La vita di Adele

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Un film di Abdellatif Kechiche. Con Léa Seydoux, Adèle Exarchopoulos, Salim Kechiouche, Mona Walravens, Jérémie Laheurte.
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Titolo originale La Vie d'Adèle. Drammatico, durata 179 min. - Francia 2013. - Lucky Red uscita giovedì 24 ottobre 2013. - VM 14 - MYMONETRO La vita di Adele * * * * - valutazione media: 4,04 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari. Acquista »
   
   
   

Capolavoro - scorretto - d'iper-realismo Valutazione 4 stelle su cinque

di il Beppe nazionale


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sabato 20 settembre 2014

La pellicola vincitrice della Palma d'oro divide i suoi critici essenzialmente in tre categorie: quelli che la ritengono un capolavoro assoluto in tutto; quelli che la ritengono un capolavoro se si escludono le scene di sesso; quelli che denunciano le suddette scene e la morbosità generale del film.
La Vita di Adele è il trionfo dell'iper-realismo cinematografico, dove la regia più volte aggredisce i volti delle protagoniste, lasciando che il linguaggio non verbale dia il massimo dell'espressività. Adèle Exarchopoulos , ancor più della già ottima Lèa Seydoux, mette in opera un'interpretazione magistrale e un'immedesimazione totale nel personaggio. Il modo di mangiare, le micro-espressioni facciali, gli occhi, le labbra, parlano tutti con evidenza e relegano le parole a mero accessorio. Adèle è bellissima, ispira un'irresistibile tenerezza, ma non pare spiccare per qualità morali. Pare una nave che si lascia blandamente portare dal vento della vita, condizionata dall'ambiente sociale esterno e senza un'apparente propulsore interno. Adèle diventerà maestra, ma non avrà mai la potenza realizzativa di Emma, che gode del proprio personalissimo e pittorico sogno.
Adèle è, a conti fatti, una ragazza spenta. Adèle arderà di luce solo nel momento in cui dovrà costruire la sua identità sessuale e renderà Emma la sua ragione di vita. Eppure Adele è anche una ragazza totalmente allo sbando, ottima sul lavoro, ma incapace di gestire la propria vita. La relazione tra lei ed Emma è la relazione tra la guida e lo sperduto, che quasi all'istante diventa un legame chimico-erotico; ma non le basterà, e per questo tradirà il suo amore. Non è facile determinare le cause profonde del tradimento: la giovane età forse? La voglia di evadere da un ambiente, quello di Emma, di personalità troppo acculturate? Un'inconsapevole vendetta scaturita dall'invidia per il partner? Una bisessualità che vuole essere vissuta a tutto tondo?
Ancora una volta, Adèle non spiccherà per qualità morali e risulterà molto infantile nello scusarsi e nel tentativo di riparare. Si assiste così al trionfo della reale irrazionalità umana, di sentimenti devastanti che non si riescono a spiegare ("ti ho tradita, ma ti amo follemente. Te e solo te") e di una ragazza che sembra dare un po' di stabilità al suo 'Io' solo nell'insegnare ai bambini.
Veniamo ora al punto controverso del film, ovvero le scene lesbo. Bisogna premettere fin da subito che la differenza con un film pornografico sta nelle inquadrature, in quanto sebbene nulla sia lasciato all'immaginazione, non vi è la totale inconsistenza tipica dei registi pornografici. Non è la vagina a essere in primo piano, è l'alchimia tra le protagoniste. Tuttavia, nonostante questo accorgimento, Kechiche compie la sua scorrettezza. Kechiche avvinghia corpi perfetti, inevitabilmente eccitanti, per un lasso di tempo esagerato, lasciando che la carnalità faccia il suo corso. Non lo giustifica il fatto che quella carnalità sia deliziosamente realistica per qualunque contesto sessuale. Così come non lo giustifica addurre alla necessarietà di tali scene per rendere bene la differenza del piacere provato da Adèle. Lo spettatore potrebbe non voler entrare nell'intimità delle protagoniste fino a quel livello, ma forse vorrebbe sapere qualcosa di più sulla loro storia pregressa. Lo spettatore vorrebbe ricordarsi il film per tutte le altre pregevoli qualità, ma il suo occhio viene brutalmente focalizzato sulla pulsione primordiale. Lo spettatore potrebbe auspicare una buona diffusione per questo film, dato che il tema riguarda da vicino i ragazzi, ma necessariamente dovrà essere posto un divieto di visione per certe età. Kechiche ha messo l'intelligenza realistica all'interno delle scene saffiche, dribblando quasi completamente l'intelligenza del buon gusto (vedere lo schiaffetto sulle natiche). In sintesi: l'espressività può essere mantenuta senza creare un video che sarebbe certamente ben accolto dagli streaming pornografici.
Le scene lesbo, purtroppo, danno anche una chiave di lettura della relazione tra Adèle ed Emma: nel loro reincontrarsi, ammetteranno reciprocamente di non aver mai provato un'intesa sessuale simile alla loro. L'approccio di Adèle sarà un assalto carnale dove il voyeurismo s'impersona nelle spettatrici disgustate (magicamente apparse in un locale reso artificiosamente intimo). Dà da pensare inoltre che l'unica scena etero sia più delicata delle altre, forse perchè c'è un gusto malizioso nel voler colpire con i dettagli dei rapporti lesbo. Messa da parte la malizia ipotizzata per il regista, torniamo alle ragazze e consideriamo l'attenzione della regia per il linguaggio non verbale; il quadro si farà coerente sull'unico motore di tutto: l'istinto. Oltre l'istinto, c'è molto poco.
Triste realtà, naturale realtà? La scelta è soggettiva.

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