vincy 65
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mercoledì 8 settembre 2010
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non sono d'accordo con paride 86
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Il film ha perfettamente trasposto il pathos del libro, ovviamente in scala ridotta perchè un film dura 90-120 minuti e non si può divagare troppo altrimenti viene fuori il classico "polpettone" che dice tutto e niente: in un libro l'emozione è estensibile e stuzzica la tua fantasia, mentre nel film si è praticamente passivi. Non doveva essere un film spettacolare con effetti speciali, bensì doveva narrare il dramma del personaggio di John Smith del quale mi ha colpito e rattristato la sua solitudine, questo "potere" acquisito che lungi dall'essere una qualità da sfruttare, è diventato un handicap, una maledizione. E' ovvio che non si poteva mettere tutti gli eventi del libro, altrimenti bisognava fare un serial di almeno 5 puntate che sarebbe al contrario stato annacquato e dispersivo (il serial di pochi anni fa non è un gran che).
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Il film ha perfettamente trasposto il pathos del libro, ovviamente in scala ridotta perchè un film dura 90-120 minuti e non si può divagare troppo altrimenti viene fuori il classico "polpettone" che dice tutto e niente: in un libro l'emozione è estensibile e stuzzica la tua fantasia, mentre nel film si è praticamente passivi. Non doveva essere un film spettacolare con effetti speciali, bensì doveva narrare il dramma del personaggio di John Smith del quale mi ha colpito e rattristato la sua solitudine, questo "potere" acquisito che lungi dall'essere una qualità da sfruttare, è diventato un handicap, una maledizione. E' ovvio che non si poteva mettere tutti gli eventi del libro, altrimenti bisognava fare un serial di almeno 5 puntate che sarebbe al contrario stato annacquato e dispersivo (il serial di pochi anni fa non è un gran che). Leggendo il libro (io l'ho letto almeno quattro volte) il pathos si moltiplica per 100: si prova paura, angoscia, tristezza e alla fine commozione. Bravo David Cronenberg che ha reso onore a quello che secondo me è il miglior romanzo di Stephen King.
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fedeleto
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venerdì 29 luglio 2011
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viaggio nella profezia
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Tratto dal celebre romanzo di stephen king ,David Cronenberg (rabid,scanners ,brood) dopo il successo di videodrome torna con un film interessante ma diverso nel suo genere.Johnny e' innamorato di sara ,e fino a qualche tempo prima della tragedia sembra tutto perfetto .Ma appena Johnny entra in coma a causa di un incidente automobilistico(che ricorda molto una scena di rabid),si teme il peggio.Risvegliatosi dopo 5 anni si ritrova traumatizzato e infelice per le amare sorprese(sara si e' sposata),ma si trova anche dei poteri paranormali che gli permettono con un tocco di mano di prevedere il futuo di una persona e leggere nella sua mente.Salvera' alcune persone ma appena stringe la mano del candidatoalle elezioni scopre che sara' eletto presidente e scatenera' un conflitto nucleare,a johnny non rimane che fermare questo assassino,anche se gli costera' la vita.
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Tratto dal celebre romanzo di stephen king ,David Cronenberg (rabid,scanners ,brood) dopo il successo di videodrome torna con un film interessante ma diverso nel suo genere.Johnny e' innamorato di sara ,e fino a qualche tempo prima della tragedia sembra tutto perfetto .Ma appena Johnny entra in coma a causa di un incidente automobilistico(che ricorda molto una scena di rabid),si teme il peggio.Risvegliatosi dopo 5 anni si ritrova traumatizzato e infelice per le amare sorprese(sara si e' sposata),ma si trova anche dei poteri paranormali che gli permettono con un tocco di mano di prevedere il futuo di una persona e leggere nella sua mente.Salvera' alcune persone ma appena stringe la mano del candidatoalle elezioni scopre che sara' eletto presidente e scatenera' un conflitto nucleare,a johnny non rimane che fermare questo assassino,anche se gli costera' la vita.Cronenberg si concentra sul tema dell'intrinsecita' della carne ,ove essa e' sinonimo di poteere chiaroveggente,e non mancano scene di tensione e angoscia ,ma nel complesso e' un buon film ,dove forse il merito e' anche di walken ,che regala un'ottima interpretazione.
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(di giulianasweet)
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tarantinofan96
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venerdì 14 giugno 2013
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la zona morta
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La Zona Morta, tratto dall'omonimo romanzo si Stephen King, parla di un uomo che, dopo essersi risvegliato dopo 5 anni di coma, acquisisce degli strani poteri e riesce a vedere il futuro delle persone solamente toccandole. Il film racconta del protagonista (Johnny Smith) costretto a convivere con il suo "dono" (che lui vede più come una maledizione). Dopo essere stato chiamato dallo sceriffo per aiutarlo a risolvere un caso che è in corso ormai da anni, molte persone chiedono a Johnny di aiutarle nei loro problemi per via dei suoi poteri e da qui in poi si assiste alla discesa del protagonista nel baratro della disperazione perchè ormai non riesce più a convivere con la sua maledizione.
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La Zona Morta, tratto dall'omonimo romanzo si Stephen King, parla di un uomo che, dopo essersi risvegliato dopo 5 anni di coma, acquisisce degli strani poteri e riesce a vedere il futuro delle persone solamente toccandole. Il film racconta del protagonista (Johnny Smith) costretto a convivere con il suo "dono" (che lui vede più come una maledizione). Dopo essere stato chiamato dallo sceriffo per aiutarlo a risolvere un caso che è in corso ormai da anni, molte persone chiedono a Johnny di aiutarle nei loro problemi per via dei suoi poteri e da qui in poi si assiste alla discesa del protagonista nel baratro della disperazione perchè ormai non riesce più a convivere con la sua maledizione. Cronenberg riesce a dare la giusta atmosfera cupa e una giusta dose di dramma nel raccontare questa storia con protagonista un sempre grande Christopher Walken. Non uno dei migliori del regista, ma sicuramente un ottimo film.
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paolp78
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sabato 26 agosto 2017
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senza la neve non sarebbe stato lo stesso
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Uno dei meno celebri tra i film di Cronemberg, tuttavia uno di quelli che preferisco.
L'atmosfera ovattata che permea la pellicola fa decisamente la differenza: la stessa storia messa in scena in modo più frenetico non avrebbe reso altrettanto splendidamente. Fondamentale in questo senso l'ambientazione nel suggestivo paesaggio innevato. Grazie a questa peculiarità, il contrasto con le scene in cui il protagonista ha le visioni risulta ancora più forte: effetto riuscitissimo.
Ennesimo film con cui Cronemberg indaga i limiti e le potenzialità infinite della mente umana.
Per rimarcare, anche visivamente, la supremazia della mente sul corpo, il grande regista canadese affida il ruolo di protagonista ad un pallido e macilento Christopher Walken, che si rende autore di una interpretazione indimenticabile, misurata ed al contempo di rarissima intensità!!
Molto delicata e toccante la sfortunata storia d'amore (fatta di rimpianti), come anche il rapporto tra il protagonista ed i genitori (in particolare il padre).
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Uno dei meno celebri tra i film di Cronemberg, tuttavia uno di quelli che preferisco.
L'atmosfera ovattata che permea la pellicola fa decisamente la differenza: la stessa storia messa in scena in modo più frenetico non avrebbe reso altrettanto splendidamente. Fondamentale in questo senso l'ambientazione nel suggestivo paesaggio innevato. Grazie a questa peculiarità, il contrasto con le scene in cui il protagonista ha le visioni risulta ancora più forte: effetto riuscitissimo.
Ennesimo film con cui Cronemberg indaga i limiti e le potenzialità infinite della mente umana.
Per rimarcare, anche visivamente, la supremazia della mente sul corpo, il grande regista canadese affida il ruolo di protagonista ad un pallido e macilento Christopher Walken, che si rende autore di una interpretazione indimenticabile, misurata ed al contempo di rarissima intensità!!
Molto delicata e toccante la sfortunata storia d'amore (fatta di rimpianti), come anche il rapporto tra il protagonista ed i genitori (in particolare il padre).
Mi è piaciuta anche la parte in cui il protagonista aiuta la polizia nella ricerca del maniaco, assassino seriale: Cronemberg non si perde in scene inutilmente truculente o impressionanti, come succede in molti film da quattro soldi girati oggi giorno; da grande autore quale è preferisce invece concentarsi sui turbamenti e sulle sofferenze interiori dei vari personaggi!
Film girato con metodo sobrio e lineare: non ha un ritmo particolarmente sostenuto, ma è giusto così. In ogni caso la durata contenuta scongiura il rischio noia.
Finale geniale (del resto la sceneggiatura è tratta da un libro di Stephen King), capace di suscitare al contempo opposti sentimenti di frustrazione e appagamento.
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antonio2011
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giovedì 31 luglio 2014
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cronenberg è sempre un maestro.
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Finalmente nel pieno dell'estate è passato un buon film in tv. Cronenberg è decisamente un regista superiore rispetto ad altri della sua generazione. Non c'è confronto rispetto ai registi nostrani italiani e ad altri nordamericani. Film pacato, tranquillo, ben costruito, ma con improvvise accelerazioni di ritmo nel tipico stile del maestro canadese, con scene di azione nel più puro stile hitchcockiano, classiche . Veramente un film lodevole e gradevole. Non ho gradito soltanto il finale che mi sembrava un po' scontato nella scena del tentativo di uccisione del politico vista tante volte nei film americani.
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luca scial�
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giovedì 11 giugno 2015
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poteri al servizio dell'umanità
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Solo un genio visionario e introspettivo come Cronenberg poteva trasporre in modo convincente un romanzo di Stephen King, al punto che egli stesso ammetterà che si tratta di una delle trasposizioni più riuscite.
Un thriller fantascientifico certo, ma credibile e non eccessivamente lontano dalla realtà. La pellicola funziona anche perchè i poteri attribuiti al protagonista in seguito a un incidente sono certo il punto cruciale della storia, ma viene abbinata da un contorno fatto di sentimenti e stati emotivi intensi.
Bravo poi il regista a "sintetizzarlo" in poco più di un'ora e mezza, senza eccessive divagazioni e fuorvianti effetti forzati per colpire lo spettatore.
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Solo un genio visionario e introspettivo come Cronenberg poteva trasporre in modo convincente un romanzo di Stephen King, al punto che egli stesso ammetterà che si tratta di una delle trasposizioni più riuscite.
Un thriller fantascientifico certo, ma credibile e non eccessivamente lontano dalla realtà. La pellicola funziona anche perchè i poteri attribuiti al protagonista in seguito a un incidente sono certo il punto cruciale della storia, ma viene abbinata da un contorno fatto di sentimenti e stati emotivi intensi.
Bravo poi il regista a "sintetizzarlo" in poco più di un'ora e mezza, senza eccessive divagazioni e fuorvianti effetti forzati per colpire lo spettatore.
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figliounico
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venerdì 30 dicembre 2022
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king letto da cronemberg
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Cronemberg nello stesso anno in cui scrive e dirige lo straordinario Videodrome, 1983, realizza questo fantathriller dal soggetto banale e dolciastro ispirato ad un romanzo dell’ovvio King. Ma è sempre un film di Cronemberg e lo si riconosce dalla prevalenza nella scenografia dei toni caldi del colore, dalla solitudine del suo eroe protagonista, Walken, che vede ciò che gli altri non vedono. Nella grazia ricevuta del miracolo della veggenza la condanna all’ostracismo, alla diversità dalla massa imbelle che segue il demagogo di turno, Martin Sheen, e che si manifesta anche esteriormente nella zoppia a causa dell’incidente. The Dead zone è la dimostrazione di come si possa riscattare un prodotto commerciale, il romanzetto di fantascienza, traendone un film che rispecchia la visione dell’artista del mondo e della società in cui vive.
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onufrio
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venerdì 1 agosto 2014
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semplicemente perfetto
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L'ennesimo romanzo del genio di Stephen King tramutato in cinema sotto la supervisione e la regia di Cronenberg che confeziona un ottimo film, uno dei migliori del genere. La storia coinvolge e scorre via con interesse, senza soffermarsi troppo su alcune vicende, non si ha il tempo di risolve una questione che se ne propone un'altra davanti, il finale poi è davvero interessante; Walken recita bene la parte ed il contorno è ben strutturato, pur scorrendo veloce, ogni cosa è spiegata e non cade nell'oblio o nell'inspiegabile mistero che a volte in questi film prende il sopravvento.
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francesco2
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lunedì 22 agosto 2011
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non certo il miglior cronenberg
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Che cosa sia, o possa diventare, l'"Uomo-Macchina" è stato oggetto di più di un lavoro del regista canadese.
In "Crash"l'incidente era un pretesto per parlare di sesso, mostrando la tensione a esso connessa come espressione della drammaticità umana (In generale), e conseguenza del trauma (Specifico): in "ExistenZ" i protagonisti erano artefici e vittime di un gioco più grande di loro, anche se alla fine l'istrionico regista non risparmiava una frecciata non solo a quel mondo(Troppo comodo), ma persino alla tensione che il film aveva creato.
Questo, a quanto si nota, è un film "Su commissione" di ispirazione letteraria(Come altri prima citati).
A ciò si potrebbe addebitare il suo parziale -ma in qualche punto sostanziale-fallimento del film.
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Che cosa sia, o possa diventare, l'"Uomo-Macchina" è stato oggetto di più di un lavoro del regista canadese.
In "Crash"l'incidente era un pretesto per parlare di sesso, mostrando la tensione a esso connessa come espressione della drammaticità umana (In generale), e conseguenza del trauma (Specifico): in "ExistenZ" i protagonisti erano artefici e vittime di un gioco più grande di loro, anche se alla fine l'istrionico regista non risparmiava una frecciata non solo a quel mondo(Troppo comodo), ma persino alla tensione che il film aveva creato.
Questo, a quanto si nota, è un film "Su commissione" di ispirazione letteraria(Come altri prima citati).
A ciò si potrebbe addebitare il suo parziale -ma in qualche punto sostanziale-fallimento del film. In cui Cronenberg, da un lato, aveva l'occasione nel lontanissimo '83, dove il "Commodore 64" era il computer più avanzato rispetto a quello "16", di soffermarsi sul traumaticissimo incidente(Ancora!), che apporta una nuova sensibilità, per percepire cose che non appartengono soltanto alla dimensione temporale presente. Forse allora Johnny è più che altro un uomo migliore rispetto a prima, ancora più che un "Congegno umanizzato"(O viceversa).
Purtroppo, però-Questo è forse il punto sostanziale- in un film dal macabrissimo titolo "La zona morta", di macabro c'è poco o quasi nulla. Se non pensiamo alle scene "naziste", ", la cosa si riduce ad un "Dialogo mancato" del dottore con la madre... C'è una considerazione come "Non era destino", segno che il regista si e ci interroga anche in scene relativamente anodine, ma nulla di nulla per il resto.
Forse una certa sensibilità è assente solo in apparenza, mentre in realtà C. , in sequenze in cui mette alla berlina senza moralismi la politica all'americana del "Porta a porta", resta pur sempre lui. Tuttavia vari personaggi rappresentano appunto un quadretto, fatto di genitori eternamente comprensivi ed un medico che non aggiunge molto altro: parlando di titoli ben più recenti, siamo distanti dai genitori (Magari troppo) caricaturali dell'ottimo "American Life", come dal complesso -Anche se non in apparenza- rapporto medico"Paziente"vistonell'eccellente "Discorso del re". E pochissimo aggiunge anche la caricatura(?) della televisione.
Se si ha l'impressione che tutto funzioni lo stesso, è sostanzialmente perché Cronenberg mostra un interesse non da lacrima facile, alla "Rain Man", per il ruolo da "Diverso" di Johnny: autentico, nonostante il personaggio un pò stereotipato del padre, è il rapporto che instaura col ragazzino (altro che "Un mondo perfetto" di Eastwood). Come lo è anche, parzialmente, il suo rapporto col medico citato. Ma ancor più autentico è Johnny quando pone a sè stesso, al medico-Ancora- ed anoi, una domanda esistenziale: possiamo noi decretare la morte di un essere umano, qualora siamo consapevoli che questto eviterà disastri futuri?
E' qui che il film è politicamente scorretto, come lo era stato quando il padre del ragazziono non gli aveva neanche telefonato per scusarsi, ed i rapporti con quella famiglia non si erano ricuciti:l'imbarazzo di Johnny, pebnsandoci bene, era simile o uguale a quello del medico con la madre. Con un finale _Neanche del tutto, poi- a sorpresa, Cronenberg sembra contraddire sé stesso: ci parla più di una volta di destino, poi non esclude che possiamo cambiarlo. Ma forse lascia un fondo di speranza: gesti incredibili possono ancora generare bene ,quando e se troviammo il coraggio di compierli.
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sylya
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lunedì 24 giugno 2013
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mancanza di tensione che appiattisce un buon film
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Indubbiamente un’idea intrigante, quella che viene a svilupparsi, ma a mio parere non sufficiente per catturare l’attenzione dello spettatore. Il film sembra farsi piuttosto ripetitivo, prendendo una piega realmente interessante quando ormai la concentrazione è calata. Se da un lato può sembrare affascinante osservare la progressiva consapevolezza ed il rifiuto del dono che il protagonista riceve, nel corso della trama, dall’altra l’approfondimento psicologico, realizzato solo tramite esempi molto concreti, dopo un po’ scade nel ripetersi di situazioni che, seppur lievemente diverse l’una dall’altra, diventano comunque elementi che a mio parere non raggiungono lo scopo.
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Indubbiamente un’idea intrigante, quella che viene a svilupparsi, ma a mio parere non sufficiente per catturare l’attenzione dello spettatore. Il film sembra farsi piuttosto ripetitivo, prendendo una piega realmente interessante quando ormai la concentrazione è calata. Se da un lato può sembrare affascinante osservare la progressiva consapevolezza ed il rifiuto del dono che il protagonista riceve, nel corso della trama, dall’altra l’approfondimento psicologico, realizzato solo tramite esempi molto concreti, dopo un po’ scade nel ripetersi di situazioni che, seppur lievemente diverse l’una dall’altra, diventano comunque elementi che a mio parere non raggiungono lo scopo. Detto questo, Christopher Walken è un buon attore, ma l’ho preferito in film in cui le sue potenzialità sono state sfruttate meglio. Insomma, nel complesso non mi è piaciuto particolarmente, anche se avrebbe potuto avere un buon potenziale.
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