Titolo originale | White Shadows of the South Seas |
Anno | 1928 |
Genere | Drammatico |
Durata | 88 minuti |
Regia di | W.S. Van Dyke, Robert J. Flaherty |
Attori | Monte Blue, Raquel Torres, Robert Anderson . |
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Ultimo aggiornamento venerdì 31 gennaio 2014
CONSIGLIATO NÌ
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La prima apparizione del «sonoro» in Italia si ebbe con Il cantante di Jazz. Il pubblico si pigiò per circa un mese, a sentire il negro cantare; il secondo film sonoro apparso da noi fu poi Ombre bianche. Sembrano ricordi assai lontani nel tempo, e sono passati appena tre anni. Oggi riappare la vicenda del dottor Brown, di questo Robinson alla rovescia. Per moltissimi film tre anni possono essere molti; Ombre bianche ha ancora una sua vitalità relativa. L'ambiente incomparabile, la fluidità dei racconto, gli ottimi interpreti, la costante impronta di un intelligente regista, fanno quasi trascurabili le mende che qua e là si rivelano. La prima apparizione del dottor Brown e, dopo la lunga tempesta, il lento ritorno alla vita del naufrago; la pesca delle perle, la fuga delle naiadi di fronte allo straniero, la danza delle fanciulle tabù; l'apparizione della nave bianca, le accoglienze degli indigeni, il patetico finale: ciascuno di questi episodi basterebbe alla discreta fortuna di un regista. Ombre bianche nasce da Moana, il bellissimo film di Flaherty; è un intelligente esempio di documentario, come si dice, romanzato; ne nasceranno a loro volta Tabù, Caino, e parecchi altri. Pregevolissimo Tabù, molto meno pregevoli gli altri, la discendenza sempre più degenera, e non accenna a finire.
Ma bisognerà press'a poco intenderci, sui due ambigui termini, documentario e romanzato. Si elidono un po' a vicenda. Un documentario è di solito cronaca, documento, esposizione, tende al didattico, è soprattutto informativo; mentre il romanzo è romanzo, buono o pessimo che sia. Registi maldestri ci hanno dato esempi di documentari per l'appunto romanzati, alternandovi crudamente elementi di cronaca ambientale ad altri di una sovrapposta o parallela vicenda, e non raggiungendo, come era prevedibile, una fusione. Quando, come in Ombre bianche, la scoperta di un nuovo ambiente è quasi tutt'uno con la vicenda che in quell'ambiente si inquadra, si ha un'opera piuttosto compatta; mentre un documentario può talvolta giungere a un respiro lirico (Flaherty, Ivens, Ruttmann), e lo chiami allora documentario chi proprio a ogni costo lo voglia. Ma un brutto drammone, complesso e movimentato, altro non può risultare se non un povero documentario, anzi, un documento, del gustaccio che l'ha voluto.
(1932)
Da Film visti. Dai Lumière al Cinerama, Edizioni di Bianco e Nero, Roma, 1957
La prima apparizione del «sonoro» in Italia si ebbe con Il cantante di Jazz. Il pubblico si pigiò per circa un mese, a sentire il negro cantare; il secondo film sonoro apparso da noi fu poi Ombre bianche. Sembrano ricordi assai lontani nel tempo, e sono passati appena tre anni. Oggi riappare la vicenda del dottor Brown, di questo Robinson alla rovescia.
Un dottore, sbarcato su un’isola non ancora contaminata dalla civiltà, s’innamora di una polinesiana. L’arrivo di altri bianchi sconvolgerà l’equilibrio della piccola comunità e costerà la vita al protagonista. Primo film sonorizzato con dischi, ebbe successo per i suoi aspetti esotici e per la novità tecnica. A Flaherty spetta soltanto la paternità di poche sequenze documentaristiche (la pesca delle [...] Vai alla recensione »