brando fioravanti
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martedì 8 aprile 2014
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da vedere assolutamente
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La parte iniziale è girata da Sergio Leone anche se non accreditato è inconfondibile il suo stile. Nessun regista spaghetti western compreso Damiani anche se è molto bravo può ugualiarsi a lui. Superata la prima scena comincia la commedia ambientata nel far west. Divertente ed emozionante, sicuramente meglio di tutti i film demensiali che siamo abituati a vedere. Belle le musiche di Ennio Morricone. Durante la corsa finale si può sentire Per Elisa di Beethoven intrisa nelle musiche western.
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great steven
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lunedì 6 maggio 2013
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truffatori al lavoro in un western divertente
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UN GENIO, DUE COMPARI, UN POLLO (IT, 1975)
Diretto da DAMIANO DAMIANI. Interpretato da TERENCE HILL (Joe Thanks) – ROBERT CHARLEBOIS (Locomotiva Bill) – MIOU-MIOU (Lucy) – PATRICK McGOOHAN (Maggiore Cabot) – RAIMUND HARMSTORF (Sergente Milton) – KLAUS KINSKI (Doc Foster) – PIERO VIDA (Jacky Roll) – JEAN MARTIN (Colonnello Pembroke)
A un'agenzia indiana spetta un versamento di 300mila dollari, ma quei soldi sono trattenuti dal maggiore Cabot, responsabile di un penitenziario intenzionato anche a corrompere i nativi americani per appropriarsi di (inesistenti) giacimenti auriferi. Lo contrasterà Joe Thanks, uno scaltrissimo vagabondo con un talento particolare per i raggiri, che coinvolgerà due vecchi amici – il disertore-rubagalline meticcio Locomotiva Bill e la fanciulla Lucy – in una gigantesca pantomima.
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UN GENIO, DUE COMPARI, UN POLLO (IT, 1975)
Diretto da DAMIANO DAMIANI. Interpretato da TERENCE HILL (Joe Thanks) – ROBERT CHARLEBOIS (Locomotiva Bill) – MIOU-MIOU (Lucy) – PATRICK McGOOHAN (Maggiore Cabot) – RAIMUND HARMSTORF (Sergente Milton) – KLAUS KINSKI (Doc Foster) – PIERO VIDA (Jacky Roll) – JEAN MARTIN (Colonnello Pembroke)
A un'agenzia indiana spetta un versamento di 300mila dollari, ma quei soldi sono trattenuti dal maggiore Cabot, responsabile di un penitenziario intenzionato anche a corrompere i nativi americani per appropriarsi di (inesistenti) giacimenti auriferi. Lo contrasterà Joe Thanks, uno scaltrissimo vagabondo con un talento particolare per i raggiri, che coinvolgerà due vecchi amici – il disertore-rubagalline meticcio Locomotiva Bill e la fanciulla Lucy – in una gigantesca pantomima. La quale sarà fin dal principio imprevedibile e zeppa di sorprese e incidenti, ma il suo furbo organizzatore riuscirà a non farsi scappar di mano la situazione in vista di un nobile scopo. Contorno: una combriccola di dinamitardi diretti all'Atlantico, un pistolero minaccioso ma millantatore, un capobanda imbroglione e apparentemente doppiogiochista, un colonnello dalla barba rossa il cui ruolo dovrà essere assunto da Bill. Una sceneggiatura ben orchestrata che non perde di vista lo svolgimento della trama, anche se mette troppa carne al fuoco e fa perdere colpi ad un'azione pur coinvolgente e avvincente (i cui momenti salienti sono la corsa di Joe nel forte, inseguito dai soldati e munito di cannone, e l'inseguimento desertico nel sottofinale per la valigia contenente il denaro). Un carico di comicità un po' troppo sbilanciato sulle spalle di T. Hill, benché anche gli altri personaggi recitino benissimo, e sono aiutati in questo da un doppiaggio formidabile (da sempre una delle perle del cinema nostrano). Il canadese Charlebois (nella realtà anche cantautore) incide con rabbia e autoironia un eroe pezzente sulla via del riscatto, mentre il tedesco Harmstorf fa il consueto sergente cattivo e babbeo senza eccessiva banalità. Uno dei pochi spaghetti-western in cui figurano gli indiani. Una prova più che discreta da parte di Damiani (1922-2013), recentemente scomparso, esponente del filone politico-civile. Musicato dal maestro Morricone, con l'amico Sergio Leone che diresse, senza firmarla, la scena patetica del duello fra Doc (un Kinski sprecato) e l'inafferrabile protagonista.
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gianni lucini
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domenica 20 maggio 2012
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il secondo western di damiani
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Su un soggetto di Ernesto Gastaldi, Damiano Damiani dirige il suo secondo e ultimo western all’italiana, A differenza del primo, Quien sabe?, drammatico e teso, questa colta sceglie il taglio scanzonato ricalcando il ruolo di Terence Hill su quello del pistolero ironico e solitario de Il mio nome è Nessuno di Sergio Leone e Tonino Valerii. Prodotto da Sergio Leone che gira anche le scene iniziali, è in gran parte girato nella Monumental Valley, un luogo mitito del western hollywoodiano. Per l’occasione viene riutilizzata anche la città costruita da Carlo Simi per il leoniano C’era una volta il west. Sembra che alcune scene siano state girate anche da Giuliano Montaldo.
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Su un soggetto di Ernesto Gastaldi, Damiano Damiani dirige il suo secondo e ultimo western all’italiana, A differenza del primo, Quien sabe?, drammatico e teso, questa colta sceglie il taglio scanzonato ricalcando il ruolo di Terence Hill su quello del pistolero ironico e solitario de Il mio nome è Nessuno di Sergio Leone e Tonino Valerii. Prodotto da Sergio Leone che gira anche le scene iniziali, è in gran parte girato nella Monumental Valley, un luogo mitito del western hollywoodiano. Per l’occasione viene riutilizzata anche la città costruita da Carlo Simi per il leoniano C’era una volta il west. Sembra che alcune scene siano state girate anche da Giuliano Montaldo. Leone vorrebbe fare una sorta di versione western de “I santissimi” di Bernard Blier e all’inizio pensa addirittura di utilizzare gli stessi tre protagonisti della pellicola francese Gerard Depardieu, Patrick Dewaere e Miou-Miou. Solo quest’ultima farà poi parte del progetto. La convivenza tra Leone e Damiani si rivela un’impresa difficile e il film ne risente non poco. Come se non bastasse il finale deve essere ricostruito utilizzando le riprese di riserva dopo il furto del negativo per mano di ignoti. Leone resta deluso dai risultati e decide di non produrre più western. Eppure nonostante le tribolazioni e qualche inevitabile caduta il film funziona e a distanza di anni mantiene un discreto fascino.
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kronos
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martedì 27 luglio 2010
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occasione sprecata
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Probabilmente l'intenzione era dare un seguito a "Il mio nome è nessuno": stesso protagonista, stessa concezione produttiva (esterni in terra statunitense), stessa ironia di fondo.
Ma questa volta i risultati deludono: la sceneggiatura appare talmente faragginosa da sembrare improvvistata giorno per giorno sul set, mentre Damiano Damiani si rivela totalmente inadatto nella gestione degli attori e dei tempi comici.
Peccato, perchè dalla noia di fondo emergono straordinari i paesaggi della Monument Valley, magnificamente fotografati da un Ruzzolini in gran forma. La quantità e varietà di scorci di paesaggio e inquadrature da cineteca sono un autentico piacere per gli occhi per chi ami il genere western, e questo non fa altro che aumentare il rimpianto per un film sciupato.
[+] grosso buco nella sceneggitura...?
(di qiovanni)
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simox
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giovedì 11 dicembre 2008
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un'ottimo spaghetti western
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ho visto il film e devo dire che mi è piaciuto.
ironico,leggero,godibilissimo.
lo consiglio a tutti.
bellissima la colonna sonora di Ennio Morricone.
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giovanni
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sabato 28 luglio 2007
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geniale - assolutamente da vedere!
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Uno dei pochi film Western che vi farà morir dal ridere. Grande Terence Hill!
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