Anno | 2010 |
Genere | Giallo |
Produzione | Italia |
Regia di | Giulio Base |
Attori | Andrea Osvárt, Giampaolo Morelli, Antonino Bruschetta, Fabrizio Bucci, Giuseppe Antignati Roberto Zibetti, Sergio Friscia, Franco Castellano (II), Laura Curino, Paola Rota, Sara Tommasi, Giorgio Molino, Francesco Rossini, Mario Zucca, Teco Celio, Roberto Accornero, Davide Lorino, Gabriele Vacis. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 13 febbraio 2012
Giulio Base torna alla regia e dirige un giallo, tratto da un romanzo del 1972. La storia è già stata portata sul grande schermo da Luigi Comencini nel 1975.
CONSIGLIATO N.D.
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Nella torrida estate del '73 la città di Torino, all'epoca ancora caratterizzata da una forte divisione tra ceti imprenditoriali e ceti operai, fa da scenario ad un terribile delitto e alle indagini per la sua soluzione. L'architetto Garrone, un "parassita" che vive di ricatti e di piccoli imbrogli, odioso e aggressivo con chiunque lo incontri, viene assassinato brutalmente con un "oggetto artistico": un fallo di pietra.
Per la volgarità e per la quantità di persone che molestava abitualmente, l'architetto aveva parecchi nemici e molti di loro lo hanno minacciato di morte poche ore prima del ritrovamento del suo cadavere. La lista dei sospetti su cui si trova a indagare il tenebroso e affascinante commissario Santamaria è dunque assai ampia e attraversa in modo trasversale tutti i ceti sociali della città.
Nella rosa dei sospettati c'è anche la moglie di uno degli imprenditori più ricchi della città, Anna Carla Dosio, seducente e misteriosa dark lady, che diventerà presto l'oggetto proibito dei desideri del bel Commissario. Santamaria si troverà a dover scegliere tra il senso del dovere, che gli impone di rendere giustizia anche ad uomo meschino e socialmente emarginato come Garrone, e la passione per Anna Carla Dosio, verso cui sembrano convergere tutti gli indizi di colpevolezza.
Con il dipanarsi della matassa delle indagini emergerà un affresco sfaccettato e sorprendente della società torinese dell'epoca. Con i poliziotti arrivati a Torino dal Sud che trascinano la loro quotidiana nostalgia del sole, dei sapori e dei colori del Mezzogiorno in mezzo a molte incomprensioni e diffidenze da parte dei torinesi; con il mondo fatto di piccole paure degli impiegati comunali e con la realtà dei milionari dell'epoca, annoiati, stufi, troppo raffinati e depressi per riuscire a trovare un equilibrio esistenziale. Si entra nelle gallerie d'arte dove a peso d'oro ti viene venduto un falso; nelle vite delle prostitute e dei loro frequentatori; nelle ville della borghesia, figlia di un mondo contadino che sta scomparendo e spaventata a morte dall'evolversi dei costumi, che ha portato le prostitute a "lavorare" sotto le loro case, a un passo da tutto quello che per generazioni è stato conservato e che adesso sembra minacciato dalla modernità.
Ed è proprio in nome della paura di perdere i propri beni e la propria identità sociale che viene commesso l'omicidio dell'architetto, rivelando una volta di più al Commissario Santamaria quanto poco basti per portare a galla le pulsioni più violente nel più insospettabile degli individui.
Riportare in un film un libro come "La Donna della Domenica" di Fruttero & Lucentini è una impresa pressochè disperata, perchè inevitabilmente si perde la meravigliosa leggerezza della loro scrittura, cui sottende continuamente una ironia a tratti pungente, ed un certo signorile distacco dai personaggi. Dopo la versione di Comencini del 1975 ci riprova Giulio Base, [...] Vai alla recensione »