elgatoloco
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lunedì 21 ottobre 2019
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film sociale più che d0altro...
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Un avvertenza previa per chi eventualemtne creda che"Freedomland"(2006, Joe Roth)sia un film d'azione o semplicemente thriller: l'elemento di detection c'è, ma è decisamente marginale rispetto alla produzione di senso del film: in un quartiere(pià che in una cittadina)quasi esclusivamente "nero"del New Jersey una cittadina bianca racconta di essere stata vittima di una pesante violenza da parte di uno sconosciuto, nero, che le avrebbe sottratto(rapito o forse ucciso) il figlio di sei anni. TUtto il"downtown"è in subbuglio, ritenendo che sia tornato il razzismo, mentre il detective competente della polizia dello stato indaga.
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Un avvertenza previa per chi eventualemtne creda che"Freedomland"(2006, Joe Roth)sia un film d'azione o semplicemente thriller: l'elemento di detection c'è, ma è decisamente marginale rispetto alla produzione di senso del film: in un quartiere(pià che in una cittadina)quasi esclusivamente "nero"del New Jersey una cittadina bianca racconta di essere stata vittima di una pesante violenza da parte di uno sconosciuto, nero, che le avrebbe sottratto(rapito o forse ucciso) il figlio di sei anni. TUtto il"downtown"è in subbuglio, ritenendo che sia tornato il razzismo, mentre il detective competente della polizia dello stato indaga... Decisamente, la ricerca dell'assassino(si rivelerà tale, nel corso del film)ha un peso, ma non certo il peso determinante, in un film nel quale il contrasto tra i personaggi , che embelmatizzano valori antropologici differenti, è fondamentale e nel quale il tema del rimontante razzismo(all'epoca il presidente era George Bush junior, non ancora Obama, sia detto a mero titolo di cronaca)è senza'altro onnipresente; anche se non è l'0unico modo per leggere il film, è però la chiave di volta di fondo, accanto al tema dell'atavica diffidenza verso la polizia, in certi ambienti, dove Sanuel L,Jackson, che sa rnedere sia l'appartenenza di nascita e di formazione al"barrio"sia anche però la capacità di immedesimarsi nel suo ruolo di detective dunque "super partes" rispetto alle contrapposizioni etncihe riesce moltoe fficacemente e a suo modo anche la contraversa interprete(lo è praticamente da sempre) JUlianne Moore impersona in modo convincente la"contropoarte", nel ruolo dlela vittima che però fin da subito appare anche sospettatata o almeno"sospetta". Anche gli(le altri/e interpreti convincono, in fun film certo non"Piacecvole", non"gradevole", che anzi ha vari ingredienti che possono"distogliere"piuttosto che"attrarre"sorprattutto un pubblico che cerchi la mera"action", che però, se guardato e seguito con attenzione, risercva sorprese decisamente interessanti per capire la società odierna senza paraocchi,,, El Gato
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elgatoloco
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sabato 20 aprile 2019
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non si sa bene cosa si voglia dimostrare
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"Freedomsland"(2006, di Joe ROth), titolo italiano totalmente fuorviante quanto banale)non si capisce bene che cosa voglia dire/dimostrare: non è film strettamente politico, ma accenna alle rivendicazioni della comunità afroamericana in un quartiere di una cittadina del New Jersey, racconta la storia di una donna con un passato duro tra droga e altro, che non sa gestire la vita del suo bambino, finendo col raccontare storie assolutamente false... La menzogna come progetto di vita, quasi, in un film(originariamente per la TV, in realtà) dai toni forti, anzi accesi, che assumono valenze particolari, dove sia Samuel L.Jackson sia soprattutto Julianne Moore, che si produce in una caratterizzazione assolutamente espressionistica del personaggio femminile, danno(a seconda delle valutazioni, condizionate anche dal modello attorale preferito)il meglo o il peggio di sé, certo calncando molto la mano sui rispettivi personaggi.
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"Freedomsland"(2006, di Joe ROth), titolo italiano totalmente fuorviante quanto banale)non si capisce bene che cosa voglia dire/dimostrare: non è film strettamente politico, ma accenna alle rivendicazioni della comunità afroamericana in un quartiere di una cittadina del New Jersey, racconta la storia di una donna con un passato duro tra droga e altro, che non sa gestire la vita del suo bambino, finendo col raccontare storie assolutamente false... La menzogna come progetto di vita, quasi, in un film(originariamente per la TV, in realtà) dai toni forti, anzi accesi, che assumono valenze particolari, dove sia Samuel L.Jackson sia soprattutto Julianne Moore, che si produce in una caratterizzazione assolutamente espressionistica del personaggio femminile, danno(a seconda delle valutazioni, condizionate anche dal modello attorale preferito)il meglo o il peggio di sé, certo calncando molto la mano sui rispettivi personaggi. Storia comunque"ambigua"e volutamente tale, che lascia spiazzato chi guarda, anhce se l'esito o meglio la soluzione del mistero è fin troppo facilmente prevedibile. Richard price ha approntato una sceneggiatura a tinte forti, ma complessivamente fin troppo prevedibile(ma ciò appare essere stato scelto-.voluto)e non originale, pur se la volontà non era certo quella di voler stupire, anzi... El Gato
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fabio1957
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giovedì 11 giugno 2015
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imperfetto
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Con questo cast e in considerazione del tema importante trattato, questo lavoro poteva venire senz'altro meglio.Il film è sostanzialmente la solita denuncia dell'incompatibilità a volte latente, qui manifesta, tra la comunità sfro-americana e quella bianca.Le tensioni razziali sono ovviamente d'attualità, ma forse cinematograficamente parlando, se ne ha abbastanza,la trama thriller pare solo un pretesto per portare l'attenzione su questa materia, che effettivamente è molto sentita in America,dove la convivenza tra queste etnie è difficile e spesso sfocia in episodi d'intolleranza con conseguenze anche tragiche.
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Con questo cast e in considerazione del tema importante trattato, questo lavoro poteva venire senz'altro meglio.Il film è sostanzialmente la solita denuncia dell'incompatibilità a volte latente, qui manifesta, tra la comunità sfro-americana e quella bianca.Le tensioni razziali sono ovviamente d'attualità, ma forse cinematograficamente parlando, se ne ha abbastanza,la trama thriller pare solo un pretesto per portare l'attenzione su questa materia, che effettivamente è molto sentita in America,dove la convivenza tra queste etnie è difficile e spesso sfocia in episodi d'intolleranza con conseguenze anche tragiche.
Julian Moore riesce a passare da registri frivoli (vedi the english thacher ) a ruoli drammatici ed intensi come questo,veramente brava,come del resto Samuel L.Jackson.
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charlie94
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giovedì 25 settembre 2014
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niente di nuovo
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La polizia contro la polizia: il disordine costituito. Neri contro bianchi: purtroppo normale. Due attori sprecati per un film banalmente irritante.
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gianlore
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domenica 29 gennaio 2012
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si fa vedere
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Un film vedibile, ci sono molte "americanate" e scemenze sulla religione e su Dio, ma questo è ciò che vuole il pubblico americano. Ma ti passi due ore!!!
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cronix1981
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domenica 31 ottobre 2010
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colore sbiadito
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Punto primo, questo film non è un thriller. Partendo da questa premessa è possibile considerarlo un film accettabile. Corretto nella forma e nella sostanza. Con una trama sì scontata, ma comunque valida e solida. Supportato da un ottimo cast (Samuel L. Jackson, Julianne Moore e William Forsythe). Meno valida la prova della regia, e una sceneggiatura a volte lacunosa e quasi inconcludente.
Sullo sfondo di una rivolta razziale, il quartiere ghetto di Dempsy viene letteralmente chiuso per trovare il figlio di Brenda Martin (Julianne Moore), donna bianca che si presenta sotto shock all'ospedale dichiarando di essere stata aggredita e rapinata della macchina sulla quale stava dormendo il figlio.
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Punto primo, questo film non è un thriller. Partendo da questa premessa è possibile considerarlo un film accettabile. Corretto nella forma e nella sostanza. Con una trama sì scontata, ma comunque valida e solida. Supportato da un ottimo cast (Samuel L. Jackson, Julianne Moore e William Forsythe). Meno valida la prova della regia, e una sceneggiatura a volte lacunosa e quasi inconcludente.
Sullo sfondo di una rivolta razziale, il quartiere ghetto di Dempsy viene letteralmente chiuso per trovare il figlio di Brenda Martin (Julianne Moore), donna bianca che si presenta sotto shock all'ospedale dichiarando di essere stata aggredita e rapinata della macchina sulla quale stava dormendo il figlio.
I due drammi che si svolgono in parallelo, fanno fatica a fondersi, e se del primo (il rapimento del bambino) già dopo pochi minuti se ne intuisce l'esito, del secondo si fa fatica ad esserne coinvolti. Proprio qua sta il limite di questo film. Nonostante la brillante interpretazione sia della Moore che di Jackson, lo spettatore rimane comunque distante, freddo e distaccato rispetto a quanto sta accadendo.
In questo caso "Il colore del crimine" rimane un affresco a tinte sbiadite anziché forti.
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dony 64
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venerdì 10 ottobre 2008
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ottima interpretazione
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Film drammatico ben interpretato sopratutto dall'attrice Julianne More che recita specie nella parte finale da oscar.Buona laa trama che sembra tratta da una storia vera.Voto 8 Da vedere
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lestat94
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sabato 26 gennaio 2008
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nonostante il tema sia sempre quello è molto bello
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Samuel Jackson in un rolo indedito, niente spari, niente esplosioni, niente uccisoni. Una Julianne Moore imbruttita e spaventata. Il film è bello, i protagonisti pure. La parte migliore? La sequenza di Julianne Moore in cui confessa tutto: Cinque minuti di assolo fantastico. Da capire.
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frank
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lunedì 10 dicembre 2007
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un film che fa riflettere
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Questo film non è passato per le sale della mia città, o se lo ha fatto, deve essersi trattato di una sera o due. Film come questi non fanno cassetta, perchè c'è poco glamour, c'è poca azione, c'è molto e buon dialogo, molto dolore e grande spazio per la riflessione e per farla completa, non ci sono i grandi nomi, anzi c'è Julianne Moore imbruttita abilmente dal truccatore e un S.Jackson inaspettatamente saggio, profondo e dotato di 'pietas'. No, un film così non poteva avere successo di pubblico. Lo sfondo razziale è lo sfondo giusto per un regista che dirige un film intelligente, un film che vuole farci riflettere su che cos'è l'odio, la disperazione e l'emarginazione. E' vero che Hollywood è satura di questi film sui problemi razziali; ma questo è un film diverso perchè parla di qualcosa che ha con il problema raziale solo qualche linea d'intersezione.
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Questo film non è passato per le sale della mia città, o se lo ha fatto, deve essersi trattato di una sera o due. Film come questi non fanno cassetta, perchè c'è poco glamour, c'è poca azione, c'è molto e buon dialogo, molto dolore e grande spazio per la riflessione e per farla completa, non ci sono i grandi nomi, anzi c'è Julianne Moore imbruttita abilmente dal truccatore e un S.Jackson inaspettatamente saggio, profondo e dotato di 'pietas'. No, un film così non poteva avere successo di pubblico. Lo sfondo razziale è lo sfondo giusto per un regista che dirige un film intelligente, un film che vuole farci riflettere su che cos'è l'odio, la disperazione e l'emarginazione. E' vero che Hollywood è satura di questi film sui problemi razziali; ma questo è un film diverso perchè parla di qualcosa che ha con il problema raziale solo qualche linea d'intersezione. In realtà è un film intimista, che scava a fondo nella psiche, che tratta un caso umano penosissimo, in un ambiente di degrado e disperazione e che può essere risolto solo da che conosce il degrado e ha la statura morale per venirne a capo. Non mi interessa sapere se è un film televisivo o se è o no un capolavoro, non sta qui il problema. Il vero problema è che qui qualcuno ci chiede di riflettere ed avvicinarci con intelligenza e umiltà ad un caso che apparentemente è fuorviante e che poi si rivela essere uguale ai tanti casi che abbiamo oggi davanti agli occhi: pare che si debba cercare lontano ed invece scopri che la realtà ce l'hai davanti agli occhi, solo che per vederla, tu devi cambiare il tuo modo di avvicinarti ad essa. Allora scopri che è un penosissimo caso umano e la 'colpevole' altri non è che l'ennesima donna disperata, abbandonata e che così sono tanti altri casi che abbiamo oggi davanti ai nostri occhi e che feriscono ogni giorno di più. 'Vulnerant omnes, ultima necat': ognuno di questi casi ci ferisce; ognunop di questi casi lo metabolizziamo, lo dimentichiamo fino a non volerne vedere più e così...si muore dentro.
A mio avviso un gran bel film!
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gattorosso
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venerdì 17 agosto 2007
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lungo, prolisso e indeciso
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Troppo lungo. Prolisso, soprattutto nei dialoghi. Indeciso se essere un thriller o un dramma a sfondo sociale (in questo caso preferisco Crash). Attori bravi ma a volte pallosi. Julianne Moore eccelle come sempre sugli altri, ma risulta troppo isterica e nevrotica e alla lunga stanca. Consiglio The Forgotten dello stesso regista. Almeno là ci sono gli alieni. Per gli appassionati di cinema sociale consiglio invece Crash.
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