“La moda è un fenomeno sociale che consiste nell’affermazione, in un certo periodo e in un certo luogo, di un modello estetico... può riguardare ambiti intellettuali, ideologici o artistici. ”
Ho perso il conto di quanti film contemporanei sacrificano il maschio bianco e occidentale sull'altare del pensiero dominante. E più che un'ugenza sembra una furbizia: cosa c'è di più semplice di immettresi nel grande alveo di quello che vuole il grande pubblico, la critica, le giurie dei festival? Quale coraggio qui in Occidente, mentre intorno a noi persiste una tossica cultura machista (ma le vedete Hina, Saman e le mille altre?), rivangare concetti stradigeriti? Certo qui, il film è meno rozzo di quello della Cortellesi, ma siamo sempre da quelle parti. Un padre irrigidito dentro la sua morale che nasconde un sottofondo di corruzione. Un amante/marito mentitore fino alla bigamia. Un fratello tonto, destinato al più ad un destino di ubriacone. Del resto gli uomini "sono strani": fanno la guerra. Di contro un materno universo femminile fatto di sensibilità e dolore, primi piani languidi, voci sussurrate. In un contesto montano di prati pettinati e nevi immacolate. Eppure dovrebbe saperlo la Depero: la Moda dialoga con la Morte (artistica).
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amaryllis
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sabato 26 ottobre 2024
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le "mode"
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I maschi hanno fatto ''le mode'' per millenni: accetterai che, per un po'' ,le donne usino la loro voce per raccontare ciò che non è affatto "stradigerito". Tranquillo, non durerà millenni.
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rosmersholm
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lunedì 17 febbraio 2025
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gentile amayllis
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"Adesso tocca a noi" è un argomento deboluccio e finisce per darmi ragione. Comunque è un problema delle "registe" italiane che un po'' pavidamente se la prendono coi nostri nonni e bisnonni, senza il coraggio di guardarsi intorno scevre da paraocchi ideologici. Per chiarire, dai un''occhiata a "Cosa dirà la gente" di Iram Haq, bravissima regista che vive in Norvegia. Inoltre un grande film è in grado di cogliere le complessità e le sfumature dei personaggi (almeno quelli principali) ed invece la nostra Delpero, ad esempio, usa il personaggio di Pietro in modo strumentale senza il minimo dell''empatia che un autore deve necessariamente avere verso tutti i personaggi (compresi quelli negativi).
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"Adesso tocca a noi" è un argomento deboluccio e finisce per darmi ragione. Comunque è un problema delle "registe" italiane che un po'' pavidamente se la prendono coi nostri nonni e bisnonni, senza il coraggio di guardarsi intorno scevre da paraocchi ideologici. Per chiarire, dai un''occhiata a "Cosa dirà la gente" di Iram Haq, bravissima regista che vive in Norvegia. Inoltre un grande film è in grado di cogliere le complessità e le sfumature dei personaggi (almeno quelli principali) ed invece la nostra Delpero, ad esempio, usa il personaggio di Pietro in modo strumentale senza il minimo dell''empatia che un autore deve necessariamente avere verso tutti i personaggi (compresi quelli negativi). Pietro è un disertore, fedifrago, ecc. Ma... è fuggito dall''orrore delle trincee, dalle bocche digrignate volte al plenilunio (ricordi Ungaretti?). Pensa che occasione persa di creare un personaggio complesso...
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