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"La macchina ammazzacattivi", da un soggeto di Eduardo de Filippo e Giuseppe Marotta, Robero Rosselljni(anche coautore dello screenplay con Sergio AMidei, Franco Brusati, Gainarlo Virgorelli, 1952) propone una situazione "surreale"dove un fotografo, che riceve la visita di uno "strano tipo"convinto di avere poteri per debellare il male e i malvagi, si fa molto influenzare ed e'coovinto di poter mettere"fuori caombattimento"realmente i malvagi, salvo acorgersi che una linea netta capce di discriminare in mood assoluto tra male e bene e dunque portatori dell'uno o dell'altro non e'cosi'chiaramentei identificabile. Decisamente un tema che sembrerrebbe, d primo acchito, fuori dalla"portata"del "neorealismo"rossllliniano, se non si sapesse che il lemma"neorealismo"sottintende in reata'altro rispetto a una banale"riproduzione della realta'", Ecco allora una sorta di apologo contro un manicheismo di maniera, dove l'immagine fotografica(non certa quella gnoseologicamente agguerrita come i"Blow up"di ANtonioni, successiva di quasi tre liustri)e'in qualche modo il vettore. La rappresentazione di quanto la macchina da presa"registra"e'paritoclamente intreressnat,e soprattutto nells sequenze dlel consiglio comunale(siamo in un paese costiero del centro-sud italiano), in quella della festa patronale e in altre, relative al cimitero, propongono situazioni decisamente"extra"rispetto a quanto si potrebbe stavilire quasi come"regola"dei film sia di Rossellini sia di De Sica, proponendo invece un"altro"molto interessante, dove entrano credulita',fantasmi mentali indotti, superstizione etc. Con interpreti in gran parte"presi dalla vita", , ma con la presenza(diffcilmnete ricpmpscibie)di Aldo e Carlo Giuffre'e quella (piu "visibile", dato e'nei panni del sindaco)di Giacomo Furia.. Eugen
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