paolp78
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domenica 2 luglio 2017
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poco avvincente. per fortuna c'è jeremy irons
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Dramma giudiziario che non riesce a coinvolgere.
Il difetto della pellicola è costituito dalla scelta (obbligata in realtà, trattandosi del grado d'appello) di mettere in scena l'attività di studio e preparatoria del collegio di difesa, anziché puntare sulle fasi processuali che cinematograficamente rendono sempre molto.
La sceneggiatura è tratta dal libro scritto dall'avvocato difensore (il famoso giurista Alan Dershowitz) e si vede! Infatti la storia risulta troppo imbrigliata e vincolata ai vari tecnicismi giuridici, che rendono poco fluida la narrazione e troppo lento il ritmo. Il film che ne esce è poco avvincente e barboso; difficilmente lo spettatore medio riesce a tenere desta l'attenzione sino alla fine.
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Dramma giudiziario che non riesce a coinvolgere.
Il difetto della pellicola è costituito dalla scelta (obbligata in realtà, trattandosi del grado d'appello) di mettere in scena l'attività di studio e preparatoria del collegio di difesa, anziché puntare sulle fasi processuali che cinematograficamente rendono sempre molto.
La sceneggiatura è tratta dal libro scritto dall'avvocato difensore (il famoso giurista Alan Dershowitz) e si vede! Infatti la storia risulta troppo imbrigliata e vincolata ai vari tecnicismi giuridici, che rendono poco fluida la narrazione e troppo lento il ritmo. Il film che ne esce è poco avvincente e barboso; difficilmente lo spettatore medio riesce a tenere desta l'attenzione sino alla fine.
Probabilmente quando il film venne distribuito la storia narrata destava un certo interesse nell'opinione pubblica americana, in quanto la vicenda giudiziaria dell'aristocratico e ricco Claus Von Bulow aveva riempito le pagine della cronaca giudiziaria d'oltre oceano ed era stata trattata abbondantemente nei TG e nei programmi d'approfondimento dei vari network statunitensi: oggi che l'interesse per quella storia di cronaca è scomparso (dalle nostre parti credo che non ci sia mai stato) non resta neppure quel motivo di interesse.
Personalmente non mi è piaciuta neppure la recitazione di Ron Silver e Annabella Sciorra, né mi sono sembrati degni di interesse particolare i personaggi da loro interpretati, come anche quelli che compongono il resto della squadra di difesa. Notevole invece la prova offerta da Glenn Close e soprattutto quella di un immenso Jeremy Irons, che costituisce l'unico autentico elemento di interesse del film.
Il personaggio di Claus Von Bulow, grazie all'interpretazione del grande attore inglese, è di gran lunga il più interessante e riuscito: quando compare in scena l'attenzione si desta.
Notevole la cinica battuta, carica di un perfetto humor nero, con cui Jeremy Irons/Claus Von Bulow chiude il film.
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luigi chierico
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lunedì 20 giugno 2016
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l’incompiuto
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Una terribile verità avvolta nel mistero affidata a due colossi del cinema: Glenn Close e Jeremy Irons, entrambi pluripremiati anche con Oscar. Una terribile storia iniziata nel lontano 1980, narrata nel 1990, conclusasi solo nel 2008 con la morte a 76 anni di Sunny von Bulow, dopo essere stata in coma profondo per 30 anni. Da quanto si legge ci si aspetterebbe un film profondamente triste,carico di una drammaticità affidata ai volti dei due protagonisti del mistero di Von Bulow, invece si assiste ad una specie di puzzle,un insieme di pezzi confusi e disordinati che spesso sembrano messi al loro posto ma qualcosa non quadra. La difesa di un condannato a 30 anni di prigione affidata in appello ad uno strano professore che vive di incertezze e si avvale di una schiera di studenti in legge per affrontare il processo.
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Una terribile verità avvolta nel mistero affidata a due colossi del cinema: Glenn Close e Jeremy Irons, entrambi pluripremiati anche con Oscar. Una terribile storia iniziata nel lontano 1980, narrata nel 1990, conclusasi solo nel 2008 con la morte a 76 anni di Sunny von Bulow, dopo essere stata in coma profondo per 30 anni. Da quanto si legge ci si aspetterebbe un film profondamente triste,carico di una drammaticità affidata ai volti dei due protagonisti del mistero di Von Bulow, invece si assiste ad una specie di puzzle,un insieme di pezzi confusi e disordinati che spesso sembrano messi al loro posto ma qualcosa non quadra. La difesa di un condannato a 30 anni di prigione affidata in appello ad uno strano professore che vive di incertezze e si avvale di una schiera di studenti in legge per affrontare il processo. Anche la vicenda è riportata con salti pindarici, in modo molto frammentario, non si segue alcun filo logico ed una puntuale ricostruzione dei fatti, sebbene abbiano dato adito nella storia di questo processo ad una serie di diversa supposizione o immaginazione. Non c’è nessun processo, nessuna difesa ma soltanto una presa d’atto che consente al prof. Alan Dershowitz di far assolvere il suo ricco cliente. A me è sembrato che il regista abbia voluto puntare l’attenzione solo sul prof. Alan Dershowitz, interpretato da Ron Silver,vero protagonista del film, attore non di rilievo assurto alla notorietà per questo film nel 1990, purtroppo morto nel 2009 a soli 63 anni, e per il successo avvalendosi della bravura e bellezza di Glenn Close (ancora”Attrazione fatale”1987), che interpreta la parte di Fanny, e della bravura di Jeremy Irons. Soprattutto mi sembra che questo film per il regista Barbet Schroeder sia stato solo un pretesto per mostrare quanto di più lussuoso, elegante e sfarzoso possa aver avuto Fanny. Una reggia per casa, pranzi faraonici, vesti e camicie da notte in seta, lei la povera Fanny malata, in coma ma sempre perfettamente in ordine e affascinante. Il marito freddo distaccato, lontano, uno strano aristocratico, certo solo della sua proclamata innocenza. Questo film del 1990, visto dopo la morte della povera Fanny avvenuto 18 anni dopo, non mi è piace affatto, il mistero è restato tale e sepolto con la ricca e bella vittima del male oscuro, della sorte o di qualcuno? Mistero.
La cattiva riuscita di questo film credo che stia nella fretta di aver voluto portare troppo presto sullo schermo una storia vera, quando era ancora incompiuta.chibar22@libero.it
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