Pallottole d'amore

Colleen Gibson, suggestionata da quanto le ha detto una veggente, torna a casa, trova il fidanzato Dick in procinto di partire, pensa a un tradimento, lo minaccia e (senza sapere che la pistola che impugna è carica) lo uccide. Di lì a poco si presenta a casa sua Danny sotto le mentite spoglie di un mercante d'arte interessato ai suoi assurdi quadri. Danny in realtà è un killer che deve uccidere Dick. 'Deve' perché la sua vocazione sarebbe fare il cantante sentimentale ma il cognato (un mafioso irlandese) lo minaccia. Solo che Danny proprio non riesce ad eliminare un essere umano. L'incontro con Colleen cambierà molte cose.
Sarah Jessica Parker era impegnata nelle riprese di Sex and the City che avrebbe chiuso i battenti nel 2004 quando ha accettato questo ruolo. C'è da chiedersi che cosa cercasse. Probabilmente voleva sperimentare le sue possibilità sul versante della commedia pura nel ruolo di una svampita credulona e poco colta. Un personaggio decisamente agli antipodi rispetto alla Carrie Bradshaw che la vedeva trionfare sul piccolo schermo. La sfida non è di poco conto perché l'attrice si trova a dover combattere con una sceneggiatura che non ha personaggi 'forti' a cui ancorare la storia. Colleen uccide per caso, dipinge quadri con un solo colore credendosi un'artista e per amore è disposta a ripetere un'impresa (ovviamente non vi anticipiamo quale) riuscita con successo. Danny non vuole uccidere, non ama la mafia (lui non vuole che si chiami così) irlandese e sogna di poter cantare "O Danny Boy" pur vergognandosene molto. Con due protagonisti così c'è poco da identificarsi. Ecco allora che il film procede per ribaltamenti di fronte e solletica l'ego dello spettatore mettendolo a conoscenza in anticipo di alcuni elementi fondamentali ignoti ai personaggi. È un vecchio trucco che continua a funzionare. Anche se l'esito complessivo non è entusiasmante. 