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E chi l'avrebbe mai detto che il sanguinario autore di "Contessa" e "Il vestito di Rossini" soffrisse di tali dissidi interiori? Scherzi a parte, il mitico Paolo palesa orgogliosamente la sua genealogia. La regia è robusta, convinta anche là dove c'è un minimo di "incompetenza", che gli si perdona proprio per il fatto che non se nè accorge e, mantenendo la stessa sicurezza che detiene nei pregi del film, ad una prima visione non nè rende cosciente neanche lo spettatore. Tra genuini sprizzi di originalità, che solo può avere un regista sporadico e non di professione, e scene memorabili si ricorda la geniale trovata del discorso cantato, che sbraita in faccia ai ragazzi interessati, imprecando "una parola, una sola", chè tutto, anche "una parola solamente è meglio di tutto questo niente!",lo scadere della sua vita, nel tentato suicidio, contando cantando sull'auto nel bel mazzo di un'autostrada , ancora, l'irruzione scandalosamente centrale di Pietrangeli nudo come un baco. Ottimo Benigni che riscuote il film dalla trista e desolante atmosfera e che sa riportare lo spettatore, l'uomo che si riflette nella rappresentazione delle sue innate insoddisfazioni (chè se Pietrangeli si sente inutile, qual è, oggi,l'artista utile in questo pianeta?)e nel suo costante inquietudine anche a quel piano drammaticamenta clownesco che insieme a quello tragico, indissolubilmente convive! Un buon film, sicuramente... ma vale la pena guardarlo anche solo per Ivan della Mea che sbotta "Che suoni del cazffo!", una giovanissima Marini E Guccini che si dirige ai palchi dei suoi concerti solo come un barbone, con una custodia per la chitarra tapezzata di decorazioni freakkettone e ammiccando colleghi come i Ciarchi o Della Mea, quasi fossero gli ultimi paesani della piazza. Leggendaria, come sempre, la Melato. Epocale Pietrangeli. Che non sia uscita ancora l'edizione in d.v.d. è solo un reato per il cinema, la Storia e la cultura in genere!Da vedere (e possedere) assolutamente!!!
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