Il passo del diavolo |
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Un film di Renny Harlin.
Con Holly Goss, Luke Albright, Anastasiya Burdina, Ryan Hawley, Valeriy Fedorovich, Sergey Lobanov, Nelly Nielsen, Aleyksey Kink, Nikolay Butenin, Oleg Kurlov, Jane Perry, Matt Stokoe, Gemma Atkinson.
continua»
Titolo originale The Dyatlov Pass Incident.
Thriller,
Ratings: Kids+16,
durata 100 min.
- USA, Gran Bretagna, Russia 2013.
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Horror che rimane impressodi albertoFeedback: 5318 | altri commenti e recensioni di alberto |
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mercoledì 24 maggio 2017 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Un altro ottimo esempio di come mischiare la realtà con la finzione, realizzando una pellicola che fa paura proprio per la sua (limitata) verosimiglianza: questa volta ci prova Renny Harlin, un regista eterogeneo che ha firmato da una parte action come "Die Hard 2" e "Cliffhanger", dalla'altra horror come "Nightmare 4" e "L'esorcista- La genesi", e che attraverso il consolidato genere del falso documentario affronta un misterioso fatto di cronaca del 2 febbraio del '59, la cui notte riservò la dipartita sui Monti Urali di un gruppo di escursionisti universitari capeggiati da Ivan Djatlov (col cui cognome è conosciuto il passo, trovati in seguito in condizioni critiche all'interno del corpo, tra fratture e assenza di organi, e ghiacciati, ma senza lividi o segni di colluttazione. Il loro strano comportamento ha dato il via a varie teorie, razionali e non, degli scienziati e degli esperti, dato che sembrarono spinti da "un'irresistibile forza sconosciuta", avendo rotto dall'interno le tende e corso a piedi scalzi a 30 gradi sotto zero. Nel 2012 un altro gruppo di giovani, costituito da tecnici e scalatori professionisti, si recano al luogo del tragico evento con l'intenzione di girare un documentario nella speranza di poter riscostruire la verità, smentendo o i razionalisti, o i cospirazionisti, che non esitano a tirare in ballo alieni e segreti militari. Purtroppo per loro, la storia si ripete...Uno dei pregi di questo horror, oltre far conoscere questo avvenimento realmente accaduto, è il sapiente modo in cui è stato sfruttato il mockumentary, dando spazio per la gioia degli spettatori meno abituati a vorticosi movimenti di macchina a numerose inquadrature statiche del paesaggio innevato, impreziosite dalla fotografia di Alarkon-Ramires, alternate a interviste e primi piani girate con una macchina non professionale, nonché al tumulto delle sequenze finali, piuttosto movimentate e tipico esempio di cosa succede quando si guarda una pellicola del genere in soggettiva. La sceneggiatura di Vikram Weet da una parte è infarcita dei dialoghi scontati e stereotipati dei protagonisti (un pò stupidini), anche se un paio di battutine che smorzano la tensione gli rendono simpatici, dall'altra divide il film in due: la prima oretta è dedicata all'illustrazione dei fatti del '59 e ai primi (giustificati) sospetti, dal boato al malfunzionamento di bussole e strumenti vari, mentre i restanti 40 minuti sono puramente horror, in cui non mancano i mostri e soprattutto la claustrofobia, ma anche un risvolto di trama finale molto fantasioso e originale, e riescono a regalare attimi di pura ansia e terrore: in particolare rimane impressa la scena finale aperta, quasi onirica e capace di entare nei nostri incubi. Il vero punto di forza è l'attesa, l'aspettativa di chi prende visione, cosciente del fatto che da un momento all'altro accadrà qualcosa che potrebbe turbarlo e potebbe lasciarlo spaventato e a bocca aperta, e in questo verrà esaudito alla grande. Comunque la teoria più papabile è quella di Donnie Eichar, che spiega le allucinazioni e il panico del primo gruppo attraverso mini-tornado assordanti e ultrasuoni provocati da una tempesta perfetta. Tuttavia l'alone di mistero non è ancora del tutto colmato. Un gioiellino dell'orrore indipendente da recuperare, distribuito dalla sempreverde Midnight Factory.
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