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"Robin and Marian"(RIchard Lester, 1976), dove il nome del regista dovrebbe indurre a qualche riflessione positiva(pensiamo ai film beatlesiani"A Hard'Day's Night", 1964 e"Help!", 1965, ma anche a"The Three Musketeers", 1973, dove l'originale dumasiano viene riletto in forma oltremodo originale), è il fi,m del tramonto di Robin Hood, non più ladro cherwoodiano, ma impegnato in una lotta contro un falso mito eroico, quasi anche contro una mitagogia e mitologia che gli si era(gli era stata)costrruita addosso, ripiegando(ma non è vero ripiego)verso altre preoccupazioni, legate all'umanità e al sentimento(l'amore con Marian è qui, possiamo tranquillamente dire, al centro, a differenza dei precedenti e anche successivi tentativi di affrontare la figura, nella letteratura popolare, nei cartoons, al cinema, in TV), dove rimane il mito(nobilissimo, invero)di colui"che ruba ai ricchi per dare ai poveri"... Una lettrua diversa, quasi alternativa, volendo, del mito, che si confronta con altro, dunque anche con il confronto con il re(Riccardo Cuor di Leone, non a caso)quasi in funzione"altra", ma, appunto, anche in chiave"romantica", purché si legga il lemma in modo realmente attinente a quanto si vuole esprimere e a quanto designa...Colori sfumati, crepuscolari, sépia anche nella fotografia; Sean Connery(Robin), Audrey Hepbrn (Marian), ma anche Richard Harris(Richard, the king)sono interpreti di grande qualità: in particolare per Connery è un redde rationem, quasi definitivo, con James Bond(anche se nel 1983 tornerà a rirporporsi come secret agent Bond in"Never Say never again"), per la Hepburn è un ritorno al cinema dopo 9 anni di assenza, per Harris un'ulteriore consacrazione... El Gato
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