lucilla ricottini
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domenica 23 febbraio 2025
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grande aspettativa delusione ancora pi? grande
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La mia valutazione negativa va soprattutto alla sceneggiatura, piena di luoghi comuni e pretenziosa, che vuole trattare troppi temi importanti in un tempo, lungo, ma forse breve per farlo. Sarebbe stato meglio scegliere un tema solo e seguirlo in una maniera più profonda e scevro da luoghi comuni. Anche a me, come ad altri lettori, viene il dubbio che si sia strizzato l'occhiolino a un Elite culturale - religiosa che si riconosce in alcuni personaggi e in alcune situazioni, per finanziare generosamente la produzione. Mi auguro che siano film migliori a vincere gli Oscar anche se riconosco che l'interpretazione dei protagonisti e la fotografia sono di ottimo livello
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lorenzo salvi
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domenica 23 febbraio 2025
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pi? di tre ore del mio tempo buttate
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Trama caotica
Sceneggiatura darotocalco
Ortografia corriva che cerca di guadagnarsi l'approvazione del pubblico con mezzucci triviali
Mi sento preso in giro dalle critiche dei professionisti che mi hanno convinto a spendere i soldi del biglietto ma ancor peggio il mio tempo e per un film così insulso.
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elebar
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giovedì 20 febbraio 2025
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un film urgente, luminoso
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15 febbraio 2025
Ieri sera ho visto The Brutalist.
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15 febbraio 2025
Ieri sera ho visto The Brutalist. Non riesco a smettere di pensarci. Un film immenso: la tensione ordinaria di una vita fuori dal comune, messa in scena come una biografia perfettamente cucita su misura per Adrien Brody. Solo lui poteva interpretare magistralmente la fragilità umana e il genio. Due aspetti che, nell’animo di László Toth, il personaggio che interpreta, e in quello di tutti noi, si fondono fino a confondersi.
Un film urgente, luminoso e drammatico allo stesso tempo.
L’impianto storico. La vita intima. La condizione di straniero in terra straniera. L’America e le sue promesse infrante.
Il mestiere dell’architettura. L’architettura come unica risposta al dolore. Al mistero del dolore. Al brutale mistero del dolore.
Le profetiche coincidenze. László è Erzsébet. Due individui giganteschi, disarmanti, che si leccano reciprocamente le ferite.
E infine il loro amore, che li salva entrambi.
Poi c’è la fotografia: travolgente messa in scena di quei paesaggi naturalistici e pensilvanici. La rivolta del Brutalismo, corrente architettonica capace di mettere in ombra il modernariato e l’ornamento, che Loos descriveva come “delitto”.
Un modo di fare progettazione che denuda gli spazi, spogliandoli di ogni vezzo per restituirne la bellezza essenziale: edifici puri, ascetici.
E poi la luce. Mi ha colpito la luce nel film.
Una luce che pervade le costruzioni in cemento progettate da László Toth. Una luce che si scontra con le anime tormentate dei protagonisti, con i loro corpi segnati dagli orrori della guerra e dalle promesse tradite dei potenti. Ricchi individui spietati.
Mai frase fu più vera di quella che recita: “Chi ama, dimentica”. Solo chi ama può dimenticare. E guardare più in là, un po’ più in là ..
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15 febbraio 2025
Ieri sera ho visto The Brutalist.
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15 febbraio 2025
Ieri sera ho visto The Brutalist. Non riesco a smettere di pensarci. Un film immenso: la tensione ordinaria di una vita fuori dal comune, messa in scena come una biografia perfettamente cucita su misura per Adrien Brody. Solo lui poteva interpretare magistralmente la fragilità umana e il genio. Due aspetti che, nell’animo di László Toth, il personaggio che interpreta, e in quello di tutti noi, si fondono fino a confondersi.
Un film urgente, luminoso e drammatico allo stesso tempo.
L’impianto storico. La vita intima. La condizione di straniero in terra straniera. L’America e le sue promesse infrante.
Il mestiere dell’architettura. L’architettura come unica risposta al dolore. Al mistero del dolore. Al brutale mistero del dolore.
Le profetiche coincidenze. László è Erzsébet. Due individui giganteschi, disarmanti, che si leccano reciprocamente le ferite.
E infine il loro amore, che li salva entrambi.
Poi c’è la fotografia: travolgente messa in scena di quei paesaggi naturalistici e pensilvanici. La rivolta del Brutalismo, corrente architettonica capace di mettere in ombra il modernariato e l’ornamento, che Loos descriveva come “delitto”.
Un modo di fare progettazione che denuda gli spazi, spogliandoli di ogni vezzo per restituirne la bellezza essenziale: edifici puri, ascetici.
E poi la luce. Mi ha colpito la luce nel film.
Una luce che pervade le costruzioni in cemento progettate da László Toth. Una luce che si scontra con le anime tormentate dei protagonisti, con i loro corpi segnati dagli orrori della guerra e dalle promesse tradite dei potenti. Ricchi individui spietati.
Mai frase fu più vera di quella che recita: “Chi ama, dimentica”. Solo chi ama può dimenticare. E guardare più in là, un po’ più in là ..
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15 febbraio 2025 Ieri sera ho visto The Brutalist. Non riesco a smettere di pensarci. Un film immenso: la tensione ordinaria di una vita fuori dal comune, messa in scena come una biografia perfettamente cucita su misura per Adrien Brody. Solo lui poteva interpretare magistralmente la fragilit? umana e il genio. Due aspetti che, nell?animo di L?szl? Toth, il personaggio che interpreta, e in quello di tutti noi, si fondono fino a confondersi.
Un film urgente, luminoso e drammatico allo stesso tempo. L?impianto storico. La vita intima. La condizione di straniero in terra straniera. L?America e le sue promesse infrante. Il mestiere dell?architettura. L?architettura come unica risposta al dolore.
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15 febbraio 2025 Ieri sera ho visto The Brutalist. Non riesco a smettere di pensarci. Un film immenso: la tensione ordinaria di una vita fuori dal comune, messa in scena come una biografia perfettamente cucita su misura per Adrien Brody. Solo lui poteva interpretare magistralmente la fragilit? umana e il genio. Due aspetti che, nell?animo di L?szl? Toth, il personaggio che interpreta, e in quello di tutti noi, si fondono fino a confondersi.
Un film urgente, luminoso e drammatico allo stesso tempo. L?impianto storico. La vita intima. La condizione di straniero in terra straniera. L?America e le sue promesse infrante. Il mestiere dell?architettura. L?architettura come unica risposta al dolore. Al mistero del dolore. Al brutale mistero del dolore.
Le profetiche coincidenze. L?szl? ? Erzs?bet. Due individui giganteschi, disarmanti, che si leccano reciprocamente le ferite. E infine il loro amore, che li salva entrambi.
Poi c?? la fotografia: travolgente messa in scena di quei paesaggi naturalistici e pensilvanici. La rivolta del Brutalismo, corrente architettonica capace di mettere in ombra il modernariato e l?ornamento, che Loos descriveva come ?delitto?. Un modo di fare progettazione che denuda gli spazi, spogliandoli di ogni vezzo per restituirne la bellezza essenziale: edifici puri, ascetici.
E poi la luce. Mi ha colpito la luce nel film. Una luce che pervade le costruzioni in cemento progettate da L?szl? Toth. Una luce che si scontra con le anime tormentate dei protagonisti, con i loro corpi segnati dagli orrori della guerra e dalle promesse tradite dei potenti. Ricchi individui spietati. Mai frase fu pi? vera di quella che recita: ?Chi ama, dimentica?. Solo chi ama pu? dimenticare. E guardare pi? in l?, un po? pi? in l? ..
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cardclau
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giovedì 20 febbraio 2025
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il bello ? ci? che piace senza concetto
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Il film di Brady Corbet, The Brutalist, rappresenta un tentativo di raccontare un'epopea dalla fine della seconda guerra mondiale fino all'invasione dell'Ungheria da parte dell'Unione Sovietica nel 1956. Racconta la storia di una famiglia di emigranti ebrei ungheresi (è un famoso architetto che ha studiato alla scuola Bauhaus, sotto lo pseudonimo di László Tóth). Il quadro risulta molto più complesso di quanto sembri perché prende in considerazione una serie di aspetti: come un campo di sterminio possa cambiare per sempre la personalità di un essere umano, non importa quanto sia brillante, non importa quanto duramente si cerchi di elaborare quella perdita; come i sopravvissuti di un campo di sterminio vengano tenuti in limbo, nessuno li vuole, e i Sionisti cristiani evangelici, americani e britannici, per non averli fra i piedi, inventano Israele (con il sostegno dell'Antico Testamento) tanto la Palestina è disabitata, l'inizio del colonialismo di insediamento, che finirà con l'eliminazione dell'ultimo arabo palestinese; come i ricchi americani (che controllano tutto) hanno solo il denaro come loro Dio; usano gli stranieri nella loro battaglia nella guerra fredda, per ottenere manodopera a basso costo, per espandere i loro mercati dove impongono le loro regole; comprendono l'unico aspetto dell'arte o della scienza che gli interessi: guadagnare ancora più denaro (non conoscono assolutamente il detto di Kant: il bello è ciò che piace senza concetto).
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Il film di Brady Corbet, The Brutalist, rappresenta un tentativo di raccontare un'epopea dalla fine della seconda guerra mondiale fino all'invasione dell'Ungheria da parte dell'Unione Sovietica nel 1956. Racconta la storia di una famiglia di emigranti ebrei ungheresi (è un famoso architetto che ha studiato alla scuola Bauhaus, sotto lo pseudonimo di László Tóth). Il quadro risulta molto più complesso di quanto sembri perché prende in considerazione una serie di aspetti: come un campo di sterminio possa cambiare per sempre la personalità di un essere umano, non importa quanto sia brillante, non importa quanto duramente si cerchi di elaborare quella perdita; come i sopravvissuti di un campo di sterminio vengano tenuti in limbo, nessuno li vuole, e i Sionisti cristiani evangelici, americani e britannici, per non averli fra i piedi, inventano Israele (con il sostegno dell'Antico Testamento) tanto la Palestina è disabitata, l'inizio del colonialismo di insediamento, che finirà con l'eliminazione dell'ultimo arabo palestinese; come i ricchi americani (che controllano tutto) hanno solo il denaro come loro Dio; usano gli stranieri nella loro battaglia nella guerra fredda, per ottenere manodopera a basso costo, per espandere i loro mercati dove impongono le loro regole; comprendono l'unico aspetto dell'arte o della scienza che gli interessi: guadagnare ancora più denaro (non conoscono assolutamente il detto di Kant: il bello è ciò che piace senza concetto). È chiaro, in questa visione, che László Tóth sia un perdente, l'immagine è particolarmente dolorosa e Adrien Brody è in grado di esprimerla a tutto spessore, in modo piuttosto convincente, una figura, piena, nel mondo uscito dalla seconda guerra mondiale, ma nuovamente uscito dai cardini, forse per l'ultima volta.
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susanna tradati
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lunedì 17 febbraio 2025
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un film travolgente che non ? mai come ti aspetti
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Ci sono Film che quando finisci non vedi l'ora di tornare a vedere... anche dopo oltre tre ore di proiezione. Questo film di Brady Corbet ? uno di quelli. Tante le sfumature del racconto e i piani narrativi che lo caratterizzano, in un vortice travolgente di speranza, fallimento, coraggio, e fragilit?, soprattutto del suo protagonista. Tante le invenzioni narrative, che per? non sovrastano mai ma anzi incalzano il ritmo del racconto. L'architettura e la bellezza sono qui raccontate come possibilit? di riscatto e sublimazione dal male, e questo ci dovrebbe far riflettere sulla grande opportunit? di un mondo fatto di utopie realizzabili.
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filippok
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domenica 16 febbraio 2025
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the brutalist un vandalo?
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E' mai esistito un architetto di nome L?szl? T?th? No, ma il 21 maggio 1972, domenica di Pentecoste, il geologo ungherese L?szl? T?th entr? nella Basilica di San Pietro e si avvent? contro la Piet? di Michelangelo, colpendola ripetutamente e danneggiandola con un martello da geologo. Non capisco come il nome di tale vandalo sia stato scelto per quello del protagonista. Sono il primo a notare l'omonimia? Non credo, ma non riesco a capire il perch? tacerla. Mi potete aiutare?
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dadodus
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domenica 16 febbraio 2025
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un inutile castigo
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L’unico premio che merita di vincere questa pellicola è quello di film più brutto e ridicolo degli ultimi 10 anni. Un polpettone slegato e imbarazzante. Unico affresco apprezzabile per quanto banale è la figura del magnate Americano, Harrison Lee Van Buren , che evidenzia l’arroganza e la vuota e sterile cultura di uno spietato ed arricchito personaggio che sfrutta la figura di questo talentoso architetto caduto in disgrazia, per fini di auto celebrazione. La storia infinitamente lunga è ricca di dettagli inutili e fuorvianti con i soliti innesti propagandistici in chiave pro-sionista che probabilmente hanno contribuito all’ottenimento di questa smisuratamente ricca produzione.
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L’unico premio che merita di vincere questa pellicola è quello di film più brutto e ridicolo degli ultimi 10 anni. Un polpettone slegato e imbarazzante. Unico affresco apprezzabile per quanto banale è la figura del magnate Americano, Harrison Lee Van Buren , che evidenzia l’arroganza e la vuota e sterile cultura di uno spietato ed arricchito personaggio che sfrutta la figura di questo talentoso architetto caduto in disgrazia, per fini di auto celebrazione. La storia infinitamente lunga è ricca di dettagli inutili e fuorvianti con i soliti innesti propagandistici in chiave pro-sionista che probabilmente hanno contribuito all’ottenimento di questa smisuratamente ricca produzione. E di così tanti immeritati riconoscimenti. Un film da non vedere, un inutile castigo appunto.
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giovanni morandi
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sabato 15 febbraio 2025
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film smisurato in tutti i sensi
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È il film del momento, 10 anni di lavorazione, 10 candidature agli Oscar, 3 Golden Globe, e una durata di 3 ore e mezzo, con in più la nuova reintroduzione dell'intervallo tra la prima e la seconda parte (secondo me, la meno riuscita).
Circa la durata da taluni criticata, mi piace ricordare che molti film lo hanno preceduto come lunghezza (per tutti, oltre al classico Via col Vento, il più recente Killers of the Flower Moon di Scorsese...); circa l'intervallo lo ritengo utile, se non come dichiarato l'autore, Corbet, in un'intervista "per fumare 3 sigarette o farsi una scopata in bagno...", per dar modo allo spettatore di pensare a quello che ha visto, magari commentando col vicino di sedia.
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È il film del momento, 10 anni di lavorazione, 10 candidature agli Oscar, 3 Golden Globe, e una durata di 3 ore e mezzo, con in più la nuova reintroduzione dell'intervallo tra la prima e la seconda parte (secondo me, la meno riuscita).
Circa la durata da taluni criticata, mi piace ricordare che molti film lo hanno preceduto come lunghezza (per tutti, oltre al classico Via col Vento, il più recente Killers of the Flower Moon di Scorsese...); circa l'intervallo lo ritengo utile, se non come dichiarato l'autore, Corbet, in un'intervista "per fumare 3 sigarette o farsi una scopata in bagno...", per dar modo allo spettatore di pensare a quello che ha visto, magari commentando col vicino di sedia..."ammesso che non si sia addormentato".
Il film non credo e non ritengo giusto che sia premiato con 10 statuette, ma 1 senz'altro la merita l'interpretazione superba di Adrian Brody.
L’autore dà allo spettatore la sensazione di trovarsi davanti a un biopic nell’epoca in cui ogni falsità pare vera. Qui ogni dettaglio di fiction è intessuto di realtà e realismo, imbevuto di verità. La drammaturgia e la messa in scena consentono allo spettatore un’immersione totale nel mondo "altro". Nel dolore e nello sguardo di un architetto di genio e sregolatezza (avrà dipendenze da alcol e droghe). Toth (Brody) e il magnate Harrison Lee Van Buren (Guy Pearce) faranno insieme un viaggio fino a Carrara, per scegliere i marmi direttamente da una cava. La terra delle cave e dell’anarchismo (a cui sembra affine l’ebreo ungherese Toth) sarà purtroppo il luogo di una violenza indicibile, girata in campo lungo.
Inutile dire che una caterva di architetti ha fatto una levata di scudi, non so se professionale, contro la pellicola, ma resta il fatto che l'opera resterà a lungo nella Storia della settima arte.
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