Anno | 2020 |
Genere | Documentario |
Produzione | Canada |
Durata | 78 minuti |
Regia di | Kim O'Bomsawin |
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Ultimo aggiornamento venerdì 11 marzo 2022
Un'incursione nella storia di un popolo multimillenario sulle orme di Papakassik, il maestro dei caribù, al fianco di una donna libera che ha dedicato la sua vita a trasmettere il suo sapere e quello dei suoi antenati.
CONSIGLIATO N.D.
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Quando gli anziani ci lasciano, un legame con il passato scompare con loro. La letterata Innu Joséphine Bacon incarna questa generazione che assiste ad un'era che presto finirà. Con carisma e sensibilità, conduce una lotta contro l'oblio e la scomparsa di una lingua, di una cultura e delle sue tradizioni. Sulle orme di Papakassik, il maestro dei caribù, il film propone un'incursione nella storia di un popolo multimillenario al fianco di una donna libera che ha dedicato la sua vita a trasmettere il suo sapere e quello dei suoi antenati. Nella sua lingua Innu questo significa "umano".
C'è un momento, proprio all'inizio di Je m'appelle humain, in cui la poetessa Joséphine Bacon racconta di esser venuta molto tardi a conoscenza della parola "poesia", perché la sua lingua madre, l'innu-aimun, semplicemente non necessita di una parola del genere: gli Innu, popolazione autoctona della penisola del Labrador (Canada Orientale) sono come intrinsecamente poetici, essendo un tutt'uno "con [...] Vai alla recensione »
Altro lungometraggio in anteprima italiana, il documentario Je m'appelle humain occupa senz'altro un posto di riguardo tra i lavori presentati nel corso della diciannovesima edizione delle Giornate del Cinema Quebecchese in Italia. Soprattutto perché riassume alla perfezione il fil rouge che unisce molte delle opere offerte dal ricco palinsesto della manifestazione: l'importanza della memoria.