Reverendo Colt non è il primo personaggio di religioso disegnato dai western all’italiana e non è neppure l’unico a svolgere un ruolo principale o, comunque, determinante nella narrazione filmica. In genere, però, la presenza dei religiosi in questo genere oscilla tra due tipi fondamentali di modelli di caratterizzazione. Il primo, che attinge alla tradizione del film d’avventura, annovera personaggi come il simpatico Padre Carmelo interpretato da Nello Pazzafini in Wanted, un tipo manesco ma senza esagerare, una sorta di gaglioffo capace di qualche bugia e di qualche pugno di troppo per una buona causa, ma niente di più. Il secondo modello è El Santo, l’ascetico religioso interpretato da Klaus Kinski in Quien sabe?, un tipo che non porge mai l’altra guancia perché crede che la causa dei poveri e dei diseredati non consenta di essere tiepidi.
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Reverendo Colt non è il primo personaggio di religioso disegnato dai western all’italiana e non è neppure l’unico a svolgere un ruolo principale o, comunque, determinante nella narrazione filmica. In genere, però, la presenza dei religiosi in questo genere oscilla tra due tipi fondamentali di modelli di caratterizzazione. Il primo, che attinge alla tradizione del film d’avventura, annovera personaggi come il simpatico Padre Carmelo interpretato da Nello Pazzafini in Wanted, un tipo manesco ma senza esagerare, una sorta di gaglioffo capace di qualche bugia e di qualche pugno di troppo per una buona causa, ma niente di più. Il secondo modello è El Santo, l’ascetico religioso interpretato da Klaus Kinski in Quien sabe?, un tipo che non porge mai l’altra guancia perché crede che la causa dei poveri e dei diseredati non consenta di essere tiepidi. Questo tipo di religioso, che si ispira un po’ al Cristo disegnato da Pier Paolo Pasolini nel suo film Il Vangelo secondo Matteo, è pronto a far saltare il mondo intero per cambiarlo in meglio come avviene nella famosa scena in cui il suo sermone termina con il lancio della dinamite sui soldati «…nel nome del Padre, del figlio e dello Spirito Santo». Reverendo Colt non appartiene a nessuno dei due tipi, anche se qualcuno ha voluto vedere una maggior somiglianza con il secondo magari nella variante raccontata da Requiescant in cui il pastore interpretato da Pasolini finisce per accettare l’inevitabilità della violenza per difendere i diritti dei poveri. L’ex pistolero Miller Colt ha chiuso per sempre con le armi e non cede alla tentazione. Ha giurato a se stesso di non uccidere più e tenta di mantenere il giuramento anche nelle situazioni più difficili Esemplare in questo senso appare il suo primo intervento in aiuto della carovana caduta nell’agguato tesole dai banditi del Meticcio. Miller impugna la pistola e, approfittando della sua mira da professionista, spara agli aggressori evitando di colpirli. Il suo tiro è finalizzato a dare ai banditi l’impressione di essere presi tra due fuochi convincendoli così a fuggire. Se proprio si vuol trovare un modello per questa conversione etica dell’antieroe occorre fare riferimento a Padre Smith & Wesson, l’ex pistolero diventato frate che in La resa dei conti cerca di convincere Lee Van Cleef, alias Corbett, ad appendere al chiodo la pistola e a ritirarsi dal suo “mestiere” di cacciatore di uomini sostenendo che «La vittima non è sempre quella che sta davanti alla pistola». Leon Klimovsky, il regista argentino che si è avventurato nel western all’italiana con un piglio talvolta decisamente visionario, utilizza i flashback per meglio spiegare la drammaticità delle scelte che portano lo spietato bounty killer Miller Colt a sposare la causa della non violenza diventando Reverendo Colt. Lo fa con maestria, facendo in modo che i fatti drammatici che hanno dato origine alle due scelte appaiano quasi contigui dal punto di vista temporale. Lo fa con la forza di immagini crude (prima l’assassinio del padre e poi la morte del bambino) che da sole possano spiegare la scelta dell’ex pistolero senza necessità di aggiunte ai dialoghi.
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