
Anno | 2021 |
Genere | Documentario |
Produzione | Qatar |
Durata | 49 minuti |
Regia di | Mohamed Kenawi |
MYmonetro | Valutazione: 3,00 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
|
Ultimo aggiornamento giovedì 6 ottobre 2022
Il racconto della squadra di basket formata dai figli degli immigrati che vivono sul litorale domizio, rendendo possibile l'integrazione.
CONSIGLIATO SÌ
|
Castel Volturno (Caserta) è uno dei comuni italiani con il tasso più alto di multietnicità, circa la metà della popolazione è di origine africana. Alcuni dei figli di immigrati che abitano la zona hanno avuto la fortuna di incontrare un contesto sportivo unico. Un gruppo di ex-giocatori di pallacanestro nel 2016 ha deciso di applicare il concetto della "giving back philosophy", ovvero "rendere" o "dare indietro", restituire al territorio in cui sono cresciuti qualcosa di positivo. In questo particolare caso, la passione per lo sport. Così nel 2016 è nata l'associazione sportiva non-profit Tam Tam Basket. La sua storia e gli ostacoli superati e futuri, sono raccontati nel mediometraggio attraverso le testimonianze dei giocatori e dell'allenatore.
Grazie all'impegno del "coach" Massimo Antonelli (ex giocatore della Virtus Bologna) e collaboratori, il progetto sociale ha preso forma dando vita ad una realtà in cui sperare, investire tempo, dalla quale imparare qualcosa.
Gli ex-atleti hanno offerto ai ragazzi la possibilità di allenarsi a prezzo zeroper fronteggiare le situazioni economiche delle famiglie, spesso precarie. L'allenatore ha regalato palloni e montato canestri a casa dei ragazzi. È stato per alcuni "uno degli unici italiani che ci ha accolti a braccia aperte [...] quasi un secondo padre".
L'integrazione attraverso lo sport è un gesto che significa tanto per i ragazzi, dà fiducia e crea un'alternativa a una realtà povera e scarsa di opportunità. Le testimonianze dei giovani giocatori e del coach sono il fulcro del mediometraggio, contornate da riprese degli allenamenti e dei paesaggi della zona, le interviste raccontano l'impresa dei ragazzi. Che hanno dovuto superare numerosi ostacoli. Partendo dai più semplici problemi logistici e di mero spostamento dovuti alla lontananza del campo, passando ai problemi familiari e di integrazione. Fino ad arrivare al più grande ostacolo riscontrato dal gruppo: alla tamtam è stato reso impossibile per più anni l'accesso al campionato nazionale.
Il motivo è da ricercare nel regolamento della FIP (Federazione Italiana Pallacanestro) che recita una regola che stabilisce il limite massimo di due giocatori stranieri nella rosa di una squadra. La maggior parte dei giocatori della Tam Tam basket però, essendo nati in Italia ma da genitori immigrati, risultano stranieri.
Si capisce così improvvisamente ancora di più l'importanza del lavoro della società sportiva che nel suo piccolo è stata in grado di aprire dibattito, raggiungendo le aule della politica creando una nuova frontiera per l'inclusione sociale. Come dice King Erunosere, uno degli atleti U18 della squadra: "il basket è uno strumento per capire tante cose della vita" e durante l'intervista parla di gioco di squadra, dell'espressività che gli concede lo sport, della tenacia che gli insegna.
La forza di non arrendersi agli errori l'ha imparata grazie all'allenamento: "spesso ci abbattiamo, dopo un errore pensiamo che sia tutto finito ma non è così, la vita va avanti". Dalla voce del ragazzo si capisce bene che l'impresa di creare un contesto educativo sotto il punto di vista atletico e di crescita personale èpiù che riuscito. L'impatto di Tam Tam è stato pari ad un sogno, sbucato dal nulla per molti, dovuto a generosità inaspettata, un sogno che creato un futuro in cui credere, cosa che a molti mancava.