Paolo D'Agostini
La Repubblica
Considerando che protagonisti assoluti sono il suo corpo e la sua bellezza c'è da complimentarsi con Monica Bellucci (oltre che per le caratteristiche appena citate le quali vanno prese con cautela, come il suo partner nella storia insegna, dai deboli di cuore) per non essersi piegata a una mera strumentalizzazione, per non essersi resa puro oggetto. Governa il ruolo con molto spirito e, se la parola non suonasse tronfia e altisonante, diremmo con autorevolezza. Il film scorre divertente almeno fino a quando s'incarta fellineggiando per la tangente onirica.
C'è un tipo (Bernard Campan) che certo non è un fusto né un adone ma un modesto impiegato il quale, fatta una straordinaria vincita al Lotto (sarà poi vero?), decide di concedersi la più bella prostituta di Pigalle. Di più: le offre tutto per averla tutta per sé. A costo di mettersi in serio pericolo, lui che ha un cuore acciaccato, per via degli eccessi sessuali che seguono.
Le cose vanno lisce per poco perché nella vita di lei c'è un altro uomo che ha il corpaccione di Gérard Depardieu e l'etica di un magnaccia.
La paraboletta si snoda attorno ai principi di libertà e di possesso, alle varianti infinite dell'idea di amore. Bertrand Blier è come sappiamo un regista brillante, incisiva è la piccola parte dell'ottimo Jean-Pierre Darroussin (l'attore dei film di Guédiguian) nel ruolo di un medico che con apprensione mista a invidia segue passo passo l'impatto del nuovo corso sessuale sulle coronarie dell'amico.
Da La Repubblica, 3 febbraio 2006
di Paolo D'Agostini, 3 febbraio 2006