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Jung pendolare di lavoro, d'amore, d'amicizia, trascorre la sua gioventù professionale fra neoclassici viaggi Zurigo-Vienna, epistole, e già che c'è a ingravidare la moglie: "Ma come fa a far tutto?" fosse un altro film, tutti lo vogliono tutti lo cercano. L'incontro con un'esagitata paziente, poi allieva e collega, diventa "fuga"(chi ha virgolette per intendere intenda) dalla routine clinico-domestico-ostetrico, occasione per nuove scop...erte, e merende Freudiane.
Come nei migliori sceneggiati storici di sottofondo a Superquark, le riprese e ricostruzioni in costumi mitteleuropei ricordano quadri familiari dei trastulli della borghesia austriaca otto-novecentesca, da guardare annoiati affissi ad una parete.
Cronenberg solitamente con tematiche meno torbide riesce a trasporre turbe paranoiche che fendono il quieto vivere dello spettatore con scene cult indimenticabili, degli sfregi fontaneschi, in questo film di tematica psicoanalitica, si limita a proporre dialoghi confidenzialmente inverosimili, paragonabili a dei bigini tascabili, dei sunti raffazzonati di psicoanalisi, i quali difficilmente si faranno ricordare per coinvolgimento; distanti come le due scenette di accenno sadomaso che più di un Ultimo tango ricordano un Ultimo ballo del qua-qua.
Siamo sicuri che la Knightley guarisce dato che utilizza la stessa espressione, di espressionismo austriaco, dalla prima all'ultima carrozza?
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