filippo catani
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giovedì 28 febbraio 2013
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odissea carceraria di un innocente
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Un geometra italiano trapiantato da anni in Svezia dove svolge una apprezzata attività, decide di tornare in Italia con moglie e figli per far loro conoscere le meraviglie del nostro paese. Fermati alla frontiera, l'uomo viene tratto in arresto senza un apparente motivo e inizierà un lunghissimo calvario.
Meraviglioso esempio di cinema di denuncia civile a firma del maestro Loy, il film oltre alle tematiche esplorate vive della grande interpretazione drammatica dello splendido Sordi premiato con il David e a Berlino. Un semplice scambio di persona o ancora peggio una sorta di caccia alle streghe con l'unico scopo di trovare un capro espiatorio per una tragedia (agghiacciante infatti la fase finale) possono portare un uomo integerrimo e onesto a toccare con mano il dramma della carcerazione.
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Un geometra italiano trapiantato da anni in Svezia dove svolge una apprezzata attività, decide di tornare in Italia con moglie e figli per far loro conoscere le meraviglie del nostro paese. Fermati alla frontiera, l'uomo viene tratto in arresto senza un apparente motivo e inizierà un lunghissimo calvario.
Meraviglioso esempio di cinema di denuncia civile a firma del maestro Loy, il film oltre alle tematiche esplorate vive della grande interpretazione drammatica dello splendido Sordi premiato con il David e a Berlino. Un semplice scambio di persona o ancora peggio una sorta di caccia alle streghe con l'unico scopo di trovare un capro espiatorio per una tragedia (agghiacciante infatti la fase finale) possono portare un uomo integerrimo e onesto a toccare con mano il dramma della carcerazione. Disorientato e senza alcune comunicazione, l'uomo viene solo accidentalmente a sapere del reato di cui è stato accusato cosa di cui invece dovrebbe essere informato immediatamente. Il film oltre a mostrare l'improponibile direttore del carcere (Banfi bravissimo) ci mostra anche un problema che ancora oggi si presenta drammaticamente nelle nostre carceri ossia il sovraffollamento delle stesse, le violenze che vengono perpetrate all'interno e le terribili condizioni igenico-sanitarie in cui si trovano a vivere i detenuti. Ed è veramente toccante il momento della celebrazione della messa per un uomo che si è impiccato in carcere (altro evento che purtroppo si ripete anche nell'attualità) dove i detenuti rompono la regola del silenzio per rispondere al sacerdote. Insomma un dramma toccante e mai retorico che mostra anche le sofferenze di una donna con i propri figli alla ricerca del marito che da Milano finisce per essere trasferito fino a Sagunto a bordo di treni stipati e tra il dileggio della folla. Un film splendidio che ancora oggi brilla per la sua terribile attualità e che ci interroga sulla giustizia e sulla condizione delle carceri che, Costituzione alla mano, dovrebbero contenere al loro interno strumenti che aiutino al recupero del detenuto.
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marco cantarini
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martedì 23 gennaio 2007
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un detenuto molto particolare...
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di Marco Cantarini, Calvagese della riviera (BS)
Giuseppe Di Noi, per un errore burocratico viene prima fermato alla dogana e successivamente mandato in galera.
Tra continui spostamenti da un carcere all' altro, Giuseppe conoscerà varie persone: dal delinquente con il cuore d' oro al
sicario che uccide con il sorriso sulle labbra.
Quando emergono prove sufficienti per discolparlo, Giuseppe è finalmente libero di uscire anche se,per i vari supprusi e le varie ingiustizie subite in carcere,dovrà passare il resto della vita a convivere con qualche trauma psicologico.
E' da ricordare che Nanny Loy, fa parte di quel ristretto gruppo di registi, come Damiani e Risi, denominati "di denuncia" poichè raccontano fatti che la gente ha sempre preferito ingnorare.
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di Marco Cantarini, Calvagese della riviera (BS)
Giuseppe Di Noi, per un errore burocratico viene prima fermato alla dogana e successivamente mandato in galera.
Tra continui spostamenti da un carcere all' altro, Giuseppe conoscerà varie persone: dal delinquente con il cuore d' oro al
sicario che uccide con il sorriso sulle labbra.
Quando emergono prove sufficienti per discolparlo, Giuseppe è finalmente libero di uscire anche se,per i vari supprusi e le varie ingiustizie subite in carcere,dovrà passare il resto della vita a convivere con qualche trauma psicologico.
E' da ricordare che Nanny Loy, fa parte di quel ristretto gruppo di registi, come Damiani e Risi, denominati "di denuncia" poichè raccontano fatti che la gente ha sempre preferito ingnorare.
Molto simile a "l'istruttoria è chiusa" di D.Damiani.
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[+] trama del film
(di paleutta)
[ - ] trama del film
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luigi chierico
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domenica 2 novembre 2014
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terribilmente vero
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Ho rivisto dopo oltre 40 anni questo ottimo film,una coraggiosa denuncia al sistema giudiziario in Italia,voluto dal noto regista Nanni Loy e dal grandissimo attore Alberto Sordi. Mi sconvolse allora e mi sconvolge ora! Non è cambiato nulla da quando uno di noi ha che fare con la così detta Giustizia! “Niente è mai semplice quando si ha a che fare con la Giustizia”,avverte un detenuto al geometra Giuseppe Di Noi tornato disgraziatamente in Italia dalla Svezia,dopo sette anni con la sua famiglia. Tornando canta:“Ma l’Italia è un’altra cosa che sta qui nel cuore”. Oh perché Italia,Italia di tanto inganni i figli tuoi?
Viaggia col più bel sorriso,proprio quello di Alberto Sordi,attraversa una galleria,un tunnel nero;è il suo ingresso buio,il suo futuro oscuro senza alcun barlume di luce,di speranza.
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Ho rivisto dopo oltre 40 anni questo ottimo film,una coraggiosa denuncia al sistema giudiziario in Italia,voluto dal noto regista Nanni Loy e dal grandissimo attore Alberto Sordi. Mi sconvolse allora e mi sconvolge ora! Non è cambiato nulla da quando uno di noi ha che fare con la così detta Giustizia! “Niente è mai semplice quando si ha a che fare con la Giustizia”,avverte un detenuto al geometra Giuseppe Di Noi tornato disgraziatamente in Italia dalla Svezia,dopo sette anni con la sua famiglia. Tornando canta:“Ma l’Italia è un’altra cosa che sta qui nel cuore”. Oh perché Italia,Italia di tanto inganni i figli tuoi?
Viaggia col più bel sorriso,proprio quello di Alberto Sordi,attraversa una galleria,un tunnel nero;è il suo ingresso buio,il suo futuro oscuro senza alcun barlume di luce,di speranza. La tanto amata Italia l’attende con un mitra! Non ha il diritto di sapere,c’è un diritto di procedura penale e tanto basta.
Si consuma una violenza inaudita sul corpo e sulla psicologia di un detenuto prima ancora che sia condannato,appunto come se fosse uno Di Noi. E la violenza la commette lo stato di diritto alla pari di qualunque carcerato condannato per un qualsiasi delitto. Uno Stato di ignoranti e presuntuosi,non si conosce cosa fare di due corone svedesi,cosa mai saranno? Una residenza all’estero,e come si scriverà mai? Sorvoliamo dice il giudice,ignorante,ma vestito d’autorità,e pertanto pericoloso come tutti coloro che hanno un potere, dal bidello al preside,dal commesso al Presidente.Il grande,grandissimo Sordi porta sul volto il dramma di una vittima che rasenta la tragedia se non fisica,interiore. Già perche una volta in carcere solo per essere indagato non si è più nessuno :”Devi dire superiore,superiore a chi?”si domanda Giuseppe.
Basta una carezza data attraverso il vetro di un vagone riservato all’incredulo detenuto a ridargli un sorriso e per un sol momento fiducia. Non è così,la sua odissea,di cui il regista non ha voluto indicarci la durata,passa di carcere in carcere, anche per Regina Coeli,La Regina dei Cieli, mai un nome per un inferno fu meno appropriato! Ed è proprio la celebrazione di una messa in carcere,durante la quale è proibito a detenuti rispondere alle invocazioni,che inizia una pacifica forma di ribellione che sfocia in una rivolta per il cattivo vitto. Ancora una volta Di Noi è vittima delle circostanze al punto di subire una tentata violenza carnale, episodio frequente in tutti i film in cui si mostra la vita in carcere da”Il miglio verde” al“Le ali della libertà”. Già perché non soltanto lo Stato violenta il detenuto,ma anche gli stessi detenuti. C’è poi l’ambiguo comportamento dei secondini, collegati a studi legali,o pronti a far favori dietro lauto compenso.Il film è una vera denuncia al sistema giudiziario italiano,ma non ci si sottrae lo stato che prevede la pena di morte. Dopo tanti abusi vien fuori che tutto è accaduto per via di una serie mancanze del sistema giudiziario. C’è poco da augurare “Arrivederci in Italia”,c’è solo da urlare Addio Italia,mai più ti rivedrò. La più triste considerazione nell’aver rivisto ora questo film del 1971, girato dopo l’arresto dell’innocente Lelio Luttazzi, il musicista delle favole, il poeta della tastiera al pianoforte, è quella di constatare che ancora una volta nel 1983,a tacer d’altro, il tribunale di Napoli è incorso in un maggiore ed imperdonabile errore nei confronti del detenuto, e poi condannato innocente E.T.,che non nomino per non profanarne il nome.
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luca scial�
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martedì 28 luglio 2015
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un innocente vittima della giustizia italiana
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Nanni Loy ci racconta il dramma che vivono in tanti, vittime della malagiustizia. Un incubo senza fine, come quello del protagonista Giuseppe Di Noi, imprenditore che lavora da anni in Svezia, ma che rientrato in Italia viene arrestato senza motivo. Passa di carcere in carcere, dove è vittima di soprusi e disavventure varie, finendo in un manicomio criminale. Riuscirà ad ottenere la libertà, ma ne uscirà profondamente traumatizzato.
Film toccante, che fa vivere in prima persona le disavventure del povero Giuseppe. Discutibile forse il cast, dato che, a parte il grande Alberto Sordi sempre eccellente, presenta alcuni attori legati soprattutto al genere comico e forse poco credibili nel ruolo affidatogli.
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Nanni Loy ci racconta il dramma che vivono in tanti, vittime della malagiustizia. Un incubo senza fine, come quello del protagonista Giuseppe Di Noi, imprenditore che lavora da anni in Svezia, ma che rientrato in Italia viene arrestato senza motivo. Passa di carcere in carcere, dove è vittima di soprusi e disavventure varie, finendo in un manicomio criminale. Riuscirà ad ottenere la libertà, ma ne uscirà profondamente traumatizzato.
Film toccante, che fa vivere in prima persona le disavventure del povero Giuseppe. Discutibile forse il cast, dato che, a parte il grande Alberto Sordi sempre eccellente, presenta alcuni attori legati soprattutto al genere comico e forse poco credibili nel ruolo affidatogli. Ma forse è un fatto voluto dal regista, per ridicolizzare e ironizzare ancora di più sul sistema giudiziario italiano.
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elgatoloco
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venerdì 31 luglio 2015
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eccelso film di denuncia
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"Detenuto in attesa di giudizio"è un eccelso film di denuncia, non"politico"(nel senso dei fim italiani "ad alto tasso ideologico", diffusi appunto negli anni Settanta e a fine Sessanta, decisamente poco credibili perché poco capaci di incidere realmente sui problemi trattati), ma svolto"politicamente", per riprendere l'intelligente distinzione proposta da Jean-Luc Godard ormai molti anni fa. Atmosfera che sarebbe facile definire"kafkiana", ma in realtà di totale alienazione-spaesamento del protagonista, laziale operante in Svezia che si vede arrestare al confine italiano dopo una dichiarazione molto vaga e poco impegnativa("E'una pura formalità")e sballottato in diverse prigioni dello stivale.
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"Detenuto in attesa di giudizio"è un eccelso film di denuncia, non"politico"(nel senso dei fim italiani "ad alto tasso ideologico", diffusi appunto negli anni Settanta e a fine Sessanta, decisamente poco credibili perché poco capaci di incidere realmente sui problemi trattati), ma svolto"politicamente", per riprendere l'intelligente distinzione proposta da Jean-Luc Godard ormai molti anni fa. Atmosfera che sarebbe facile definire"kafkiana", ma in realtà di totale alienazione-spaesamento del protagonista, laziale operante in Svezia che si vede arrestare al confine italiano dopo una dichiarazione molto vaga e poco impegnativa("E'una pura formalità")e sballottato in diverse prigioni dello stivale...senza mai sapere, se non molto dopo e in forma per nulla chiara di che cosa accusato. Scrittura filmica eccelsa di Nanny Loy, da sempre colpevolmente sottovalutato e/o ignorato come autore filmico e TV... Sordi oltre ogni limite, formidabile, da par suo, ma anche due interpreti impegnati come caratteristi, bravissimi: Mario Pisu come psichiatra compassionevole(un ossimoro, quasi...)e Lino Banfi quale direttore di carcere. Il vero cinema "made in ItalY", credo, è proprio questo. El Gato
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great steven
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mercoledì 19 giugno 2019
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l'innocenza di fronte alla testardaggine erronea.
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DETENUTO IN ATTESA DI GIUDIZIO (IT, 1971) diretto da NANNI LOY. Interpretato da ALBERTO SORDI, ELGA ANDERSEN, LINO BANFI, MICHELE GAMMINO, GIUSEPPE ANATRELLI, GIANFRANCO BARRA, NAZZARENO NATALE, ANDREA AURELI, SILVIO SPACCESI, MARIO BREGA, MARIO PISU
Giuseppe Di Noi, geometra romano immigrato in Svezia per lavoro, torna in Italia per le vacanze dopo aver ultimato un importante progetto architettonico coi suoi soci scandinavi. Ma, appena varcata la frontiera franco-italiana, viene strappato alla moglie Ingrid e ai due figlioletti e trasferito in un carcere in attesa di ricevere la conferma di un’accusa d’omicidio colposo preterintenzionale del quale Giuseppe era totalmente all’oscuro.
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DETENUTO IN ATTESA DI GIUDIZIO (IT, 1971) diretto da NANNI LOY. Interpretato da ALBERTO SORDI, ELGA ANDERSEN, LINO BANFI, MICHELE GAMMINO, GIUSEPPE ANATRELLI, GIANFRANCO BARRA, NAZZARENO NATALE, ANDREA AURELI, SILVIO SPACCESI, MARIO BREGA, MARIO PISU
Giuseppe Di Noi, geometra romano immigrato in Svezia per lavoro, torna in Italia per le vacanze dopo aver ultimato un importante progetto architettonico coi suoi soci scandinavi. Ma, appena varcata la frontiera franco-italiana, viene strappato alla moglie Ingrid e ai due figlioletti e trasferito in un carcere in attesa di ricevere la conferma di un’accusa d’omicidio colposo preterintenzionale del quale Giuseppe era totalmente all’oscuro. Sempre più confuso e spaventato, costretto a spostarsi da una prigione all’altra senza un senso apparente, il povero geometra conosce una realtà a lui ignota, fatta di delinquenti che finiscono dietro le sbarre per furti di poco conto, secondini e marescialli oltremodo maldisposti e brutali e direttori di carcere impietosamente insensibili alle esigenze dei detenuti. L’uomo passa attraverso una sfilza infinita di soprusi, violenze, condizioni inumane e lungaggini burocratiche, finché un avvocato non accoglie il suo caso e vi fa chiarezza: l’uomo che Giuseppe avrebbe ucciso altri non è che un automobilista tedesco passato per caso sul viadotto di una superstrada lucana (progettato da Giuseppe nel 1962 e mai visto da lui perché, all’epoca del completamento dei lavori, egli già si trovava in Svezia), mentre il fabbricato è fortuitamente crollato provocandone la morte. Dopo una breve permanenza in manicomio, Giuseppe si ricongiunge alla sua famiglia e ritorna a casa sua, ma a quel punto la sua salute mentale risulta già compromessa. Amarissimo apologo sulle imperdonabili disfunzioni istituzionali nostrane nell’era che precedette non a caso gli anni di piombo e la strategia della tensione. Libero però da ogni politicizzazione, il film di N. Loy denuncia vergognose storture di un sistema corrotto e invelenito che trascina poveri innocenti in trafile che, al termine di un periodo mostruoso di maltrattamenti, scatenano l’insorgere di patologie mentali, utilizzando l’efficace stratagemma della descrizione dell’ambiente carcerario senza tralasciarne gli aspetti più duri e feroci. Esemplare è in tal senso la sequenza della celebrazione eucaristica in prigione dove i detenuti non possono nemmeno partecipare parlando alla messa per ordine di un regolamento tanto stolido quanto accanito. L’anima che dona forza alla rappresentazione filmica è l’interpretazione di Sordi, una performance insolita per lui e fra le più spietate del suo repertorio, un raro caso nel quale l’attore, ormai già ad un apice importante della propria carriera, non recita nei panni di un italiano medio disonesto. Accanto a lui, E. Andersen è una presenza di impatto funzionale che colpisce nel segno. Nel resto del cast, spiccano Banfi come l’effeminato direttore del penitenziario di Sagunto (più preoccupato a far quadrare i conti nelle sue tasche che a svolgere le debite mansioni amministrative), il doppiatore M. Gammino nel ruolo del sacerdote che chiede senza successo più umanità per i detenuti e N. Natale, il ladruncolo napoletano che aspetta in maniera spasmodica un’udienza col giudice per uscir di prigione e che poi, non ottenendola, commette un penoso suicidio. Numerose stoccate anche alla magistratura, ai trasporti inconcludenti e alla medicina psichiatrica che umilia i pazienti anziché aiutarli. Con ogni probabilità raffigura la più alta perizia registica di Loy, o se non altro la sua prova dietro alla macchina da presa che meglio sintetizza le sue ambizioni di cineasta d’autore con le esigenze di introiettare un tipo di cinema rivolto alla società (e ai suoi membri costituenti) con un occhio che in fondo in fondo ammette gli errori di una fazione, ma non è comunque privo di bersagli contro cui puntare l’indice senza la minima magnanimità. Il tema da trattare era scottante, la materia narrativa altrettanto e lui, avvalendosi di un protagonista sotto le righe ma pure dotato di un fuoco interiore validissimo per un’interpretazione simile, ha dimostrato di saper orchestrare il tutto senza perdere un colpo. Uno schema che sopravanza i limiti del genere drammatico per abbracciare uno sguardo catalizzatore sul mondo immenso delle violazioni dei diritti umani. La scenografia integra e una colonna sonora suggestiva impreziosiscono l’opera.
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eugchetta
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lunedì 26 ottobre 2015
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uno stato non giusto
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Una delle battute che più mi ha colpito del film è: "niente è mai semplice quando si ha a che fare con la giustizia, ricordatelo!". La dice ad Giuseppe di Noi, che crede di uscire di lì a poco di prigione, un amico carcerato che dopo che Giuseppe gli dice che deve solamente essere interrogato dal Giudice e che basterà chiarire che la sua carcerazione è frutto di un fraintendimento, risponde: " eh, allora è tutto da cominciare per te!".
Una situazione assurda.
Lo spettatore non riesce nemmeno a capire perché il povero Giuseppe di Noi, a cui viene insistentemente chiesto il nome, cognome e tutti i dati personali durante il film, finisca in prigione.
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Una delle battute che più mi ha colpito del film è: "niente è mai semplice quando si ha a che fare con la giustizia, ricordatelo!". La dice ad Giuseppe di Noi, che crede di uscire di lì a poco di prigione, un amico carcerato che dopo che Giuseppe gli dice che deve solamente essere interrogato dal Giudice e che basterà chiarire che la sua carcerazione è frutto di un fraintendimento, risponde: " eh, allora è tutto da cominciare per te!".
Una situazione assurda.
Lo spettatore non riesce nemmeno a capire perché il povero Giuseppe di Noi, a cui viene insistentemente chiesto il nome, cognome e tutti i dati personali durante il film, finisca in prigione. E in fondo non sarebbe importante. È evidente che lui è innocente e che tutto è un errore e un orrore.
Di noi viene torturato, denutrito, seviziato da altri carcerati... Eppure è la persona più onesta e ligia all'ordine e alle regole che possa esistere.... Cerca sempre di essere obbidiente sperando che seguendo le regole potrà uscire di carcere presto, ma nessuno rispetta la giustizia, neppure le istituzione che dovrebbero rappresentarla. E alla fine, il colmo sarà che quando cercherà di attraversare di nuovo la frontiera con la famiglia, un poliziotto dopo avergli detto che è tutto in regola gli dirá : "Passate buone vacanze?"
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de niro star
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mercoledì 2 dicembre 2015
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il culmine della "giustizia"
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Un attore che è doveroso associare a nomi illustri come Ugo Tognazzi,Vittorio Gassman,Marcello Mastroianni è sicuramente senza ombra di dubbio Alberto Sordi. Insieme a questi è uno dei maggiori interpreti della commedia Italiana,ma nel corso della sua carriera ha dimostrato di essere un attore completo ricoprendo anche ruoli drammatici magnificamente (La grande Guerra). Uno dei tanti esempi è proprio "Detenuto in attesa di giudizio" la cui storia narra le vicende di Giuseppe di Noy,geometra Romano da anni trasferitosi in Svezia,che decide di portare la sua famiglia in vacanza in Italia. Tutto molto tranquillo e sereno,fino al momento in cui il nostro geometra viene fermato e arrestato in frontiera senza alcuna spiegazione.
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Un attore che è doveroso associare a nomi illustri come Ugo Tognazzi,Vittorio Gassman,Marcello Mastroianni è sicuramente senza ombra di dubbio Alberto Sordi. Insieme a questi è uno dei maggiori interpreti della commedia Italiana,ma nel corso della sua carriera ha dimostrato di essere un attore completo ricoprendo anche ruoli drammatici magnificamente (La grande Guerra). Uno dei tanti esempi è proprio "Detenuto in attesa di giudizio" la cui storia narra le vicende di Giuseppe di Noy,geometra Romano da anni trasferitosi in Svezia,che decide di portare la sua famiglia in vacanza in Italia. Tutto molto tranquillo e sereno,fino al momento in cui il nostro geometra viene fermato e arrestato in frontiera senza alcuna spiegazione. Da qui iniziano le vicende di Giuseppe di Noy il quale viene portato da un carcere all'altro senza neanche poter provare la sua innocenza,messa a rischio da un'accusa di omicidio colposo preterintenzionale ai danni di un certo "Franz". Punto forte della pellicola è l'interpretazione di Alberto Sordi,durante il film infatti è possibile notare ,nei suoi sguardi sempre più lacerati ,un cambiamento fisico e mentale che lo porterà alla fine della storia ad uscirne traumatizzato. Il regista anche su questo fronte ha voluto dimostrare come una detenzione in carcere possa cambiare a dismisura una persona,ancor di più se il detenuto è ritenuto ingiustamente colpevole con scarse prove . "Detenuto in attesa di giudizio" è una denuncia senza mezzi termini,come lo dimostrano il numero di scene forti presenti,all'arretratezza e alla drammatica inadeguatezza del sistema giudiziario. Un film ottimo che porta soprattutto in luce il talento drammatico di Alberto Sordi (vincitore dell'orso d'argento per il miglior attore protagonista) e che non delude le aspettative generali,in quanto lo spettatore sarà incollato allo schermo per tutti i 99 minuti di durata del film. Siamo di fronte ad una delle maggiori perle del cinema Italiano,che andrebbero fatte conoscere di più al pubblico.
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de niro star
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mercoledì 2 dicembre 2015
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il culmine della "giustizia"
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Un attore che è doveroso associare a nomi illustri come Ugo Tognazzi,Vittorio Gassman,Marcello Mastroianni è sicuramente senza ombra di dubbio Alberto Sordi. Insieme a questi è uno dei maggiori interpreti della commedia Italiana,ma nel corso della sua carriera ha dimostrato di essere un attore completo ricoprendo anche ruoli drammatici magnificamente (La grande Guerra). Uno dei tanti esempi è proprio "Detenuto in attesa di giudizio" la cui storia narra le vicende di Giuseppe di Noy,geometra Romano da anni trasferitosi in Svezia,che decide di portare la sua famiglia in vacanza in Italia. Tutto molto tranquillo e sereno,fino al momento in cui il nostro geometra viene fermato e arrestato in frontiera senza alcuna spiegazione.
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Un attore che è doveroso associare a nomi illustri come Ugo Tognazzi,Vittorio Gassman,Marcello Mastroianni è sicuramente senza ombra di dubbio Alberto Sordi. Insieme a questi è uno dei maggiori interpreti della commedia Italiana,ma nel corso della sua carriera ha dimostrato di essere un attore completo ricoprendo anche ruoli drammatici magnificamente (La grande Guerra). Uno dei tanti esempi è proprio "Detenuto in attesa di giudizio" la cui storia narra le vicende di Giuseppe di Noy,geometra Romano da anni trasferitosi in Svezia,che decide di portare la sua famiglia in vacanza in Italia. Tutto molto tranquillo e sereno,fino al momento in cui il nostro geometra viene fermato e arrestato in frontiera senza alcuna spiegazione. Da qui iniziano le vicende di Giuseppe di Noy il quale viene portato da un carcere all'altro senza neanche poter provare la sua innocenza,messa a rischio da un'accusa di omicidio colposo preterintenzionale ai danni di un certo "Franz". Punto forte della pellicola è l'interpretazione di Alberto Sordi,durante il film infatti è possibile notare ,nei suoi sguardi sempre più lacerati ,un cambiamento fisico e mentale che lo porterà alla fine della storia ad uscirne traumatizzato. Il regista anche su questo fronte ha voluto dimostrare come una detenzione in carcere possa cambiare a dismisura una persona,ancor di più se il detenuto è ritenuto ingiustamente colpevole con scarse prove . "Detenuto in attesa di giudizio" è una denuncia senza mezzi termini,come lo dimostrano il numero di scene forti presenti,all'arretratezza e alla drammatica inadeguatezza del sistema giudiziario. Un film ottimo che porta soprattutto in luce il talento drammatico di Alberto Sordi (vincitore dell'orso d'argento per il miglior attore protagonista) e che non delude le aspettative generali,in quanto lo spettatore sarà incollato allo schermo per tutti i 99 minuti di durata del film. Siamo di fronte ad una delle maggiori perle del cinema Italiano,che andrebbero fatte conoscere di più al pubblico.
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figliounico
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domenica 18 giugno 2023
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commedia o tragedia
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Film denuncia del ’71 contro le aberrazioni dell’istituto della custodia cautelare in carcere ispirato da un libro di Luttazzi e dal un lavoro documentaristico di Sanna, realizzato da Loy con i toni tipici della commedia all’italiana e con un Sordi protagonista credibile in un ruolo drammatico ed un cast di ottimi attori professionisti dell’epoca. A distanza di tempo non si comprende se l’obiettivo di Loy fosse l’abuso dell’istituto da parte di alcuni magistrati indolenti oppure il sistema penitenziario italiano nel suo complesso e la fatiscenza orribile delle prigioni, così come appare indeciso l’approccio al tema con la scelta stilistica del genere commedia che non si concilia, se non in alcune sequenze, con il contenuto tragico e le condizioni disumane dei detenuti.
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