Vikings: Valhalla

Film 2022 | Azione, Drammatico

Regia di Steve Saint Leger, Hannah Quinn, Niels Arden Oplev. Una serie con Frida Gustavsson, Bosco Hogan, Mark Huberman, Bill Murphy, Hafþór Júlíus Björnsson. Cast completo Titolo originale: Vikings: Valhalla. Genere Azione, Drammatico - USA, 2022, STAGIONI: 12 - EPISODI: 16

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Ultimo aggiornamento giovedì 12 gennaio 2023

La serie è ambientata all'incirca 100 anni dopo i fatti raccontati in Vikings e porta sullo schermo le vere avventure dei grandi Vichinghi realmente esistiti. La serie ha ottenuto 1 candidatura a Critics Choice Super,

Consigliato assolutamente no!
n.d.
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CRITICA
PUBBLICO
CONSIGLIATO N.D.
Il sequel dell'amata Vikings.
a cura della redazione
lunedì 4 gennaio 2021
a cura della redazione
lunedì 4 gennaio 2021

Attraverso le avventure di Erikson, Freydis e re Guglielmo il Conquistatore la serie si concentra sulle tensioni tra i vichinghi, i sovrani inglesi, le conseguenze della diffusione della religione cristiana. All'interno dello stesso popolo si consumano divisioni e ostilità, che con tutti gli altri elementi di perturbazione degli equilibri causeranno il declino della civiltà vichinga. Il quadro è tenuto insieme in una serie solida che punta su una sceneggiatura curata oltre che sulla resa spettacolare.

Episodi: 8
Regia di David Frazee, Hannah Quinn, Steve Saint Leger, Niels Arden Oplev.

Una seconda stagione meno spettacolare e senza grandi battaglie

Recensione di Andrea Fornasiero

Leif è ancora in cerca di vendetta contro Olaf, ma i nuovi sviluppi politici di Kattegat lo dissuadono e lo portano a ricongiungersi con la sorella Freydis e con il principe Harald. Presto però si trovano messi alle strette e costretti alla fuga. Finiranno poi per dividersi, con Freydis che si propone come sacerdotessa dei vecchi dèi mentre Harald cerca fortuna a Novgorod e poi verso Costantinopoli, trascinandosi dietro il meno convinto Leif. Nel mentre, in Inghilterra, alla corte di re Canute assente per una guerra in Danimarca, Earl Goodwiin sembra aver abbandonato le sue trame ed essersi deciso a sposarsi. Quando però va a vuoto un attentato contro la regina Emma, questa inizia a dipanare la tela di un complesso intrigo.

Vikings: Valhalla torna con una seconda stagione meno spettacolare, che segue tre linee narrative, tra intrighi di corte e avventure in terre lontane, ma senza grandi battaglie.

Considerata anche l'eredità della longeva Vikings, che costruiva di puntata in puntata il crescendo verso uno o due grandi scontri campali o assedi per stagione, la nuova annata di Vikings: Valhalla sembra scegliere una strada insolitamente più compassata. Purtroppo, data la poca profondità di molti tra i protagonisti, il risultato non è dei più appaganti. Il fronte inglese inoltre appare completamente scollato da tutto il resto della narrazione e se da una parte è il più interessante, per la buona prova attoriale di David Oakes, dall'altra risulta persino troppo ingegnoso, nelle capacità di Earl Goodwin di prevedere il comportamento della regina e del re. È invece tutt'altro che ingegnosa la vicenda di Freydis, dove la sceneggiatura sceglie di ignorare in più punti la logica per muovere la vicenda a proprio piacimento, così come non convince la facilità con la quale la si lascia agire nel confronto con Olaf a fine stagione.

Il grosso dell'annata è dedicato ad Harald e a Leif, che da Novgorod affrontano un'avventurosa traversata prima sul fiume ghiacciato Dnipro e poi nei territori razziati dai brutali Peceneghi. L'incontro con questa spaventosa popolazione, più e più volte annunciato come quasi inevitabile e probabilmente mortale nel corso della stagione, si rivela un climax narrativo solo per alcuni personaggi comprimari e viene complessivamente risolto in modo sbrigativo. Va senz'altro meglio la prima parte del viaggio, soprattutto per lo sviluppo dei vari personaggi che compongono l'equipaggio della nave, ognuno con i propri segreti e obiettivi personali, che si intrecciano presto nelle relazioni con gli altri partecipanti all'avventura.

Leif si conferma il più malinconico dei vichinghi, poco attratto dalle chiamate degli dèi o dalla ricerca della fortuna in terra, saggio nella navigazione, ma quasi del tutto privo di quella brama per la scoperta che caratterizzava in più punti i protagonisti di Vikings.

A loro è più simile invece l'ambizioso Harald, che però è costretto in una posizione più debole rispetto a Ragnar e ai suoi figli e non arriva quindi ai loro eccessi, magari anche sopra le righe ma che di certo innervavano la serie di tensione. Persino Freydis, che è la più vicina agli dèi e ogni tanto vede il vecchio sacerdote come in sogni a occhi aperti, non vive con la stessa esaltazione il delirio di onnipotenza dei suoi precursori. Infatti anche le sue visioni sono assai meno grandiose e visionarie.

Sono vichinghi più ragionevoli questi di Vikings: Valhalla e si muovono in una serie attentissima alla correttezza politica, con molti spazi per le donne e per i popoli di diverse provenienze. Purtroppo la ragionevolezza non è un gran motore narrativo per un'epica di questo tipo. Inoltre l'assenza di momenti fortemente spettacolari, che hanno sempre caratterizzato la serie, ne fa una stagione che sa di produzione al risparmio e risulta piuttosto deludente.

Episodi: 8 (45 min.)
Regia di David Frazee, Hannah Quinn, Steve Saint Leger, Niels Arden Oplev.

Una serie che soddisferà i fan per la fedeltà delle tematiche ma che non brilla per originalità

Recensione di Andrea Fornasiero

Leif e sua sorella Freydis sono i figli di Erik il Rosso, il guerriero Berserker che ha fondato la colonia vichinga in Groenlandia. Giungono a Kattegat in cerca di vendetta contro un vichingo al servizio di Olaf Haraldson, colpevole di aver violentato Freydis. Nel mentre Canute sta radunando proprio a Kattegat una grande armata, per vendicare il massacro di vichinghi in Inghilterra perpetrato da Re Æthelred. A questa impresa, oltre a Olaf, partecipa anche suo fratello Harald. In Inghilterra nel mentre il figlio di Æthelred, il giovane Edmund, prende il potere ma viene manipolato, con diversi fini, dalla regina Emma e dall'astuto consigliere Godwin.

Ambientata cent'anni dopo la Vikings di Michael Hirst, questa serie sequel racconta di altri vichinghi che hanno fatto la Storia ed è fedele al tono e alla spettacolarità della serie originale.

Canute è stata una delle figure storiche più importanti dei regni del Nord intorno all'anno mille, mentre Leif e Freydis fanno parte della Vinland saga, ossia le storie sull'esplorazione continente nordamericano. Anche Harald e Olaf sono poi personaggi storici di spessore, in particolare il secondo che, dopo la sua morte, fu canonizzato santo prima da un cardinale e poi da Papa Alessandro III.

Il materiale per nuove epiche imprese dunque non manca in questa serie firmata dallo sceneggiatore di Il fuggitivo Jeb Stuart. Al tempo stesso, però, di battaglie tra sassoni e vichinghi in Inghilterra e di esplorazioni in mare fino all'America già se ne sono viste nella serie originale. I tocchi di attualità, con situazioni di #metoo e personaggi di etnia non nordica, pure erano già stati inseriti da Michael Hirst.

Allo stesso modo anche il rapporto con la cristianità è stato ampiamente affrontato nelle varie stagioni di Vikings, che già nelle primissime puntate introduceva tra i vichinghi il monaco Athelstan. In Vikings: Valhalla si assiste al crepuscolo degli dèi norreni e il cristianesimo è sempre più presente, ma a parte questo la serie sembra in tutto e per tutto una prosecuzione sugli stessi temi e luoghi. 

A fare un poco di differenza sono dunque i personaggi e le figure storiche, così come gli attori che li incarnano. In particolare Leif ha un rapporto assai combattuto con la violenza tipica dei vichinghi, sia perché cerca di uscire dall'ombra del padre Berserker, sia perché all'inizio della serie non ha mai ucciso nessuno. Freydis invece vede la propria fede negli dèi norreni schiacciata dall'avanzare del cristianesimo, con effetti già tragici in questa prima stagione.

Sul versante opposto c'è il fervore di Olaf che vuole convertire tutti i vichinghi, mentre in Inghilterra con Canute si viene a creare una situazione inedita: un re vichingo che resta sul trono a lungo. Tra gli interpreti però a spiccare sono altre figure, dove se Leif sembra fin troppo un fotomodello appena sporcato dalla barba incolta, è Harald ad avere il carisma di un'intelligenza brillante. Ancor di più tra gli inglesi Godwin dimostra più volte di saper condurre il doppio gioco con maestria e risulta una figura piacevolmente imprevedibile, anche grazie all'interpretazione di David Oakes, veterano di drammi inglesi in costume più o meno medievale.

Dal punto di vista spettacolare la serie ha da subito il budget per la ricostruzione di grandi battaglie e scene di massa ed è fedele alla struttura delle ultime annate di Vikings, con uno scontro campale a metà stagione e uno a fine stagione. In questo senso gli otto episodi finiscono per essere quasi pochi e faticano un po' a far respirare le storie e i personaggi prima che la loro vita sia travolta dalla battaglie. A tal proposito quella di Londra di metà stagione, combattuta su un ponte con una strategia quasi da Fiume Kwai, si distacca dai molti assedi e scontri a campo aperto visti in passato. Quella finale invece non brilla per originalità.

Dunque Vikings: Valhalla non brilla, ma anche senza aggiungere poco più che un capitolo di Storia, soddisferà i fan della serie originale grazie alla fedeltà ai temi e ai valori produttivi messi in campo.

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