle scene della piscina nella quale , la bravissima Juliette Binoche, si immerge frequentemente per ricavare un filo di sollievo dal dolore immenso che prova, quasi alla ricerca di purificazione e silenzio. Ma ogni volta la musica , le invade prepotentemente i pensieri, riportandola alla realta'. Film Blu e' una riflessione sulla vita, sulla morte, sul perdono, ma soprattutto sul binomio liberta'-amore, che si inceppa ogni qualvolta la liberta' si chiude nella solitudine dell'egoismo.
ANITA INTRA
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