john doe
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giovedì 4 marzo 2021
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una seduta psicanalitica
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“Improvvisamente l’estate scorsa” è un film del 1959 diretto da Joseph L. Mankiewicz e scritto da Tennessee Williams. Il titolo si rifà ad un evento fondamentale della pellicola, accaduto appunto un anno prima, e legato alla morte del figlio della ricca vedova, sulla soglia della vecchiaia, Violet Venable.
La trama ruota intorno al medico chirurgo John Cukrowicz, un uomo imperturbabile e colto, e alla ricoverata psichiatrica Catherine Holly, una donna affascinante ed incapace di far fronte ai propri demoni del passato. La zia di Catherine, la ricca ed altezzosa Violet, vorrebbe mettere a disposizione una fondazione per l’ospedale del valore di un milione di dollari.
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“Improvvisamente l’estate scorsa” è un film del 1959 diretto da Joseph L. Mankiewicz e scritto da Tennessee Williams. Il titolo si rifà ad un evento fondamentale della pellicola, accaduto appunto un anno prima, e legato alla morte del figlio della ricca vedova, sulla soglia della vecchiaia, Violet Venable.
La trama ruota intorno al medico chirurgo John Cukrowicz, un uomo imperturbabile e colto, e alla ricoverata psichiatrica Catherine Holly, una donna affascinante ed incapace di far fronte ai propri demoni del passato. La zia di Catherine, la ricca ed altezzosa Violet, vorrebbe mettere a disposizione una fondazione per l’ospedale del valore di un milione di dollari. Tuttavia il reale interesse della vedova è nel far eseguire una lobotomia, ad opera del medico Cukrowicz, alla nipote Catherine. Il film è intriso di rimandi alla scienza della psicanalisi con tematiche legate all’elaborazione di un lutto e di un trauma passato o la memoria del subconscio e la tecnica dell’ipnosi. Il film si apre proprio con un’operazione ad opera del chirurgo e tutta la pellicola si svolgerà in spazi chiusi, ad eccezione dei flashback finali e del giardino detto “giungla” della vedova. Gli interni scarni e fatiscenti dell’ospedale psichiatrico si alternano agli interni barocchi e sfarzosi della villa della ricca vedova e questa costante ricorrenza di luoghi chiusi riesce a creare una dimensione inquietante quasi modellata dalla psiche della protagonista. Il film è inoltre caratterizzato da ricorrenti temi riguardanti la natura umana ed i più bestiali istinti animali. La rappresentazione di una visone pessimista di una natura sadica e crudele è chiara sin dalle prime parole della fredda e controversa Violet. L’obiettivo del medico diverrà quello di evitare l’operazione della donna dimostrandone la sanità mentale e di far riemergere dalla sua mente turbata l’evento che le avrebbe causato il trauma. Abbaglianti luci chiare in contrasto con neri cupi e tenebrosi dominano l’immagine e la fotografia contribuisce all’ideazione di una realtà cruda ed inquieta mascherata da fallace bellezza. L’ambientazione e l’atmosfera creata dalle musiche e dai dialoghi (soprattutto verso il finale) rispecchiano pienamente l’irrequietezza ed il passato traumatico di Catherine. Le intenzioni del medico sono dunque quelle di far riaffiorare dalle viscere del subconscio un ricordo ed una verità dolorosa ed insostenibile. I dialoghi mantengono costantemente un ritmo serrato ed una tensione elevata, data dall’inconsapevolezza dei personaggi e dalla situazione angosciosa ed ansiogena che culminerà con un climax vorticoso di crescente terrore. I dialoghi tra i personaggi sono il frutto di una sceneggiatura scritta con passione ed interesse per tematiche non solo psicanalitiche, ma anche filosofiche. I dialoghi sono pregni di significati simbolici riferiti alla morte e alla natura. La pellicola si configura come un film drammatico (con qualche aspetto sentimentale per la storia d’amore tra i due protagonisti) e come un film di mistero che verso il finale assume connotati horror in funzione del momento culminante della rievocazione del ricordo perduto della morte di Sebastian. Il finale, per quanto crudo e raccapricciante (non da un punto di vista visivo quanto concettuale), diviene tragico e catartico con la dimostrazione effettiva della sanità mentale di Catherine e con la manifestazione del ricordo che si era perduto nell’oscurità del subconscio della donna. Nelle scene finali la realtà ed il presente si sovrappongono al ricordo ed al passato (i flashback vengono visivamente accostati alle scene presenti). Il ricordo di una vacanza tra Catherine e Sebastian si trasforma in una cruda rappresentazione della bestialità umana con una dimostrazione delle terrifiche assurdità di alcune credenze pagane o religiose che si scontrano con la stessa dignità umana. In un vorticoso climax finale assistiamo atterriti alla descrizione dell’evento legato alla morte del giovane Sebastian, artista e figlio amato. Lo stesso rapporto passato tra il figlio e la madre e tra il figlio e la cugina è in realtà ambiguo ed a tratti ossessivo, così come lo stesso personaggio Sebastian, descritto come un artista sensibile ed un affascinante genio. Mankiewicz dirige una pellicola contorta, complessa, angosciante e che diviene in vista dell’epilogo un intensa tragedia che non ci risparmia nulla. Una riflessione anche amara e spiazzante sulla malattia mentale ed una critica ad alcune pratiche mediche nei confronti dei pazienti. In un mondo dove il principale interesse sembra quello del denaro e di mascherare la verità ad ogni costo si muove il personaggio maschile, indomito e brillante, che cerca con ogni suo mezzo di scavare nell’animo di Catherine in cerca di risposte a domande che paiono inestricabili. E’ emblematica e simbolica anche la figura dell’artista che viene “divorato” dalle atrocità del mondo contemporaneo, che rimane vittima delle azioni di giovani scellerati ed inconsapevoli. Un altro elemento simbolico è certamente l’ascensore che utilizza la madre, il quale si trasforma in una sorta di allegoria della sanità mentale e della malattia della donna. Il regista riesce abilmente a mescolare tematiche tipiche dell’epoca moderna (come quello della psicanalisi e della figura dell’artista) a riferimenti alla cultura antica (come il sacrificio ed i rapporti che dominano la natura e gli uomini) in una pellicola che a tratti può apparire scontata, ma che nel complesso rimane fedele ai suoi intenti ed alla sua poetica certamente interessante.
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samn97
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martedì 13 gennaio 2015
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altissima qualità e grandi interpreti
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Improvvisamente l'Estate scorsa è una trasposizione cinematografica di altissimo livello di uno stupendo dramma di Tennessee Williams. Il film è esotico ed intrigante, e grazie alla qualità della realizzazione e della storia, distrarsi è praticamente impossibile. Oltre ad essere avvincente e ricco di pathos in ogni momento e circostanza, vanta delle meravigliose scenografie che accompagnano eccellentemente i sentimenti trasmessi dalla pellicola in sè, anche grazie all'ausilio di ottime inquadrature: stupenda la ricreazione del giardino di Violet, la sala femminile dell'istituto psichiatrico dalla quale Catharine tenta il suicidio, per non parlare poi del paesaggio che accompagna l'agghiacciante sequenza finale.
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Improvvisamente l'Estate scorsa è una trasposizione cinematografica di altissimo livello di uno stupendo dramma di Tennessee Williams. Il film è esotico ed intrigante, e grazie alla qualità della realizzazione e della storia, distrarsi è praticamente impossibile. Oltre ad essere avvincente e ricco di pathos in ogni momento e circostanza, vanta delle meravigliose scenografie che accompagnano eccellentemente i sentimenti trasmessi dalla pellicola in sè, anche grazie all'ausilio di ottime inquadrature: stupenda la ricreazione del giardino di Violet, la sala femminile dell'istituto psichiatrico dalla quale Catharine tenta il suicidio, per non parlare poi del paesaggio che accompagna l'agghiacciante sequenza finale. L'emblema della morte accompagna costantemente lo spettatore, provocando un notevole senso di angoscia o amplificando quello causato dalle situazioni spesso claustrofobiche e sinistre.
Gli interpreti sono di una bravura eccezionale, a partire da Katharine Hepburn che guida il cast con pugno di ferro. L'ego che quella donna riusciva a trasmettere interpretando è qualcosa che va oltre il concepibile: l'entrata e l'uscita di scena sull'ascensore/trono nell'atrio della villa sono qualcosa di maestoso ed eccezionale, dove vediamo combinate le già citate scenografie e la straordinaria presenza scenica dell'attrice. Il monologo delle tartarughe e i falchi che fa al Dott Cukrovicz è uno dei pezzi meglio interpretati della storia del cinema. Interpretazione altrettanto eccezionale è quella di Elizabeth Taylor nei panni di Catharine: molti sono i virtuosismi interpretativi (perfettamente dosati e inserii nel contesto con grande sapienza e professionalità) e molta è l'intensità del suo naturale sguardo, che l'incredibile talento interpretativo amplificano enormemente. La mimica facciale che accompagna il monologo finale (anche questo da inserire nello stesso reparto di quello della Hepburn) è qualcosa di sensazionale, per quanta angoscia riesce a trasmettere. Bravissimo anche Montgomery Clift, sempre molto intenso, che qui interpreta il Dott Cukrovicz: un ruolo per niente facile che riesce ad approfondire magistralmente. Preziosissima anche la partecipazione della grandissima attrice Mercedes McCambridge, in un'interpretazione di carattere che riesce a rendere ovviamente in maniera più che eccellente il suo personaggio, senza cadere in clichè o intoppi grazie ad un'espressività in continuo mutamento che l'attrice gestisce in maniera ottimale.
Tre candidature più che meritate agli Oscar del 1960: Miglior Attrice (una a Katharine Hepburn ed una ad Elizabeth Taylor) e Migliori Scenografie.
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luigi chierico
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lunedì 31 marzo 2014
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delirante
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Ancora una volta sul bianco schermo di un cinema si apre un grande sipario per offrire uno spettacolo teatrale di altissimo livello.
Alla regia Joseph L. Mankiewicz, che ha coltivato quest’arte con tantissimo impegno, raccogliendo tanti successi da “Eva contro Eva” a “La contessa scalza”;l’autore del dramma è Tennesee Williams che non ha bisogno di elogi, ma val la pena citare almeno tre opere che hanno dato nome ad altrettanti film capolavoro:”Lo zoo di vetro” “Un tram che si chiama Desiderio” e “La rosa tatuata”.
A dar volto ai personaggi attori del firmamento hollywoodiano che hanno lasciato le loro impronta ovunque siano comparsi, ed ora che sono scomparsi hanno tramandato un ricordo indelebile,ed il solo citarli dà i brividi : Katharine Hepburn,Montgomery Clift,Elizabeth Taylor.
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Ancora una volta sul bianco schermo di un cinema si apre un grande sipario per offrire uno spettacolo teatrale di altissimo livello.
Alla regia Joseph L. Mankiewicz, che ha coltivato quest’arte con tantissimo impegno, raccogliendo tanti successi da “Eva contro Eva” a “La contessa scalza”;l’autore del dramma è Tennesee Williams che non ha bisogno di elogi, ma val la pena citare almeno tre opere che hanno dato nome ad altrettanti film capolavoro:”Lo zoo di vetro” “Un tram che si chiama Desiderio” e “La rosa tatuata”.
A dar volto ai personaggi attori del firmamento hollywoodiano che hanno lasciato le loro impronta ovunque siano comparsi, ed ora che sono scomparsi hanno tramandato un ricordo indelebile,ed il solo citarli dà i brividi : Katharine Hepburn,Montgomery Clift,Elizabeth Taylor.
La recitazione sublime di Katharine Hepburn, che coltiva un amore-venerazione per il proprio figlio Sebastian, non la si può definire solo recitazione,lei crede in quel dice ed in quel che fa, vi partecipa con tutto il suo io,con ogni parte del suo corpo. I suoi occhi,le sue labbra,le sue mani,la sua voce, il suo andare e scendere su per le scale, il suo muoversi in giardino hanno lasciato qualcosa di sé, piuttosto che della ricca signora Violet Venable che interpreta.
Impera il bianco, il candore, la verginità, il nero,l’inganno,il tradimento,lo smarrimento di fronte ad una verità appresa e forse volutamente tenuta nascosta. Il bene di una madre non conosce limiti, le poesie, i diari sono la sua vita, sono loro a salvare e condannare chi non si vorrebbe.
Elizabeth Taylor, che non è più la “Piccola donna” di “Torna a casa Lessie”, ma una donna di 27 anni nel fulgore della sua bellezza,è la nipote e nuora, condannata a dimenticare il momento drammatico e sconvolgente in cui ha appreso l’atroce verità,celata dietro un vestito sempre bianco. A lacerare a brandelli le membra ed il cuore di Catherine Holly c’è il frastuono di urla ed attrezzi, il baccano assordante della folla di giovani con gesti e smorfie volgari,le grida ed il risuonare disumano di strumenti a percussione: tamburi, trombe, troccole, piatti e quant’altro faccia rumore; c’e una massa informe di giovani, cannibali del sesso, seminuda e carnivora, come carnivore sono le piante nel bel giardino della generosa (??) Violet Venable.
Alla morte, sempre pronta a tagliare con la sua falce il sottile filo della vita, su cui vola sempre bassa,spesso si cerca di dare un nome, un diverso falso nome.
Si potrebbe dire che l’episodio rivelatore ora è anacronistico, ma aver dato un diverso peso alla diversità non toglie nulla al dramma vissuto a seguito di una vicenda divenuta allucinante per i tre protagonisti, una madre, un figlio,una moglie.
Tante volte la verità viene scambiata per pazzia vedi “Il cappello a sonagli” di Pirandello <>.
Alla ricca signora Violet,per salvare l’onore del figlio, non resta che far par passare per pazza la nuora Chatherine che viene quindi ricoverata in un manicomio ed affidata al dott. Cukrowicz che con intervento di lobotomia invece che curarla dovrà privarla della memoria.
A ricoprire il ruolo del dott Cukrowicz c’è Montgomery Clift che col suo sguardo invece di aprire il cranio di Violet penetrerà nel suo cuore, ne scoprirà le verità nascoste e la riporterà alla luce.chigi
Chibar22@libero.it
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paride86
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mercoledì 15 gennaio 2014
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capolavoro
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Tennessee Williams è uno di quegli autori che non deludono mai.
La storia in questione parla di omosessualità, forse in maniera davvero troppo velata ma non per questo meno intensa. "Improvvisamente l'estate scorsa" è un melodramma morboso e coinvolgente, pieno di sentimenti contrastanti e venato da una sottile dose di follia. Tutti gli attori sono molto bravi, ma la Hepburn è davvero insuperabile.
Assolutamente da vedere.
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Tennessee Williams è uno di quegli autori che non deludono mai.
La storia in questione parla di omosessualità, forse in maniera davvero troppo velata ma non per questo meno intensa. "Improvvisamente l'estate scorsa" è un melodramma morboso e coinvolgente, pieno di sentimenti contrastanti e venato da una sottile dose di follia. Tutti gli attori sono molto bravi, ma la Hepburn è davvero insuperabile.
Assolutamente da vedere.
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emmylemmon xd
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domenica 14 luglio 2013
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opera intelligente e cast stellare
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L'aristocratica Violet Venable (Katharine Hepburn) convoca il dottor John Cukrowicz (Montgomery Clift), giovane psichiatra, e gli affida un compito: sua nipote Catharine Holly (Elizabeth Taylor), rinchiusa in un ospedale psichiatrico, ha subìto un trauma in seguito alla morte di suo cugino,il figlio di Violet, Sebastian, e il dottore dovrà sottoporla ad un'intervento di lobotomia, affinchè dimentichi la dolorosa esperienza. Titubante, il dottore tenterà di scoprire quello che è davvero accaduto, per evitarle la diabolica operazione, dimostrando che la giovane non è pazza, ma che è semplicemente vittima di un terribile choc... Finale contro ogni tipo di aspettativa.
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L'aristocratica Violet Venable (Katharine Hepburn) convoca il dottor John Cukrowicz (Montgomery Clift), giovane psichiatra, e gli affida un compito: sua nipote Catharine Holly (Elizabeth Taylor), rinchiusa in un ospedale psichiatrico, ha subìto un trauma in seguito alla morte di suo cugino,il figlio di Violet, Sebastian, e il dottore dovrà sottoporla ad un'intervento di lobotomia, affinchè dimentichi la dolorosa esperienza. Titubante, il dottore tenterà di scoprire quello che è davvero accaduto, per evitarle la diabolica operazione, dimostrando che la giovane non è pazza, ma che è semplicemente vittima di un terribile choc... Finale contro ogni tipo di aspettativa. "Improvvisamente l'estate scorsa", tratto da un pièce teatrale di Tennessee Williams ( stesso autore di "La gatta sul tetto che scotta"), è diretto dal regista premio Oscar Joseph L. Mankiewikz ed è interpretato da un cast stellare: la "diva dagli occhi viola" Liz Taylor interpreta splendidamente il ruolo di una ragazza scossa e frustrata, vincendo un Golden Globe, la grandissima Katharine Hepburn,candidata agli Oscar, è perfetta nei panni della madre possessiva e Montgomery Clift è bravissimo in ogni ruolo. "Improvvisamente l'estate scorsa" è un film incentrato sui dialoghi, che risultano taglienti e decisi, ed ambientato in spazi molto ristretti; il film ha come temi principali la mente umana e le teorie psicoanalistiche di Sigmund Freud, come la rimozione e il transfert. Insomma, "Improvvisamente l'estate scorsa" è un film molto impegnativo, che è forse per questo motivo ingiustamente sottovalutato, ma decisamente da vedere.
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giorgio
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martedì 6 gennaio 2009
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la tragedia greca nel 'plot' di hollywood
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Un film molto curioso, certo discutibile, non un capolavoro, ma generoso nell'intenzione poetico-letteraria che lo anima, di trapianto di alcuni miti e temi da tragedia greca nel filone e nell'ambiente americano. Un'interessante operazione di contaminazione tra tradizione espressiva europea (improntata al simbolismo e al mito) e la tradizione espressiva americana (improntata al realismo e al pragmatismo morale). La trama verte sulla scoperta di Sebastian: come in un 'giallo' si cerca di scoprire come è morto, e soprattutto perchè è morto. Sebastian muore perchè è un 'diverso'. 'Diverso' non solo e non tanto perchè omosessuale (questo aspetto morale qui credo sia molto evanescente o comunque non essenziale), ma diverso perchè 'poeta', perchè animato dal (titanico!) proposito di disvelare, attraverso il velo dei simboli della poesia, la TRAGICA NUDITA' della condizione umana, in un mondo (la buona società americana) del tutto refrattaria ai richiami del 'profondo': inteso (alla greca) come "universo DIONISIACO".
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Un film molto curioso, certo discutibile, non un capolavoro, ma generoso nell'intenzione poetico-letteraria che lo anima, di trapianto di alcuni miti e temi da tragedia greca nel filone e nell'ambiente americano. Un'interessante operazione di contaminazione tra tradizione espressiva europea (improntata al simbolismo e al mito) e la tradizione espressiva americana (improntata al realismo e al pragmatismo morale). La trama verte sulla scoperta di Sebastian: come in un 'giallo' si cerca di scoprire come è morto, e soprattutto perchè è morto. Sebastian muore perchè è un 'diverso'. 'Diverso' non solo e non tanto perchè omosessuale (questo aspetto morale qui credo sia molto evanescente o comunque non essenziale), ma diverso perchè 'poeta', perchè animato dal (titanico!) proposito di disvelare, attraverso il velo dei simboli della poesia, la TRAGICA NUDITA' della condizione umana, in un mondo (la buona società americana) del tutto refrattaria ai richiami del 'profondo': inteso (alla greca) come "universo DIONISIACO". Questa è la 'nemesi' che come tutti gli eroi tragici deve patire; questa è la 'hùbris' (superbia, arroganza metafisica) che deve scontare per l'oltraggio al 'senso comune' conformistico. Il mondo (il mondo americano perbenista e convenzionale, sia la madre Violet sia il mondo della cugina) non accetta le sue 'rivelazioni': la terribile rivelazione della lotta per la sopravvivenza degli uomini contro la vita, le altre persone e l'ambiente, crudele ed insensata (anche se conformisticamente propalata per concorrenza e libertà di mercato o qualcosa d'altro!); la terribile rivelazione dell'inutilità del 'bello' in un universo che vede solo l'utile in cui il sacrificio del poeta è indispensabile. E' la consapevolezza del carattere eversivo di queste rivelazioni che determina in Sebastian la consapevolezza di essere un condannato; in questo, il suo sacrificio, assume, da un lato, il significato di un inevitabile destino. In quanto tale sacrificio sia assunto consapevolmente (Sebastian ambiguamente provoca e sollecita la sua morte in Spagna), la sua morte diviene l'estremo atto per indurre il mondo, (ovvero il pubblico che guarda) a prendere coscienza della sua ottusità. La contaminazione con la tragedia greca è anzitutto visibile nella scena del sacrificio finale: una citazione quasi letterale delle 'baccanti' di Euripide. Ne 'le baccanti', il protagonista Cadmo viene divorato da un gruppo di 'baccanti' per non aver creduto alla verità dell'insegnamento DIONISIACO: nel film, questo sacrificio è assunto da Sebastianm, che muore scontando l'incredulità altrui. In questo, risiede la funzione straniante del suo tragico percorso: qui risiede l'originalità di una trama rivolta ad interpellare DIRETTAMENTE lo spettatore, in modo da coinvolgerlo in qualche modo nel film (senza farne mero fruitore passivo). Qui, però, il film rivela la sua ristretta dimensione teatrale e la sua piattezza cinematografica. Una menzione speciale a Katrine Hepburn, doppiata meravigliosamente dalla grandissima Andreina Pagnani, grande interprete di personaggi al limite tra il reale ed il metafisico (vedi la protagonista de 'i giganti della montagna', lyuba ne 'il giardino dei ciliegi', francesca da rimini nell'omonima tragedia di dannunziana.
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cinephile 62
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domenica 4 novembre 2007
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sublime
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Splendido film!Avvolge lo spettatore in una spirale ke lo trattiene incollato allo
schermo dalla prima all'ultima scena.Avvincente,morboso e sublime.Formidabile fotografia in b/n,sorprendente scenografia barocca,dove xò ogni particolare nn è mai superfluo,ma
sempre funzionale.Eccezionale interpretazione degli attori e mano sicura del regista Mankiewicz ke traspone
magistralmente il testo teatrale di Williams.Un film da rivedere più volte x
poter godere fino in fondo dell'atmosfera
da incubo ke lo pervade.
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andrea76
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giovedì 30 marzo 2006
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meravigliosamente barocco!!
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un film indimenticabile, cupo o com'è già stato definito da altri un 'horror per adulti'. Che dire di questa fantasia omosessuale di gusto camp partorita dalla mente di Tenneessee Williams, sceneggiata da Gore Vidal, diretta con gusto barocco da Mankiewikz e interpretata da un trio d'attori irripetibile? Certo alcune ingenuità appaiono oggi forse un pò ridicole e molti tabù caduti ma il film possiede una forza e una suggestione uniche nel suo genere.
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