The Blues Brothers

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Una allegorica rilettura dei Vangeli Valutazione 5 stelle su cinque

di Christian Luongo


Feedback: 606 | altri commenti e recensioni di Christian Luongo
domenica 20 maggio 2012

Alla stregua di tutti i (C)apolavori anche il lungometraggio di Landis si presta a numerose, sovrapposte, chiavi di lettura molte delle quali già espresse da altri utenti e sulle quali non mi soffermerò, punto, proprio perchè già, ampiamente, trattate.
Quello che, invece, voglio rimarcare è la dimensione escatologica altrimenti assente nelle considerazioni dianzi esposte un aspetto, questo, clamorosamente ciccato anche nelle pletore di recensioni che ho avuto modo di leggere nel corso degli anni.
Le vicissitudini di Jake ed Elwood altro non sono che un'allegorica trasposizione della vita di Gesù sovrapposta ad un contesto dinamico che, in un equilibrio schizofrenico, oscilla paurosamente fra il sacro ed il profano incastonate nella musica – il vero filo conduttore del lungometraggio – che costituisce, essa stessa, il Verbo.
Landis, quindi, rivisita con delle variazioni sul tema, usando un linguaggio squisistamente pentagrammatico, il vangelo – meglio, i vangeli ! – proiettando il canovaccio religioso in una dimensione laica lasciando, qua e là, degli specifici riferimenti inframezzati, al contempo, a degli elementi fuorvianti.
La predestinazione di Jake è resa evidente sin dalle prime sequenze quando, all'uscita del penitenziario, emerge da una luce abbagliante che avvolge, subito dopo, anche il fratello e che ci rende edotti, sin dall'inizio, della dimensione trascendentale che impregna il decorso della storia ; luce che compare, ancora una volta, quando i due si recano dalla "pinguina" e che comparirà un'ultima volta nella chiesa del reverendo Cleophus James allorquando, non a caso, Jake prende – insieme al fratello ed è qui una delle variazioni sul tema della storia di Landis - coscienza della sua missione.
Questo frammento è estremamente indicativo perchè rievoca, immancabilmente, il battesimo di Gesù ad opera di Giovanni Battista tant'è che sarà solamente dopo aver ricevuto il sacramento che il nazzareno comincerà, attivamente, la sua missione anch'essa, se vogliamo, per conto di Dio.
I riferimenti continuano : Ray, il proprietario del negozio di strumenti musicali, è cieco e questa consapevolezza lo spettatore la conosce a priori poichè Ray Charles è, effetivamente, cieco. Eppure ci vede benissimo come dimostra quando tira delle revolverate ad un ragazzino di colore infiltratosi nell'esercizio con l'intento di rubare una fender stratocaster oppure quando, rivolgendosi a Murph, cerca di ricomprare a prezzo stracciato, gli amplificatori foderati di velluto rosso ; epperò, correttamente, Landis ce lo mostra, più tardi, quando appende al contrario il volantino pubblicitario dei Blues Brothers quasi a volerci rimarcare l'aspetto della cecità di Ray, un tentativo fuorviante volto a mascherare un altro riferimento, celeberrimo, ad uno dei miracoli di Gesù.
L'arruolamento dei componenti della band, anch'essa, rimanda immancabilmente al reclutamento dei discepoli di Gesù ; mr. Fabolous è il famigerato Matteo pubblicano esattore delle tasse, certo, ma, soprattutto, benestante e, socialmente, abbiente ; non a caso, il nostro è l'unico, fra i vecchi componenti della band, ad avere una posizione privilegiata all'interno di uno dei ristoranti più sontuosi della città.
Mutt Murphy – e la variabile Lou Marini – altro non sono che Simone detto Pietro e suo fratello Andrea i quali lasciano le loro famiglie per seguire il maestro laddove il resto della band – musicisti falliti finiti nel dimenticatoio di un Holyday Inn – rievocano i poveri pescatori cui Gesù si rivolge per diffondere la nuova dottrina ovvero uomini ordinari dotati, però, di uno straordinario talento ; ed è emblematica la trasmormazione estetica del gruppo Murph & the magic tones allorquando, dismesse le loro vesti di entreneuse assurgono alla dimensione di immensi musicisti.
Riletta in questo modo la disavventura che capita alla band nel locale Bob's country bunker richiama alla memoria la traversata nel deserto – non a caso il locale è dislocato in un posto altrimenti inaccessibile tant'è che occorrono più di tre ore per raggiungerlo – così come, altro riferimento lapalissiano, i membri del partito nazista – altrimenti indecifrabili nel contesto del lungometraggio – fanno da spunto alla fazione più intransigente del consiglio ebraico, quella farisaica, che parimenti voleva la morte di Gesù.
E se all'orto di Getsemani occorse qualche milite per trarre in arresto il nazzareno qui, di contro, vengono mobilitati tutti – ma proprio tutti – i reparti militari dell'esercito statunitense una chiave di lettura grottesca ed, al contempo, semplicemente fantastica.
Questi spunti, ce ne sono molti altri invero, conferiscono, dunque, al lungometraggio un'altra chiave di decodificazione affatto diversa nella quale Dio, ancora una volta, predilige servirsi delle persone più emarginate – il figlio di un falegname, prima, un emarginato ed un detenuto, poi – per perseguire i suoi scopi – il pagamento della retta dell'orfanotrofio – salvo, poi, abbandonarle al loro misero destino – non appena incassano la ricevuta Jake ed Elwood vengono, immediatamente e non a caso, tratti in arresto ! – al fine, però, di diffondere il verbo – la musica che, non a caso, campeggia nelle ultime sequenze dove la band si esibisce all'interno del penitenziario – fra gli accoliti più miserandi della società.
E questa reinterpretazione del vangelo da parte di Landis è, semplicemente, meravilgiosa.
O, almeno, è quello che io penso.

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