Purtroppo, a mio malgrado, devo dissociarmi da questa ondata di recensioni positive. Ero andato a vederlo fiduciosamente, conoscendo le capacità sia del protagonista, sia del regista, come sceneggiatore del bellissimo "Eastern Promises". Avendo visto anche la breve durata, avevo pensato "wow, certo che questo film non si perde in chiaccere, dev'essere intenso, senza scene inutili, come tanti oggi". Non l'avessi mai pensato.
Mi sento di poter essere duro nella critica perché gli argomenti mi sembrano piuttosto forti. Non solo questo film riesce ad annoiare in solo un'ora e mezza, oltre che irritare, ma trova anche il modo per non sviluppare una profonda riflessione, degna di un qualsiasi mattone "d'autore" autocompiaciuto. Se state pensando che sia un fan di film d'azione capitato in sala per caso, vi sbagliate. Semplicemente, sono a mio agio nel sostenere che il nome di un grande filosofo come Locke sia stato sprecato per un titolo come questo
Le ragioni per cui ritengo questo un pessimo film sono le seguenti:
1-Il personaggio (l'unico) non cresce. E' gran lavoratore guidato da un rigido codice morale. Lo è all'inizio della storia e lo è alla fine. Questa ragione basta e avanza già da sé, le restanti sono superflue.
2-Perché diavolo lasciava squillare il telefono 3/4 volte prima di rispondere?! Stavo per avere una crisi isterica.
3-I monologhi col padre morto erano totalmente fuori luogo dato che il protagonista non sembrava affatto uno soggetto psicotico.
4-Quante volte vuoi dire che il traffico è scorrevole? 10? 20?
Per concludere, di film dialogati, teatrali, minimalisti, o come li si voglia definire, se ne sono visti tanti e belli (mi vengono i mente Dogville, Sleuth, Carnage, che sono incentrati sulla recitazione), ma mai così poveri.
Uscendo dalla sala, mi non mi sono sentito né arricchito (ci volevano 85 min di noia per dire che un errore può costare tutto anche all'uomo più retto?) né intrattenuto.
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mauro.t
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giovedì 29 maggio 2014
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crescite e psicosi
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1-Credo che sia capitato a molti immaginare di litigare furiosamente con un genitore. Non si tratta di psicosi, ma solo di sfortuna.2-Allora le storie di personaggi che si mantengono coerenti (nel bene e nel male), pagandone le conseguenze, non meritano di essere raccontate? Forse che Oblomov è cambiato molto nel corso del romanzo di Goncarov? Il capitano Achab? Andrea Sperelli? Humbert Humbert? I personaggi che convivono con un’ossessione, senza uscirne, non sono un soggetto interessante? Il film racconta di un conflitto. Certo, se il tema della responsabilità (anche qui quasi un’ossessione) non suscita alcuna riflessione, ci si annoia, e tutte le restanti critiche vengono di conseguenza.
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1-Credo che sia capitato a molti immaginare di litigare furiosamente con un genitore. Non si tratta di psicosi, ma solo di sfortuna.2-Allora le storie di personaggi che si mantengono coerenti (nel bene e nel male), pagandone le conseguenze, non meritano di essere raccontate? Forse che Oblomov è cambiato molto nel corso del romanzo di Goncarov? Il capitano Achab? Andrea Sperelli? Humbert Humbert? I personaggi che convivono con un’ossessione, senza uscirne, non sono un soggetto interessante? Il film racconta di un conflitto. Certo, se il tema della responsabilità (anche qui quasi un’ossessione) non suscita alcuna riflessione, ci si annoia, e tutte le restanti critiche vengono di conseguenza.
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t. anderson
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domenica 1 giugno 2014
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apprezzo il commento sensato
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Grazie per aver commentato con cognizione, cosa rara. Cerco di essere chiaro.Il problema non è la coerenza, anzi, quello è il bello di un certo tipo di personaggio: poni le premesse e poi vedi come si comporta in varie situazioni. La tua critica è sensata. Il fatto è che mentre solitamente l'interesse verso questi uomini "monologici", granitici, semplici (in senso non denigratorio), verte sulle situazioni tragiche ed estreme in cui vengono posti, qui si ha una situazione tragica, ma spogliata della sua tragicità. Io non riesco a vivere questa tragedia dal sedile della sua macchina. A giudicare dalla generale ricezione positiva del film, penso che il problema sia mio, ma non riesco proprio a vedere l'interesse che un film del genere dovrebbe suscitarmi.
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Grazie per aver commentato con cognizione, cosa rara. Cerco di essere chiaro.Il problema non è la coerenza, anzi, quello è il bello di un certo tipo di personaggio: poni le premesse e poi vedi come si comporta in varie situazioni. La tua critica è sensata. Il fatto è che mentre solitamente l'interesse verso questi uomini "monologici", granitici, semplici (in senso non denigratorio), verte sulle situazioni tragiche ed estreme in cui vengono posti, qui si ha una situazione tragica, ma spogliata della sua tragicità. Io non riesco a vivere questa tragedia dal sedile della sua macchina. A giudicare dalla generale ricezione positiva del film, penso che il problema sia mio, ma non riesco proprio a vedere l'interesse che un film del genere dovrebbe suscitarmi.Certo che il tema della responsabilità è profondo e drammatico, ma qui non lo vedo espresso in modo adeguato. Questo film poteva essere un corto, durare 20/30 minuti... non ho sentito tensione nei dialoghi, né il dramma esistenziale... nulla. Solo un uomo monolitico, freddo come il suo cemento, un uomo del dovere e della responsabilità, che vive un dramma in modo non drammatico.
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gabriella
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giovedì 7 agosto 2014
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a proposito di dramma
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contrariamente a te per me la percezione del dramma è stata molto avvertita, davvero mi ha scosso molto. non so come intendevi venisse espresso il conflitto interiore del protagonista, io l'ho trovato molto sofferto, un uomo che in maniera lucida e cosciente si assume il peso delle sue responsabilità. Lo fa con freddezza, certo, già sono fuori di testa gli altri interlocutori ( e hanno le sue ragioni, ovvio), qualcuno deve mantenere la calma, poi scarica la tensione nei dialoghi con il fantasma del padre, anche da qui si evidenzia la sua sofferenza. Comunque ognuno ha la sua lettura e il suo modo di vedere le cose, mi spiace perchè dai film che citi e che ti sono piaciuti, farebbe supporre tu avresti apprezzato anche questo.
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