luca scialo
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martedì 16 maggio 2023
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un villain degno dei film marvel o dc comics
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Si tratta di un remake de Il promontorio della paura di J. Lee Thompson (1962) e nel cast ci troviamo ancora Martin Balsam, Gregory Peck e Robert Mitchum, che tornano qui camei. L'interpretazione di Max Cady da parte di De Niro è magistrale. Un villain che nulla ha da invidiare a quelli che vediamo nei film dei supereroi. Un personaggio diabolico, misterioso, sadico, che sa bene come costruire a poco a poco la propria vendetta contro l'avvocato che lo ha costretto al carcere per anni, a suo dire, ingiustamente. Giocando con lui e la sua famiglia come un gatto gioca col topo. Prima tramite pressioni psicologiche e poi passando ai fatti. Il film in sé non manca di pecche. Ma le mimiche di De Niro, che passano così facilmente dall'ironico al diabolico, sono da manuale.
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Si tratta di un remake de Il promontorio della paura di J. Lee Thompson (1962) e nel cast ci troviamo ancora Martin Balsam, Gregory Peck e Robert Mitchum, che tornano qui camei. L'interpretazione di Max Cady da parte di De Niro è magistrale. Un villain che nulla ha da invidiare a quelli che vediamo nei film dei supereroi. Un personaggio diabolico, misterioso, sadico, che sa bene come costruire a poco a poco la propria vendetta contro l'avvocato che lo ha costretto al carcere per anni, a suo dire, ingiustamente. Giocando con lui e la sua famiglia come un gatto gioca col topo. Prima tramite pressioni psicologiche e poi passando ai fatti. Il film in sé non manca di pecche. Ma le mimiche di De Niro, che passano così facilmente dall'ironico al diabolico, sono da manuale. Ripescando qualche vecchio numero di repertorio che non vedevamo forse dai tempi di Taxi Driver.
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lucaguar
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domenica 13 novembre 2022
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un thriller potentissimo
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"Cape fear" è forse uno dei film più sottovalutati (assieme a "Fuori orario") della grandiosa carriera di Scorsese. E' certamente un film di genere, ma quando il genere viene maneggiato magistralmente da registi di questo calibro inevitabilmente esso viene, per così dire, "trasceso", un po' come avvenuto nel Nosferatu di Herzog, per citare solo un esempio. Max Cady è un uomo che ha appena scontato quattordici anni di carcere per essere stato accusato di stupro; scontata la sua pena, va in cerca del suo avvocato d'ufficio reo, secondo lui, di non averlo difeso ai fini di uno sconto di pena. L'avvocato Sam Bowden, padre di famiglia rispettato ma che sta vivendo un matrimonio molto travagliato e ha una figlia sedicenne che sta affrontando l'adolescenza, si trova pian piano coinvolto in una vera e propria caccia messa in atto dal pericoloso criminale; dapprima tenta, consapevole di non aver agito in maniera pienamente trasparente dal punto di vista legale, di corrompere Cady tramite un risarcimento, per poi passare allo scontro, nel tentativo di difendersi, arrivando addirittura ad assoldare degli scagnozzi per picchiarlo a sangue.
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"Cape fear" è forse uno dei film più sottovalutati (assieme a "Fuori orario") della grandiosa carriera di Scorsese. E' certamente un film di genere, ma quando il genere viene maneggiato magistralmente da registi di questo calibro inevitabilmente esso viene, per così dire, "trasceso", un po' come avvenuto nel Nosferatu di Herzog, per citare solo un esempio. Max Cady è un uomo che ha appena scontato quattordici anni di carcere per essere stato accusato di stupro; scontata la sua pena, va in cerca del suo avvocato d'ufficio reo, secondo lui, di non averlo difeso ai fini di uno sconto di pena. L'avvocato Sam Bowden, padre di famiglia rispettato ma che sta vivendo un matrimonio molto travagliato e ha una figlia sedicenne che sta affrontando l'adolescenza, si trova pian piano coinvolto in una vera e propria caccia messa in atto dal pericoloso criminale; dapprima tenta, consapevole di non aver agito in maniera pienamente trasparente dal punto di vista legale, di corrompere Cady tramite un risarcimento, per poi passare allo scontro, nel tentativo di difendersi, arrivando addirittura ad assoldare degli scagnozzi per picchiarlo a sangue. Da qui inizia una progressione di tensione e violenza mozzafiato, che lascia lo spettatore incollato allo schermo, culminata nell'intensissimo e potentissimo finale su una barca nel fiume in tempesta. L' interpretazione di De Niro è, come al solito, da fuoriclasse, il binomio con Scorsese qui funziona benissimo, quasi al livello dei film poù celebri della coppia. Cady è un antieroe elegante nella sua violenza, legge la Bibbia e Nietzsche, è colto e raffinato nei discorsi, che padroneggia abilmente per adescare le sue vittime, come nel caso della collega dell'avvocato Bowden o della figlia stessa. Potrebbe essere paragonato forse ad un Joker, ferito dalla vita ma che si adatta agevolmente nel suo abito di follia e che cerca vendetta in modo famelico e spietato. L'avvocato, ben interpretato da Nick Nolte, è invece un finto eroe, che finge una vita perbene ma che moralmente è tutt'altro che irreprensibile e che cade sempre nelle sottili e geniali provocazioni del pericoloso fuorilegge, arrivando a diventare ciò che vuole combattere.
"Cape fear", per concludere, è un thriller veramente potente, ancora troppo sottovalutato e messo in ombra (cosa comprensibile) dai film-colosso di Scorsese come ad esempio "Quei Bravi ragazzi" e "Casino", ma che è un piccolo gioiello da rivalutare: le interpretazioni, (anche quella di Jessica Lange) sono di altissimo livello, la trama si snoda armonica e le scelte di regia sono tipiche dello stilema scorsesiano, con una camera che si muove velocemente e con grande inventiva, rendendo il ritmo del film ancora più incalzante. Belle le musiche e ben fatta la fotografia, la sceneggiatura è davvero ben scritta. Un fim, soprattutto per gli appassionati di Scorsese, da non perdere, anche se magari un po' alternativo rispetto al consueto canone scorsesiano.
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mr.rizzus
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giovedì 25 febbraio 2021
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capolavoro
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greatsteven
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martedì 18 aprile 2017
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thriller disturbante e mozzafiato ad alta tensione
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CAPE FEAR – IL PROMONTORIO DELLA PAURA (USA, 1991) diretto da MARTIN SCORSESE. Interpretato da ROBERT DE NIRO, NICK NOLTE, JESSICA LANGE, JULIETTE LEWIS, ROBERT MITCHUM, GREGORY PECK
Quattro personaggi principali: Max Cady (De Niro), psicopatico deviante, pedofilo, maniaco religioso, che ha scontato quattordici anni in prigione sopportando sevizie infernali a causa di uno stupro ai danni di una prostituta minorenne; Sam Bowden (Nolte), l’avvocato che lo ha difeso al processo, ma ha poi archiviato il caso, consentendo la sua incarcerazione, e che ora è un tranquillo e stimato professionista e padre di famiglia; Leigh Bowden (Lange), moglie di Sam, disegnatrice d’interni, donna tollerante e affezionata al consorte; e Danielle (Lewis), la figlia di Sam e Leigh, adolescente un po’ impertinente e mossa da morbose curiosità.
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CAPE FEAR – IL PROMONTORIO DELLA PAURA (USA, 1991) diretto da MARTIN SCORSESE. Interpretato da ROBERT DE NIRO, NICK NOLTE, JESSICA LANGE, JULIETTE LEWIS, ROBERT MITCHUM, GREGORY PECK
Quattro personaggi principali: Max Cady (De Niro), psicopatico deviante, pedofilo, maniaco religioso, che ha scontato quattordici anni in prigione sopportando sevizie infernali a causa di uno stupro ai danni di una prostituta minorenne; Sam Bowden (Nolte), l’avvocato che lo ha difeso al processo, ma ha poi archiviato il caso, consentendo la sua incarcerazione, e che ora è un tranquillo e stimato professionista e padre di famiglia; Leigh Bowden (Lange), moglie di Sam, disegnatrice d’interni, donna tollerante e affezionata al consorte; e Danielle (Lewis), la figlia di Sam e Leigh, adolescente un po’ impertinente e mossa da morbose curiosità. Uscito di galera, Cady comincia a tormentare Sam, cuocendolo a fuoco lento, partendo da minacce verbali e poi passando ad importunare sempre più selvaggiamente sua moglie e sua figlia, suscitando nell’uomo di legge un enorme fastidio, ma anche una paura terrificante, vista l’intelligenza insospettabile e l’acume perverso con cui conduce la sua tortura. Sam cerca dapprima di risolvere la faccenda con vie legali, consultando un anziano tenente (Mitchum) e assumendo in seguito un detective privato al quale chiede, dopo il fallito pedinamento, di assoldare un gruppo di picchiatori per malmenarlo. Ma Cady, che già gli ha avvelenato il cane e ha mostrato turbolente attenzioni psico-sessuali prima verso Leigh e poi anche verso Danielle, sa come manovrare i fili del gioco e, al momento dell’aggressione, mette fuori i gioco i picchiatori e poi fa causa a Bowden per percosse avvalendosi di un famoso penalista (Peck) che per giunta rifiuta di aiutare Sam. Questi, ormai messo alle strette e sempre più terrorizzato, giacché l’ex galeotto riesce addirittura ad uccidere l’investigatore e la domestica della sua casa, decide che l’unico mezzo per levare di torno Max è sfidarlo sul suo stesso campo e con le sue stesse armi: la violenza e l’intimidazione. Lascia quindi la casa con le due donne e raggiunge Cape Fear: a bordo di un piccolo battello comandato da Sam stesso e durante una furibonda tempesta, avverrà la resa dei conti. Cady, più inferocito e determinato che mai, in un primo momento subisce un’ustione, poi, riemerso dalle acque del fiume, ammanetta Bowden e si appresta a violentargli consorte e figlia, ma poi le forze della natura vengono in soccorso dell’avvocato, che ha ormai mostrato di sapergli tener testa e ha capito come eliminarlo: al termine di un processo improvvisato di una tensione estrema, Cady, non meno stremato di Bowden, viene da questi ucciso con un masso in testa. Negli anni ’90 Scorsese aveva ormai adottato un registro artistico che puntava sulla violenza. Ne sono dei validi esempi la rivisitazione personalissima, ma tutt’altro che hollywoodiana, della vita di Gesù Cristo fatta nel 1988 e il film che girerà quattro anni dopo Cape Fear, ovvero Casinò (sempre con l’inseparabile De Niro protagonista). Questo thriller iper-realistico, fulminante e angosciante sa mantenere elevatissima una tensione drammatica che inquieta e spaventa lo spettatore fin nel midollo, dimostrando una gestione della violenza nella vita umana molto più spietata e plateale di quella, ad esempio, di Hitchcock. Ma del grande Alfred questo film ha ben poco: la sua ricerca forsennata di spiegare le perversioni e la voglia vendicativa dell’animo umano affondano nelle paure interiori, nell’aggressività indispensabile, nell’affetto provato verso le persone care e nell’inevitabilità di dover pagare per i propri sbagli. Ha un simbolismo religioso troppo opprimente, questo sì, ed è un difetto che gli conferisce a tratti un eccesso di umorismo caustico e di sarcasmo leggermente macabro. Un’imperfezione riscattata però in modo molto ampio dalla bravura dei suoi interpreti, fra cui spiccano un De Niro più disumano, sanguinario e manipolatore che mai, in uno dei suoi ruoli decisamente più amorali, un Nolte finalmente in una parte positiva, ma pur sempre dotato di audacia e senso di riscossa, una Lange ormai rodata dalla recitazione e a suo agio nelle vesti di una donna assai intelligente, e una giovanissima Lewis con un talento ancora acerbo ma già considerevole, che trova una sua innegabile conferma nelle manifestazioni di simpatia per la personalità psichicamente turbata e moralmente devastatrice del criminale, tanto pieno di tatuaggi e denso di muscoli quanto carico di odio vendicativo e lucidissima follia. In parte delirante, non ottimo nei personaggi di contorno – fra cui comunque meritano una lode gigantesca il 74enne R. Mitchum, con la sua infallibile, consueta mistura di sagacia e senso pratico, e il troppo sottoutilizzato G. Peck (più che altro un cameo, ma di tutto rispetto), avvocato laido e opportunista – e con un finale mozzafiato ma tirato troppo per le lunghe, si rivela nel complesso una storia impressionante, con una sceneggiatura ricchissima di temi che non perde un colpo e una geniale scelta stilistica di ritrarre con le immagini in negativo i momenti psicologicamente più destabilizzanti. È anche una discesa nell’inferno della mente criminale: non a caso Cady, che impara a leggere e scrivere dietro le sbarre, è un cultore assatanato di libri che vedono la religione come veicolo d’affermazione violenta del potere divino sull’uomo, potere che egli trae dall’alto utilizzandolo però mediante lesioni volte a danneggiare i suoi simili. Un documento psichiatrico di forte effetto, uno shock dall’impatto visivo fuorviante, una vicenda in cui comunque la giustizia, l’amore, l’altruismo e il desiderio di pace non mancano di trionfare, seppure a fatica e dopo innumerevoli travagli che rischiano di farli capitombolare.
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fabio57
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giovedì 7 gennaio 2016
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efficace remake
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Bel remake di un ottimo film ,De Niro prende il posto di Michum,Nolte quello di Peck,il risultato è brillante anche se l'originale è come sempre superiore.Intensa e profonda l'interpretazione di De Niro che come sempre si cala in modo maniacale nel personaggio che interpreta,in modo ossessivo ma efficace.
Buon lavoro
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luigi chierico
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lunedì 6 ottobre 2014
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tanta paura per nulla
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Un fantastico ed eccezionale Robert De Niro è Max Candy, un uomo diabolico nel curare la sua vendetta per infedele patrocinio, nei confronti dell’avv. Sam Bowden, interpretato molto bene da Nick Colte. L’intero film è ricco di una suspense talora sottile, strisciante, carica di un delirante susseguirsi di immagini,.le scene degli ultimi 15 minuti sono da mozzafiato. La vicenda scabrosa investe anche e soprattutto la moglie e la giovanissima figlia sedicenne di Sam, la moglie Leigh è l’affascinante e brava Jessica Lange, il ricordo va subito al film “Il postino suona sempre due volte”,nonché da Danielle, l’appena diciottenne Juliette Lewis, una buona speranza per il cinema. Non capisco perché aver declassato Gregory Peck e Robert Mitchum da Max e Sam, del primo film di J.
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Un fantastico ed eccezionale Robert De Niro è Max Candy, un uomo diabolico nel curare la sua vendetta per infedele patrocinio, nei confronti dell’avv. Sam Bowden, interpretato molto bene da Nick Colte. L’intero film è ricco di una suspense talora sottile, strisciante, carica di un delirante susseguirsi di immagini,.le scene degli ultimi 15 minuti sono da mozzafiato. La vicenda scabrosa investe anche e soprattutto la moglie e la giovanissima figlia sedicenne di Sam, la moglie Leigh è l’affascinante e brava Jessica Lange, il ricordo va subito al film “Il postino suona sempre due volte”,nonché da Danielle, l’appena diciottenne Juliette Lewis, una buona speranza per il cinema. Non capisco perché aver declassato Gregory Peck e Robert Mitchum da Max e Sam, del primo film di J.Lee Thompson, a due figure di secondo piano in questo di Scorsese, non aveva proprio nessun altro a cui rivolgersi o specchietto per le allodole? Fermo restando che De Niro è formidabile. Particolare rilievo assume l’interpretazione del bravo Joe Don Baker nelle vesti di un investigatore, o meglio di un cattivo consigliere. L’avvocato non ha difeso totalmente il suo cliente che ha dovuto fare 14 durissimi anni di carcere,subendo ogni genere di violenza anche perché condannato per stupro. Il film è condotto benissimo poiché Max Candy pur essendo un violento, gioca come il gatto col topo con Sam e la sua famiglia, lo terrorizza, Sam procede sul filo del rasoio (bellissimo il film “Il filo del rasoio”), così finisce col cadere sempre più in basso. Il finale è girato con delle ottime riprese agghiaccianti, un susseguirsi di colpi di scena,troppi, per arrivare alla morale imposta dal cinema specie quello americano:il male deve essere sconfitto il bene deve trionfare. Molti restano delusi, valeva la pna aspettare tanto per mangiare il topo se poi il topo doveva salvarsi?chibar22@libero.it
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shiningeyes
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mercoledì 31 luglio 2013
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un grande thriller!
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Certamente più scottante e violento dell'originale, “Cape Fear”, remake del “Promontorio della paura”del 62', entra di diritto tra i più emozionanti e paurosi thriller della storia; grazie ad una regia attenta e scrupolosa ai dettagli e ad una fotografia terrificante, che delinea perfettamente il sadismo e il fanatismo di un grandissimo villain, e delinea anche meravigliose atmosfere di suspense in stile hitchcockiano (non a caso, le musiche sono di Bernard Hermann).
Ma a rendere grande questo film sono anche le fantastiche prove di un poker di assi di attori composto da Nick Nolte, Jessica Lange, Juliette Lewis e Rober De Niro.
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Certamente più scottante e violento dell'originale, “Cape Fear”, remake del “Promontorio della paura”del 62', entra di diritto tra i più emozionanti e paurosi thriller della storia; grazie ad una regia attenta e scrupolosa ai dettagli e ad una fotografia terrificante, che delinea perfettamente il sadismo e il fanatismo di un grandissimo villain, e delinea anche meravigliose atmosfere di suspense in stile hitchcockiano (non a caso, le musiche sono di Bernard Hermann).
Ma a rendere grande questo film sono anche le fantastiche prove di un poker di assi di attori composto da Nick Nolte, Jessica Lange, Juliette Lewis e Rober De Niro.
Quest'ultimo è quello che si distingue meglio tra i quattro, sostenendo una prova incredibile e sensazionale, riuscendo a sconvolgere lo spettatore per la cattiveria e sadismo del personaggio da lui interpretato; Nick Nolte è perfetto nell'insicuro e paranoico Sam Bowden, andando quasi a pari passo con il suo più illustre collega; Ottime anche le due donne, in particolare Juliette Lewis che dimostra fin da giovane di avere la stoffa per fare l'attrice. Interessanti le comparsate di Robert Mitchum e Gregory Peck nei ruoli inversi del film originale.
Non si può certo non menzionare la chirurgica e simbolica regia di Scorsese, che ne approfitta per citare i suoi soliti temi religiosi, collegati alla violenza della sua estetica in modo sublime.
“Cape Fear” non è il migliore tra i lavori del regista, ma certamente si difende bene nella sua superba filmografia, e in più, risulta di sicuro uno degli apici del genere thriller; imperdibile per gli amanti del genere.
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ibracadabra 8
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martedì 26 febbraio 2013
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bob de niro
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opera"nuova" di Martin Scorsese .remake dell'omonimo film del 1962 il promontorio della paura,è uno dei rari casi dove ,il rifacimento egualia,o addirittura supera l'originale.un film,di giustizia,dove la giustizia latita,dove il bene si sposa con il male,dove il criminale è il perseguitato,è la vittima del sistema.un thiller,duro e violento,realista e ognipotente,dove un detective e un avvvocato sono giudici giustizieri,un sistema giuridico colmo di falle,il film di meriti ne ha a TANTI,prima di tutto l'ennesima istrionica perfomance di( R.DE NIRO,sbalorditivo).sadico perverso,illuminato di follia nella parte del galeotto in cerca di vendetta,una sceneggiatura mirabile,sequenze ad alto tasso andrenalinico,una musica maestosa e asssordante.
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opera"nuova" di Martin Scorsese .remake dell'omonimo film del 1962 il promontorio della paura,è uno dei rari casi dove ,il rifacimento egualia,o addirittura supera l'originale.un film,di giustizia,dove la giustizia latita,dove il bene si sposa con il male,dove il criminale è il perseguitato,è la vittima del sistema.un thiller,duro e violento,realista e ognipotente,dove un detective e un avvvocato sono giudici giustizieri,un sistema giuridico colmo di falle,il film di meriti ne ha a TANTI,prima di tutto l'ennesima istrionica perfomance di( R.DE NIRO,sbalorditivo).sadico perverso,illuminato di follia nella parte del galeotto in cerca di vendetta,una sceneggiatura mirabile,sequenze ad alto tasso andrenalinico,una musica maestosa e asssordante.CAMEI,DEI TRE PROTAGONISTI DEL CAPOSTIPITE ,Robert Mitchum, Gregory Peck, Martin Balsam, UN FINALE,CRUDO,MALVAGIO,E PSICOPATICO. FILMONE DA VEDERE.
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gionni47
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lunedì 18 febbraio 2013
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"americanata"
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Mi dispiace che un bravo regista e un bravo attore (De Niro) stavolta abbiano sbagliato. Non si tratta soltanto del contenuto inverosimile, di cui qualcuno si è accorto. Il film è la manifestazione dell'ideologia statunitense per cui il bravo, ricco e religioso bianco americano si deve continuamente difendere dagli attacchi dei criminali ("gli altri") che minano continuamente la loro tranquillità (il discorso si potrebbe estendere anche alla strategia militarista e razzista USA). Chi siano i primi e chi i secondi, quali poteri abbiano e come soccombano lo lascio decidere a chi mi legge. Lo svolgimento del film si aggrappa ad una suspense con strumenti antichi e già codificati simili a quelli del vecchio buon Hitchcock, ma ormai superati.
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Mi dispiace che un bravo regista e un bravo attore (De Niro) stavolta abbiano sbagliato. Non si tratta soltanto del contenuto inverosimile, di cui qualcuno si è accorto. Il film è la manifestazione dell'ideologia statunitense per cui il bravo, ricco e religioso bianco americano si deve continuamente difendere dagli attacchi dei criminali ("gli altri") che minano continuamente la loro tranquillità (il discorso si potrebbe estendere anche alla strategia militarista e razzista USA). Chi siano i primi e chi i secondi, quali poteri abbiano e come soccombano lo lascio decidere a chi mi legge. Lo svolgimento del film si aggrappa ad una suspense con strumenti antichi e già codificati simili a quelli del vecchio buon Hitchcock, ma ormai superati. Ovviamente i buoni vincono sempre e il "genio del male" perisce, sempre nello stesso modo.
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toto65
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mercoledì 8 agosto 2012
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meglio l'originale
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Non mi ha convinto;quasi come tutti i Remake...
Ottime alcune interpretazioni.Lewis su tutti.
Proprio ieri sera ho rivisto l'Originale con uno straordinario Robert Mitchum
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