Il bidone

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Un film di Federico Fellini. Con Franco Fabrizi, Giulietta Masina, Richard Basehart, Broderick Crawford, Giacomo Gabrielli.
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Drammatico, Ratings: Kids+16, b/n durata 135 min. - Italia 1955. MYMONETRO Il bidone * * * 1/2 - valutazione media: 3,68 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

una commedia amara senza il lieto fine Valutazione 5 stelle su cinque

di carloalberto


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mercoledì 13 gennaio 2021

 Il bidone in apparenza è la storia di una serie di truffe e di raggiri che i furbi da sempre perpetrano ai danni degli ingenui, quasi fosse una novella del Boccaccio adattata ai tempi moderni. In realtà è la metafora dello scontro epocale tra due civiltà, di cui si profilava già netto, negli anni ’50, l’esito. Da una parte, il mondo contadino, ormai al tramonto, perduto nei suoi sogni arcaici di madonne e di miracoli, in una campagna già semi abbandonata, abitata da vecchi e da donne, con i giovani emigrati nelle fabbriche del nord o finiti ad ingrossare le fila dei borgatari delle periferie, dall’altra, la moderna società metropolitana, nata dalla improvvisa industrializzazione, popolata da masse di  diseredati e di emarginati, in cui emergevano per amoralità e furbizia i piccoli parassiti opportunisti ed arraffoni, i nuovi mostri delle realtà cittadine del dopoguerra, poveracci assetati di soldi e disposti a tutto per arricchirsi, a calpestare gli umili e a sfruttare la credulità degli innocenti per raggiungere il successo, il potere o soltanto quelle briciole di benessere chimerico che il boom economico prometteva a tutti ma che riservava a pochi.
Cinematograficamente nasceva il personaggio o per meglio dire la macchietta di quell’italiano falso, ipocrita, cinico e bonariamente disonesto, descritto in celluloide come una simpatica canaglia, protagonista di gran parte delle commedie all’italiana degli anni ’60 e ’70 e così funesto per l’immaginario collettivo a causa di quell’improvvida e superficiale implicita autoassoluzione dei peggiori vizi della società italiana, che faceva tutt’uno con lo spirito tollerante ed il perdono sempre accordato al peccatore pentito dal cattolicesimo nostrano.
Ma Il Bidone non è soltanto questo. La sua grandezza sta nel rendere quei personaggi, altrimenti maschere popolari, simili, per la furbizia atavica delle genti italiche, a Pulcinella e ad Arlecchino, nella loro umanità sofferente. Al di là delle scorribande divertite e divertenti nelle campagne elette a terreno di caccia dei truffatori, al ritmo sbeffeggiante della marcetta indimenticabile di Rota, e dei travestimenti improbabili da monsignori e vescovi, con l’incursione del teatro nel cinema, in cui i personaggi vestono i panni degli attori per necessità criminale, c’è il vissuto di Augusto, l’attempato e carismatico delinquente, con una sua dignità d’altri tempi, che cerca disperatamente di riscattare il destino di sua figlia fino all’estremo sacrificio, interpretato da uno straordinario Broderick Crawford,doppiato magnificamente da Arnoldo Foà. C’è la storia di una giovane famiglia, Carlo, John Basehart già interprete del matto nel La Strada, e Iris, Giulietta Masina, e la  tenerezza di una speranza, destinata alla disillusione, di sottrarsi alla povertà.
La sequenza in cui Augusto al cinema viene riconosciuto da una delle sue vittime e portato in commissariato davanti alla figlia, richiama alla mente, per la potenza drammatica della scena e la faccia sgomenta del protagonista umiliato di fronte alla persona più cara, l’arresto del padre sotto gli occhi smarriti del figlioletto in Ladri di biciclette, anche se in ben altro contesto.
L’epilogo tragico di una commedia amara è segnato dall’impossibilità di sfuggire al proprio destino. Nessuna assoluzione in extremis, nessuna redenzione per chi ha sbagliato. No, il finale non è all’italiana, non c’è il lieto fine ed il volemose bene ed il film non avrà successo forse anche per questo. La condanna si abbatte implacabile con la forza della nemesi. La mano di Augusto, ferito a morte, che si allunga dalla scarpata polverosa, verso una famiglia di contadini che passa sulla strada bianca, sterrata, ancora vergine, nel gesto disperato, a cercare aiuto proprio in quella umanità semplice e genuina, sopravvissuta allo scempio della modernità, non sarà scorta da nessuno.
 

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