Un cuore in inverno |
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Un film di Claude Sautet.
Con Daniel Auteuil, Emmanuelle Béart, André Dussollier, Maurice Garrel, Jean-Luc Bideau.
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Titolo originale Un coeur en hiver.
Sentimentale,
durata 92 min.
- Francia 1992.
MYMONETRO
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Solipsismo
di frogFeedback: |
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lunedì 17 settembre 2001 | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Non sono d'accordo con la recensione principale perchè credo che il tema fondamentale del film non sia "La reticenza di fronte alla possibilità di amare [...], la sublimazione di un sentimento ibernato, affinché si conservi per sempre", ma semplicemente l'impossibilità di un uomo di comunicare con gli altri, con il reale. E' una questione di autismo, o, meglio, di solitudine metafisica, (in filosofia "solipsismo".) Stephane è un autista, chiuso nel suo mondo di violini, incapace di vivere nella realtà se non nel modo fatuo di un'esistenza fatta di rapporti vuoti (con l'amica libraria o con il socio Maxime) e situazioni altrettanto vuote (pranzi inerti presso un frenetico caffè parigino). L'unica persona che egli crede di amare è un anziano maestro di violino, unica persona colla quale riesce a confidarsi, a cui poi (e non mi pare casuale) dona la morte, praticandogli un'iniezione letale che lo libera dall'agonia di una lunga malattia. Stephane non riesce a vivere, lo confessa alla stessa Camille, le dice che ha provato più volte ad avere una relazione, ma inutilmente. Egli non ha la buona volontà dell'uomo "normale" che ha le proprie convinzioni e ambizioni, bensì vive al di là dell'ordinaria realtà, nel mondo onirico della musica. Il suo sentimento per Camille, foss'anche amore, è inevitabilmente votato alla caducità, perchè egli non è in grado di proiettarsi verso l'altro. Stephane non può che possedere la versione fantasmatica di Camille partorita nel suo autismo; il suo destino è proprio questo, che nulla può entrare o uscire dal suo cuore. Tuttavia il finale del film ci lascia con una scena finemente incerta: Stephane, appena salutatosi con Camille, la vede andar via con Maxime, mentre egli resta seduto al tavolino del solito caffè, lieto di averla rivista dopo tanto tempo. Allora sul volto di Stephane si forma un'espressione vaga, forse serena e sorridente perchè egli immagina di poterla rivedere, o forse sarcasticamente scettica, perchè sa di non poter superare il suo solipsismo ed arrivare a lei.
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