roberto
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domenica 11 novembre 2007
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"niente è come sembra", sembra un film
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“Niente è come sembra”: infatti quello di Battiato non è un film.
Se l’ars è technè, ovvero un mestiere che contempla un insieme di regole, e il cinema è inteso come arte, allora quello di Battiato, malgrado lo sembri, non è un film. Un film con un solo personaggio, male definito, e una storia indecifrabile per l’assenza totale dei nessi narrativi (Battiato confessa nel dibattito di averli “nascosti”, i nessi narrativi: ma qual è la differenza tra l’occultamento totale e l’inesistenza, nell’arte?), bene: questo non è un film.
Non è un film perché per film, oggi, si intende un linguaggio: non soltanto pellicola e suoni. Per degli accostamenti di pellicola e suoni, oggi esiste un’altra parola, “video”, o “video installazione”, non film.
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“Niente è come sembra”: infatti quello di Battiato non è un film.
Se l’ars è technè, ovvero un mestiere che contempla un insieme di regole, e il cinema è inteso come arte, allora quello di Battiato, malgrado lo sembri, non è un film. Un film con un solo personaggio, male definito, e una storia indecifrabile per l’assenza totale dei nessi narrativi (Battiato confessa nel dibattito di averli “nascosti”, i nessi narrativi: ma qual è la differenza tra l’occultamento totale e l’inesistenza, nell’arte?), bene: questo non è un film.
Non è un film perché per film, oggi, si intende un linguaggio: non soltanto pellicola e suoni. Per degli accostamenti di pellicola e suoni, oggi esiste un’altra parola, “video”, o “video installazione”, non film. Malgrado il termine “film” indichi inizialmente la “pellicola” materiale, oggi si intende ormai - e ci si aspetta dunque entrando in una sala - innanzitutto una narrazione. Se il film, allora, è una narrazione, o questo si intende nell’uso più diffuso e comune, allora il linguaggio del film è anche quello della narrazione. Ma non mi si fraintenda: inquadrare un cielo azzurro per due ore, con una voce fuoricampo che racconti una storia, questo non sarebbe un film. Non lo sarebbe perché l’inquadratura sarebbe superflua, e per raccontare una storia solamente vocale basterebbe una radio, insomma: il mezzo, ovvero la pellicola materiale, sarebbe inutile, sarebbe un’appendice superflua della storia. Il film, dunque, è una narrazione integrata nei mezzi che offre il cinema, ovvero pellicola, suoni, musica. Il linguaggio della narrazione ha delle regole immutate e immutabili, che trascendono i mezzi: sono regole generali e astratte, di principio, come ad esempio il concetto che la narrazione ha ad oggetto, innanzitutto, degli eventi. Questa regola trascende i mezzi, perché gli eventi sono narrabili attraverso parole, immagini, parole/immagini. Una narrazione che fa uso di pellicola e suoni: questo è un film. Un film, allora, integra la struttura della narrazione coi mezzi materiali del cinema.
Detto questo, il film di Battiato, con una certa supponenza e pretenziosità, si presenta come un film, ma elude le regole della narrazione, sottoponendo lo spettatore a fatti - volutamente! - vaghi e incomprensibili, e a dialoghi di sapore filosofico che, giusti o no, profondi o meno, annoiano mortalmente lo spettatore che entri in sala per vedere un film, perché mancanti di contesto e personaggi. Che ci sia un qualche legame tra fatti vaghi e incomprensibili, o che ci sia una narrazione “filosofica”, mossa dai dialoghi stessi, questo importa poco, ed è comunque un difetto non accettabile, per il fatto che: 1) Un film non è un dialogo platonico. I dialoghi di Battiato andrebbero scritti, letti e rimeditati, non rappresentati al cinema: in queste parti, infatti, la pellicola è superflua, protagonista è solo la parola, la parola meramente intellettuale, non emotiva, non informativa. Per questa parola andrebbe bene la radio, o la pagina cartacea. 2) Come accennato sopra, non ci si può dichiarare “artisti” e poi affermare pubblicamente di non voler parlare a tutti: ne va del concetto di arte come insieme di regole che, in quanto tali, sono comprensibili da tutti, dunque accessibili e criticabili da tutti. Dire, dunque, che “questo film è diretto a un certo pubblico, non agli internettiani che parlano al telefonino” è come dire che non è diretto, in realtà, a nessuno. Eccoci arrivati al punto: “niente è come sembra” è un soliloquio. Ovvero: è un discorso, ma fatto da nessuno. Chi parla? Chi sono le persone che confrontano le loro posizioni in quel salotto? Insieme al problema della narrazione sorge infatti quello inscindibile del personaggio: chi sono le persone che, di punto in bianco, iniziano a disquisire di filosofia su questa pellicola? Non le ho mai viste prima: ho il diritto di pretendere una presentazione, una familiarizzazione con loro, che mi renda accessibile, e simpatico l’ascoltarle? Insomma, da spettatore, ho diritto a dei personaggi?
Nel dibattito successivo al film, sono emerse delle vere e proprie perle. Ha esordito il critico di turno, che ha detto che il film di Battiato problematizza il concetto stesso di narrazione. Bene, suppongo però che se io faccio un filmino a casa mia, con dei dialoghi sconnessi, delle immagini brutte, una storia incomprensibile, a nessuno verrebbe in mente di dire che ho problematizzato il concetto di narrazione: semplicemente non avrei fatto una narrazione. Per il semplice assunto che tutto ciò che non è arte, non è arte: la negazione non problematizza l’affermazione, ne è semplicemente l’opposto. Battiato non ha dunque problematizzato il concetto di narrazione - per fortuna l’esistenza di questo concetto non dipende da lui - lui, semplicemente, non ha narrato (malgrado abbia speso molte parole per elogiare la propria opera di rivoluzione artistica e culturale).
Un’altra perla è stata pronunciata al dibattito da Battiato stesso: ha affermato che i suoi film sono rivoluzionari perché non frequentano i luoghi comuni del cinema commerciale: sesso, azione, violenza. Bene, d’accordissimo sul fatto che di questi luoghi comuni oggi si abusa, ma non sono questi a rendere brutto un film, come non sono questi a renderlo bello. Diciamo che esistono film stupendi dove c’è il sesso, l’azione o la violenza, e film stupendi dove queste cose mancano. Se Battiato, di fronte a un film canonico riesce a cogliere soltanto il sesso, l’azione, o la violenza, senza riuscire a capire altro, è un problema davvero suo, e soltanto suo. A questa banale considerazione ha aggiunto che nel suo film la narrazione è incomprensibile al pubblico – lo ha detto ghignando – perché, omettendo delle parti, ha voluto raggiungere l’essenzialità del racconto: come se isolare i dialoghi dal contesto, privandoci proprio del contesto, avesse agevolato la comprensione dei dialoghi stessi: “Guardando il film voi non capite che il protagonista entra ad una festa dove si svolgono i dialoghi, e non lo capite perché ho saltato una parte inutile, quella in cui il protagonista entra in casa e dice buongiorno, buonasera”. Bene, commentare queste parole è come sparare a una crocerossina: cosa significano? Mi sarei voluto alzare, e urlare. Caro Franco, le tue canzoni sono belle, ma in fatto di cinema... Non è certo il buongiorno o il buonasera a togliere essenzialità al racconto. Se ometti un fatto, anche il saluto tra due persone, quel fatto, in un’opera, smette di esistere, anzi: non è mai esistito. Edipo entra a Tebe senza salutare nessuno, ma se avesse detto “buongiorno”, non sarebbe cambiato di una virgola il dramma. Cosa accade, allora, nel caso Battiato cineasta? Accade che è il contesto a creare l’opera: una non-narrazione viene percepita come una narrazione innovativa e problematica: semplicemente perché a filmare non sono io a casa mia, ma è Franco Battiato in un cinema. Questo accade perché Battiato è un nome, un’autorità artistica: da ciò la presunzione fallace che ogni suo prodotto sia artistico per la sua origine, per la firma, non per la sua natura reale. Il nome “Battiato”, garantisce l’esistenza del valore, in assenza del valore.
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max
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sabato 21 giugno 2008
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few of us
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che bello.. il pubblico italiano, italiota, italoidiota ha sentenziato ancora una volta: uffa che noia questo film, non è un film perché "ha un solo personaggio" (!!! embé, nun se pò!?!? e dillinger è morto allora, che è forse il miglior film italiano di tutti i tempi?), perché ha una struttura che non capisco, mi annoia dunque è brutto. o, come direbbe carmelo bene, "questo film è brutto, fa schifo non mi piace, e sì che non sono un cretino". ma chi te lo dice, a te, di non essere un cretino, o tenero pubblico italiano, cresciuto a pane e pieraccioni, de sica e enzo salvi..? vi lamentate per aver speso invano i soldi del biglietto? questo film, a parte rare sale,(la cineteca di bologna per esempio) è uscito direttamente in home video, dunque i pochi che sono andati a vederlo al cinema volevano vederlo, come quelli che lo hanno acquistato.
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che bello.. il pubblico italiano, italiota, italoidiota ha sentenziato ancora una volta: uffa che noia questo film, non è un film perché "ha un solo personaggio" (!!! embé, nun se pò!?!? e dillinger è morto allora, che è forse il miglior film italiano di tutti i tempi?), perché ha una struttura che non capisco, mi annoia dunque è brutto. o, come direbbe carmelo bene, "questo film è brutto, fa schifo non mi piace, e sì che non sono un cretino". ma chi te lo dice, a te, di non essere un cretino, o tenero pubblico italiano, cresciuto a pane e pieraccioni, de sica e enzo salvi..? vi lamentate per aver speso invano i soldi del biglietto? questo film, a parte rare sale,(la cineteca di bologna per esempio) è uscito direttamente in home video, dunque i pochi che sono andati a vederlo al cinema volevano vederlo, come quelli che lo hanno acquistato. nessuno vi ha obbligato alla visione, anche se in questo paese non vige la democrazia in queste cose siamo ancora liberi di scegliere.. il film è geniale, in assoluto una spanna e mezza sopra gli altri due lavori. battiato cresce di film in film, la sua padronanza del settimo mezzo artistico ormai è pressoché totale. le affabulazioni mistiche, religiose e filosofiche che si snodano nella sua intensa oretta di durata rendono il film un'occasione davvero unica e preziosa per riflettere su temi alti. consiglio e straconsiglio questo film a chi dal cinema vuole altro rispetto a "fight club" o ai film con jennifer lopez e richard gere.. grazie a dio ci sono anche sokurov, bartas, jodorowsky, battiato e altri artisti che affermano e confermano che il cinema è l'arte più ricca e varia di tutte le altre nobili arti con le quali noi esseri umani cerchiamo di lasciare da sempre un segno su questa terra.
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billa
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lunedì 28 luglio 2008
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uno shyamalan minimalista?
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Mai visto nulla di simile. E' un film così strano che incuriosisce proprio per la sua stranezza e il suo ermetismo. Mi ha spinta a rivederlo perché comunque si gusta e non annoia. Le riflessioni sono interessanti e una trama di fondo c'è anche se non è ben delineata: lasciato dalla moglie un uomo che non crede in Dio si ritrova in una conversazione sul significato della esistenza cje lo porta a rivedere le sue convinzioni. Niente è come sembra: neanche il mondo dove ha vissuto o le cose in cui ha sempre creduto e che lo hanno portato ad una esistenza apparentemente normale ma limitata nella sua normalità.
E' qualcosa di talmente nuovo che avrei avuto piacere che fosse durato di più approfondendo le riflessioni, ma anche se così breve lascia dentro qualcosa.
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Mai visto nulla di simile. E' un film così strano che incuriosisce proprio per la sua stranezza e il suo ermetismo. Mi ha spinta a rivederlo perché comunque si gusta e non annoia. Le riflessioni sono interessanti e una trama di fondo c'è anche se non è ben delineata: lasciato dalla moglie un uomo che non crede in Dio si ritrova in una conversazione sul significato della esistenza cje lo porta a rivedere le sue convinzioni. Niente è come sembra: neanche il mondo dove ha vissuto o le cose in cui ha sempre creduto e che lo hanno portato ad una esistenza apparentemente normale ma limitata nella sua normalità.
E' qualcosa di talmente nuovo che avrei avuto piacere che fosse durato di più approfondendo le riflessioni, ma anche se così breve lascia dentro qualcosa.
Non è importante sapere chi sono quelle persone o da dove vengano.
No il titolo della recensione non era uno scherzo, giuro che davvero mi sembra di vedere qualcosa di Shyamalan, ma in forma molto molto embrionale, essenziale, accennata.
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