
Anno | 2024 |
Genere | Documentario |
Durata | 60 minuti |
Regia di | Pino Farinotti, Tiziano Sossi |
Tag | Da vedere 2024 |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
|
Ultimo aggiornamento mercoledì 23 ottobre 2024
Il ritratto di una scultrice tanto schiva quanto internazionalmente famosa.
CONSIGLIATO SÌ
|
Maria Cristina Carlini racconta sé stessa in uno studio/abitazione dal quale prende le mosse una narrazione che, con il contributo di chi la conosce da molti anni e di chi ne ammira l'opera, conduce lo spettatore in Europa, Asia e America dove sono collocate alcune sue importanti opere.
La passione di un'artista per creazioni che assurgono alla grandezza partendo dalla consapevolezza della propria funzione.
Tutto cominciò grazie a un Tondo. Il riferimento è al Tondo Doni custodito nella Galleria degli Uffizi di Firenze di cui Maria Cristina, studentessa, vide la riproduzione sul testo di Storia dell'arte del liceo. Ne fu particolarmente attratta anche se davanti a lei non si aprì immediatamente la strada dell'arte quale novella san Paolo sulla via di Damasco. Ci volle prima una laurea in legge. Ma, come ha modo di dire, è sempre Michelangelo a lasciare un segno nella sua vita con la consapevolezza che la Pietà Rondanini è a un livello inarrivabile. Da lì la coscienza del ruolo di artista e di donna che sperimenta senza mai perdersi in narcisismi inutili. Sossi riesce a farla raccontare di sé mentre esplora il suo studio con una camera che sa essere molto mobile e al contempo rispettosa delle opere che ci sta mostrando.
Il titolo del film risente dell'influenza del critico e scrittore Pino Farinotti, il quale rende così omaggio a un'artista che sa trasfondere grandezza nelle sue opere (sicuramente anche nel servizio di piatti che ha realizzato per ingannare il tempo all'epoca del lockdown) conservando una naturalezza, anche di eloquio, che non è poi così diffusa in ambito artistico. Nelle sequenze in cui racconta di sé, della propria vita e del proprio essere artista emerge una spinta interiore continua alla ricerca e alla sperimentazione che si traduce in riflessioni di cui si può fare tesoro.
Come quando afferma il proprio stupore dinanzi a laboratori super attrezzati in Cina e negli Stati Uniti dai quali emergono però opere che tendono a riprodurre il passato anziché guardare al futuro. Il che non significa negarlo. Sossi ad esempio al passato più o meno recente del cinema si rifà, in alcuni momenti, con sottile perfidia scegliendo di far uso dello split screen. Dividendo lo schermo in due parti tende a disincentivare la visione di questo documentario su device come lo schermo di un telefonino. La giusta dimensione è quella del cinema o di uno schermo casalingo di buone dimensioni. Non si può ridurre la grandezza che Maria Cristina Carlini ha raggiunto con limpido coraggio alle dimensioni di un francobollo o poco più. Chi ama entrambe le arti (la scultura e il cinema) lo sa.