Anno | 2014 |
Genere | Commedia |
Produzione | Gran Bretagna |
Durata | 101 minuti |
Regia di | Peter Strickland |
Attori | Sidse Babett Knudsen, Eugenia Caruso, Monica Swinn, Chiara D'Anna, Fatma Mohamed Eszter Tompa, Kata Bartsch, Zita Kraszkó. |
MYmonetro | 2,47 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
|
Ultimo aggiornamento venerdì 19 dicembre 2014
Ha vinto un premio ai European Film Awards, Al Box Office Usa The Duke of Burgundy ha incassato 13 mila dollari .
CONSIGLIATO NÌ
|
Cynthia ed Evelyn sono legate da un rapporto sadomaso: la fredda e autoritaria Cynthia è la dominatrix, la giovane e tenera Evelyn si sottomette docilmente ad ogni sua richiesta. Ma forse i rapporti di forza fra le due donne non sono esattamente quel che sembrano a prima vista, e il loro rapporto diventa una cartina di tornasole della complessità e ambiguità di qualunque relazione passionale.
Il regista inglese Peter Strickland mette in scena, con grande cura compositiva, un "teatro degli affetti" in cui la messinscena schiaccia e comprime l'umanità dei personaggi. In questo senso c'è una coincidenza perfetta fra il codice estetico del racconto, che si ispira al cinema anni Sessanta e Settanta rendendo esplicito omaggio a Luis Buñuel (arrivando a citare il titolo di un suo film) e passando attraverso Joseph Losey, e quello della relazione fra le due donne, costruita su una serie infinita di dettagli esteriori, ad esempio abiti e parrucche fuori dal tempo ma assai ben codificate nell'iconografia sadomaso.
La narrazione diventa via via più claustrofobica a mano a mano che lo spazio, anche fisico, entro il quale la relazione fra le due donne si teatralizza, si restringe. All'interno di questi margini angusti i ruoli si ribaltano ma non si allarga la prospettiva relazionale, schiacciata contro la continua messinscena che impedisce ogni crescita e ogni spontaneità.
La narrazione filmica, anche in questo caso in uno sforzo di adesione totale fra forma e contenuto, è una continua reiterazione di scene, gesti e dialoghi che replicano la coazione a ripetere di una relazione patologica, ma ogni volta che rivediamo la stessa scena questa si arricchisce di un sottotesto nuovo e inquietante.
Purtroppo la potenza evocativa e l'originalità del Buñuel di Bella di giorno o di Quell'oscuro oggetto del desiderio sono lontane, e The Duke of Burgundy avrebbe beneficiato di un intervento produttivo forte che comprimesse la narrazione, così come si comprime la relazione che racconta. Con una ventina di minuti e alcuni compiacimenti registici in meno, il risultato sarebbe stato più incisivo, e le verità che il film racconta, per nulla scontate, trarrebbero maggiore forza comunicativa.