Figlio di gente del mondo dello spettacolo, fin dall'adolescenza lavorò in teatri europei. Poi passò al cinematografo, interpretando film in Messico dove si stabili. Alla fine degli anni ‘40, come sceneggiatore, iniziò la sua collaborazione ai film di Luis Bunuel rimanendo influenzato dalla forte personalità artistica del regista. Stese la sceneggiatura di quasi tutti i film del cosiddetto periodo messicano di Bunuel Da El gran cala vera (Il grande teschio, 1949) a Los olvidados (I figli della violenza, 1950), Da El (1952) a El angel exterminador (L'angelo sterminatore, 1962, di cui elaborò solo il soggetto). Come regista, ha diretto numerosi film, il primo dei quali risale al 1960: Los jovenes (I giovani). Tra gli altri la critica ricorDa Tarahumara (Tarahumara, la vergine perduta , 1965) sull'estinzione di una tribù india, e l'episodio Divertimiento (Divertimento) di El juego peligroso (Gioco pericoloso, 1966), un piccolo capolavoro dell'humour nero. A. ha proseguito una intensa attività di regista per tutti gli anni ‘70 e ‘80. Si notano in particolare, per il successo Ottenuto in patria: Fé, esperanza y caridad (Fede, speranza e carità, 1974), A paso de cojo (Zoppicando, 1978), Terror y encajes negros (Terrore e neri merletti, 1986), Lo que importa es vivir (Quel che conta è vivere, 1989), La sombra del ciprés es alargada (L'ombra del cipresso s'è allungata, 1989), che è il suo ultimo film. Due esempi ‘fuori norma' di un regista normale, memori forse della collaborazione cosi intima con Bunuel, sono il film d'impostazione sociale sui guasti del miracolo economico ad Acapulco (Mecanica Nacional, 1971) e la fiaba gentile, scritta insieme a Gabriel Garcia Màrquez, Presaje (Presagio, 1975). Più ricco e interessante di quanto sia stato giudicato, il suo cinema merita con ogni probabilità una rivisitazione.
Da Nuovo dizionario universale del cinema - Gli autori, Editori Riuniti 1996