Il sorpasso

Un grande cineasta, a volte, riesce a fare un buon film raccontando semplicemente gli stereotipi che caratterizzano un’epoca e una nazione. Ma come mai Il sorpasso non è semplicemente un buon film ma un capolavoro, un cult movie capace di far sognare generazioni? Qual è il segreto di questo film? La risposta, tanto banale quanto geniale, sta proprio nella magistrale interpretazione di Gassman e di Trintignant e nella scelta delle personalità dei due protagonisti; un’assoluta diversità caratteriale, descritta con maestria dal dottor Risi, che colpisce fin da subito lo spettatore e non lo lascia mai indifferente: a volte lo fa sorridere, a volte lo rattrista, a volte lo fa riflettere. Ecco allora che, a bordo di una mitica Lancia Aurelia Sport (simbolo e orgoglio nazionale dell’epoca), viene descritta una storia di viaggio, una fuga dalla città di Roma verso un mare azzurro che tanto affascina e incanta, soprattutto negli anni 60. Se per Cortona (Vittorio Gassman) il viaggio non è altro che un pretesto per lasciarsi alle spalle la mancanza di solidi valori quali l’amore verso una donna o la famiglia, per Mariani (Jean Louis Trintignant) il viaggio diventa metafora della vita. Infatti, nelle 24 ore che passano dall’inizio del viaggio alla fine, Mariani ripercorre la sua vita: si passa da una sorta di nuova nascita interiore che è rappresentata dall’incontro con Cortona, all’adolescenza, alla maturità la cui telefonata a Valeria ne è simbolo, fino a giungere, purtroppo, alla prematura scomparsa.