Padri e figlie

 “ Un film da vedere anche se fuori dalla sala cinematografica stringerete in mano un mazzo di dubbi e masticherete una gomma americana al gusto di perplessità” 


Fathers and Daughters (questo il titolo originale) è un lungo e complesso viaggio sulle difficoltà dell'amare una persona. Un viaggio interiore che parte da molto lontano e sintetizzato bene dal regista Gabriele Muccino in una recente intervista per il lancio del film: “Siamo il risultato delle nostre infanzie”.
Jake Davis (Russel Crowe) è uno scrittore di successo con all’attivo un premio Pulitzer. Improvvisamente la sua vita cambia quando perde la moglie in un incidente. L’uomo si ritrova a crescere da solo la loro bambina e inoltre è colpito da alcuni disturbi mentali che lo costringono in un ospedale psichiatrico per un periodo, perdendo la custodia di Katie ( Amanda Sayfried). Dopo oltre 25 anni Katie è diventata un’assistente sociale dedita ai bambini disagiati, ma i traumi del suo passato si riversano sul suo presente, impedendole di riuscire a vivere fino in fondo una vera storia d’amore, e forse ad amare realmente anche se stessa. Il film scorre bene ma rischia di inciampare costantemente nella banalità con un testo che lascia quantomeno perplessi (alcune frasi sembrano telefonate alla battuta o all'azione successiva, altre invece sottolineano in modo didascalico qualcosa di detto o fatto nella scena precedente) per questo sulla sedia degli imputati non possiamo che mettere Brad Desch al suo esordio nel ruolo di sceneggiatore. Gabriele Muccino invece si conferma regista di grande talento, con tocco sobrio, tesse il film nella morbida vena intimistica a lui congeniale; Crowe conferisce spessore e sensibilità ai tormenti fisici e mentali del suo protagonista, la Seyfried dimostra buona maturità a giocare sulle corde drammatiche. Forse se il testo fosse stato pensato con la consapevolezza che il pubblico non ha costantemente bisogno di una stampella per tenersi in piedi negli sviluppi della trama, questo sarebbe stato un film da consigliare anche al migliore dei propri amici.