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Apparso sugli schermi nel 1971, "Black killer" si colloca nel periodo del declino degli spaghetti western. Si tratta di una delle due regie del recentemente scomparso Carlo Croccolo e si giova dell'interpretazione di Klaus Kinski, grandissimo attore che diede il meglio di sé proprio negli spaghetti western e, in seguito, nella lunga collaborazione con il regista Werner Herzog.
Qui interpreta un ambiguo avvocato, James Webb, che un giorno arriva nella cittadina di Tombstone. Tombstone è la tipica cittadina da spaghetti western in cui, ovviamente, c'è un clan di prepotenti, i fratelli O'Hara, che fanno solo il brutto tempo. L'avvocato Webb, che gira per il paese con un libro tra le mani (in realtà è la terribile custodia di una pistola e ha anche una cordicella per far scattare il grilletto e un foro per far uscire il proiettile), è ben deciso, per motivi che rimangono oscuri fino al finale, ad incastrare il giudice Wilson, un ambiguo magistrato che appoggia proprio i terribili O'Hara. Nel frattempo, nella medesima cittadina, arriva anche Burt, un pistolero tornato per trovare il fratello (che si è sposato con un'indiana) e che scopre che tutte le proprietà di famiglia sono state prese, con la prepotenza, dagli O'Hara. Costretto a diventare sceriffo, Burt decide di riprendersi il maltolto e di non piegarsi, scatenando così la ritorsione dei fratelli O'Hara.
Questo spaghetti western qualche piccola freccia al suo arco ce l'ha: l'idea della pistola nascosta dentro il libro e con tanto di cordicella è piuttosto ironica e bizzarra e Kinski dona all'avvocato James Webb (che, proprio per questo, rimane il personaggio più interessante) quella giusta carica di ambiguità che installa, in una vicenda, altrimenti banale, comunque una pur minima dose di curiosità che fa arrivare al finale. Tutti gli altri personaggi, alcuni interpretati in maniera non proprio eccelsa, si muovono rimanendo in bilico tra la banalità e l'improbabilità dettata dalla voglia di osare un poco (il personaggio della moglie indiana è un pò troppo sdolcinato nella prima parte ed è piuttosto improbabile anche come vendicatrice armata di arco e frecce nella seconda).
Per il resto, il film non si discosta molto dai canoni classici dello spaghetti western fra vendette e angherie di ogni tipo che si susseguono meccanicamente e la regia di Croccolo non brilla per soluzioni visive originali. La colonna sonora è carina, ma non eccelsa. In definitiva, non è un brutto spaghetti western, ma non lascia niente dietro di sé e non lascia la voglia di rivederlo una seconda volta.
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