Werner Herzog si perde sul pallone aerostatico
di Roberto Nepoti La Repubblica
Il diamante bianco del titolo è un pallone aerostatico, con cui l'ingegnere aeronautico Graham Dorrington si avventura a sorvolare le maestose cascate di Kaieteur, nel cuore della Guyana. L'uomo ha un fatto personale con gli aerostati perché, anni prima, un analogo tentativo è costato la vita a Dieter Plage, documentarista suo amico; e lui se ne sente ancora colpevole. Capofila del nuovo cinema tedesco degli anni '70, da parecchio tempo Werner Herzog sembra prediligere la forma del documentario; con i mezzi del "cinema di realtà" (genere oggi più che mai ibrido) continua però a raccontare storie di sfide estreme, preferibilmente ambientate in quel poco che resta al mondo di terre incontaminate: come ai tempi di Fitzcarraldo, insomma.
Così, dopo un prologo sulla storia dei dirigibili, montato con riprese d'epoca, il cineasta focalizza il film sul dramma e sulla sfida personale dell'ingegnere. Altro personaggio di rilievo è il minatore della Guyana Mark Anthony Yhap, detto Barbarossa, che affronta l'emozione del volo col solo rimpianto di non potersi portare il suo amatissimo gallo. Lo stesso Herzog sale sulla navicella, impugnando una piccola cinepresa. Se il suo entusiasmo appare sincero, riesce difficile trovarlo contagioso. White Diamond ti lascia l'impressione di osservare qualcuno che sta cercando di risolvere i suoi problemi personali, facendo qualcosa di un po' maniacale e, tutto sommato, irrilevante.
Da La Repubblica, 9 giugno 2006
di Roberto Nepoti, 9 giugno 2006