markriv
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mercoledì 6 ottobre 2010
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il più famoso ammutinamento della storia
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L’epopea del Bounty raccontata per la terza volta al cinema. Nel 1787, il severo e integerrimo comandante William Bligh, primo ufficiale del vascello armato Bounty, salpa col suo equipaggio dall’Inghilterra alla volta dell’isola di Tahiti, allo scopo di raccogliere piante di albero del pane da trapiantare poi in madrepatria. Sfiniti dopo un viaggio lungo e faticoso, i marinai si sollevano nell’isola polinesiana, grazie alla generosa ospitalità degli indigeni, specie le donne. Infatti, molti componenti dell’equipaggio si fidanzano con ragazze del posto, e tra questi c’è Fletcher Christian , giovane secondo ufficiale, che ha una relazione con la figlia del re.
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L’epopea del Bounty raccontata per la terza volta al cinema. Nel 1787, il severo e integerrimo comandante William Bligh, primo ufficiale del vascello armato Bounty, salpa col suo equipaggio dall’Inghilterra alla volta dell’isola di Tahiti, allo scopo di raccogliere piante di albero del pane da trapiantare poi in madrepatria. Sfiniti dopo un viaggio lungo e faticoso, i marinai si sollevano nell’isola polinesiana, grazie alla generosa ospitalità degli indigeni, specie le donne. Infatti, molti componenti dell’equipaggio si fidanzano con ragazze del posto, e tra questi c’è Fletcher Christian , giovane secondo ufficiale, che ha una relazione con la figlia del re. Vedendo che l’equipaggio si è ammosciato, il comandante Bligh, dopo la partenza da Tahiti, impone una disciplina rigidissima a bordo, che porterà al più famoso ammutinamento della storia, visto che la maggiorparte dei marinai volevano rimanere a Tahiti…
Raccontato interamente in flashback (Bligh narra le vicende al processo che lo vede come imputato per perdita della nave), il film è molto rigoroso dal punto di vista storico e ben realizzato sotto il profilo tecnico, con immagini molto potenti ed evocative. Per contro, si può dire che il film non presenta nulla di nuovo nel genere del film marinaresco, i personaggi sono un po’ convenzionali e la crescente rabbia dell’equipaggio è analizzata un po’ troppo frettolosamente. A parte queste piccole osservazioni, il film resta comunque godibile, bravi i due interpreti principali (Hopkins più di Gibson). Musiche (a mio parere pertinenti, nonostante l’uso di strumentazioni elettroniche in un film storico possano sembrare fuori luogo) di Vangelis.
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fulvia
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domenica 6 novembre 2011
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da vedere! bello quanto l'altro del 1962
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Mel Gibson e Anthony Hopkins...già la scelta dei due protagonisti non lascia spazio a dubbi. Due maestri del cinema a cui bisogna solo levarsi tanto di cappello! Bel film, veramente appassionante, tra l'altro tratto da una storia vera. Ho visto chiaramente anche la versione del 62 con Marlon Brando..ma devo dire che anche quest'ultima mi ha preso, catturando la mia attenzione attimo per attimo. Bello...veramente ben fatto! Un 9+
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elgatoloco
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domenica 25 settembre 2016
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buon fim, ma grandi interpreti
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Il cinema, diceva-scriveva Jean Cocteau, è"la mort au travail", "la morte al lavoro": qui in questo"The Bounty"ne abbiamo la riprova: rivedere, per es. Anthony Hokins molto più giovane(era il 1984, lontani gli anni 2000 e 2010)fa molto effetto; idem vale per Mel Gibson, allora famoso per i film australiani, mentre per sir Lawrence Olivier il discorso non vale, non avendo chi scrive visto film "precedenti"se non di poco("Il maratoneta", certamente).Detto questo, senza voler fare paragoni con edizioni precedenti(quella con Marlon Brando l'avevo persa o vista solo in parte, quando era passata in TV...)Hopkins appare già allora(erano gli anni di"Cosa resta del giorno"o poco prima, non ne sono certo)interprete solidissimo, shkespeariano non molto meno del citato sir Lawrence, Mel Gibson era nel ruolo del"belloccio"non così rude come nei citati"Mad Max", Olivier è, giustamente, un"indiscutibile"per definizione.
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Il cinema, diceva-scriveva Jean Cocteau, è"la mort au travail", "la morte al lavoro": qui in questo"The Bounty"ne abbiamo la riprova: rivedere, per es. Anthony Hokins molto più giovane(era il 1984, lontani gli anni 2000 e 2010)fa molto effetto; idem vale per Mel Gibson, allora famoso per i film australiani, mentre per sir Lawrence Olivier il discorso non vale, non avendo chi scrive visto film "precedenti"se non di poco("Il maratoneta", certamente).Detto questo, senza voler fare paragoni con edizioni precedenti(quella con Marlon Brando l'avevo persa o vista solo in parte, quando era passata in TV...)Hopkins appare già allora(erano gli anni di"Cosa resta del giorno"o poco prima, non ne sono certo)interprete solidissimo, shkespeariano non molto meno del citato sir Lawrence, Mel Gibson era nel ruolo del"belloccio"non così rude come nei citati"Mad Max", Olivier è, giustamente, un"indiscutibile"per definizione...La storia, poi, dell'ammutinamento del"Bounty"è nota, sospesa com'era tra fascinazione polinesiana(i racconti relativi di Stevenson non possono non sovvenire, diremmo..), "mistero"e storia propriamente detta, ma il film, correttamente diretto da Donaldson non si esprime forse al massimo, pur rimanendo nella"buona resa cinematografica"della vicenda, dove l'importante, nelle intenzione del regista e degli autori e nella resa complessiva come la vediamo oggi era quella di non demeritare rispetto alle edizioni precedenti, cosa che comunque non avviene(il film, mi risulta, al netto della pubblicità inframmezzata in TV, è comunque decisamente più breve che nella versione con Marlon Brando).Dunque un film di interpreti, in buona sostanza, dove le intenzioni corrispondono complessivamente all'esito, con Hopkins anocra ben lontano da "Hannibal the Cannibal"e opere consimili(stimabili, invero, se contestualizzate), mentre Gibson era, all'epoca, l'interprete ancora distante dalle imprese registiche sulla vita di Cristo, che ora sembra abbiano un seguito ulteriore. Non conviene, credo, aggiungere molto altro, anche perché è uno di quei casi in cui gli interpreti(in questo caso al maschile, visto che le interpreti ci sono, ma hanno una funzione secondaria e, semmai, di "distrazione"dei nostri-possiamo dirlo-"antieroi". El Gato
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